Che il calcio italiano sia in decadenza ormai è noto. Conseguenza di una congiuntura economica avversa, il nostro Paese si è ritrovato nella poco invidiabile situazione di abbassare il tenore di vita. E si sa quanto sia difficile tornare al discount dopo aver assaggiato l'hotel a 5 stelle. Una situazione che permea il quotidiano del tessuto nazionale e il calcio non fa eccezione, anzi. Le società del football nostrano sono state tra le prime realtà a subire l'inversione di marcia e basta guardare i protagonisti in campo in questi giorni in Brasile per rendersi conto che il calcio che conta, oggi, è altrove.

L'Inter, ad esempio, potrebbe essere presa come termine di paragone per quel che fu e quello che è oggi il movimento. Non che le altre se la passino chissà quanto bene (la Juve si destreggia amabilmente quasi esclusivamente nei confini nazionali; il Milan si aggrappa all'incostanza di Balotelli; leggermente meglio Roma e Napoli), ma è senza dubbio il club nerazzurro quello in cui si rintracciano le maggiori differenze con il passato recente e non. Appena 4 anni fa, gli interisti dominavano la scena: in Sud Africa brillavano Sneijder, Maicon, Julio Cesar, Lucio, Milito, Samuel, Eto'o, Stankovic, Muntari e Suazo. Con alterne fortune, chiaramente, ma tutti erano le stelle delle rispettive selezioni, a prescindere dalle idee più o meno condivisibili dei vari Ct. Senza contare le esclusioni cervellotiche di Zanetti e Cambiasso da parte di Maradona. Insomma, il nerazzurro regnava. E non era una novità, perché nella storia del calcio è stato quasi sempre così.

Oggi, invece, il Mondiale brasiliano ci restituisce una realtà amara su cui riflettere. Appena 8 i partecipanti alla rassegna iridata e i titolari inamovibili si contano sulle dita di una mano. Nella prima giornata son partiti dall'inizio Kovacic, Campagnaro e Nagatomo, in attesa di Taider. Hernanes è entrato a gara in corso, Alvarez è rimasto in panchina, Palacio era infortunato e Guarin squalificato. Rispediti a casa Ranocchia e Rolando. Niente a che vedere con 4 anni fa. E preferiamo non rivangare i tempi di Ronaldo, Vieri, Materazzi, Matthäus, Brehme, Bergomi, Zenga, Facchetti, Mazzola, Meazza ecc...

Insomma, un nerazzurro sbiadito, proprio come il movimento calcistico italiano. Tempi che cambiano. C'era una volta l'Inter Mondiale. Speriamo torni in fretta.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 17 giugno 2014 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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