Lunga intervista a Radja Nainggolan sul Corriere dello Sport. E il belga è tornato a parlare anche della stagione all'Inter e del suo addio. Ecco qualche stralcio.

Il tuo ritorno a Cagliari ha fatto clamore. 
“Mi avevano chiamato anche Di Francesco e Montella. Ma Giulini è stato il primo a volermi. Già più di un anno fa mi aveva detto: un giorno devi tornare da me, devi finire la carriera a Cagliari”. 

Un ritorno anticipato. 
“Una mia scelta. Resa più facile anche dai problemi di mia moglie. Ora sta con la sua famiglia, i genitori, le amiche del cuore e questo le fa bene. È una situazione difficile, ma sta lottando alla grande. Lei è una donna forte. Magari capita un giorno o due che sta più debole, ma poi si riprende”. 

La malattia di tua moglie. L’Inter che non ti vuole più. 
“Sono stati chiari con me. Apprezzo sempre la gente che ti parla in faccia. Mi hanno convocato all’inizio: tu non rientri nei nostri piani”. 

Ti ha parlato Marotta? 
“Marotta non mi ha mai parlato. È stato Oriali. Poi mi ha parlato Conte. Mi ha detto che mi ha sempre stimato, ma che questa era una scelta per motivi extracalcistici”. 

E tu? 
“Un po’ di colpe magari le ho”. 

Dimmi delle tue colpe. 
“La mia visione della vita non è quella del calciatore tipico. Dopo la partita, uno va a casa e rimane sveglio fino alle cinque per l’adrenalina. Io, magari, cerco di smaltirla in un altro modo”. 

Parli di colpe, ma l’hai sempre difeso il tuo stile di vita. 
“Non lo cambio certo perché me lo chiedono. Poi, prendo atto che a qualcuno non sta bene e me ne assumo le conseguenze”. 

Domenica c’è Cagliari-Inter. Come ti suona? Hai apprezzato la sincerità, ma quanta voglia di rivalsa? 
“Chiaro, vorrò dimostrare che hanno sbagliato, ma non solo in questa partita, in tutto il campionato. Ho cercato di far cambiare idea a Conte, sono partito in tournée, ho dato tutto me stesso, ma non ci sono riuscito”. 

Ti sarebbe piaciuto farti allenare da lui? 
“In quel mese scarso ho capito che è un buonissimo allenatore. Sa motivare, sa come mettere la squadra in campo, parla con tutti e dà importanza a tutti. Mi sarebbe piaciuto, mi mancherà come esperienza, ma accetto la sua scelta”. 

E giocare con Barella. Quanto ti sarebbe piaciuto? Vi inseguite, vi sfiorate da sempre. Tuo erede al Cagliari, quasi erede alla Roma e ora all’Inter”. 
“Era un desiderio anche suo. Quando è arrivato all’Inter mi ha detto: Radja, io e te dobbiamo giocare insieme, dobbiamo spaccare tutto. Mi sarebbe piaciuto dargli una mano a crescere in una realtà così diversa, ma ha qualità per diventare un grandissimo”. 

Non troverai Icardi in campo. Lui ha fatto una scelta diversa da te.
“Ti posso dire che Icardi non è un cattivo ragazzo. Però, l’anno scorso è successo quello che sappiamo, la moglie ha fatto quelle dichiarazioni, e non tutti perdonano”. 

Tu hai perdonato? 
“Non le ascolto nemmeno, non guardo i programmi di calcio”.  

Inter-Lecce l’hai vista? 
“L’ho vista, ma solo perché era lunedì e non c’era altro di meglio”. 

Con chi hai legato di più all’Inter? 
“Ho legato molto con Politano. Poi con Brozovic, Perisic, Handanovic, Ranocchia”. 

Monchi e la Roma, Monchi e Nainggolan. Cosa non ha funzionato? 
“Tu pensa che io ero convinto che Di Francesco non mi voleva, d’accordo con Monchi. Poi, invece, mi ha chiamato alla Samp. “Ti voglio con me”, mi ha detto, “ci possiamo divertire”. 

E Monchi? 
“Si vede che il lavoro in Italia non gli è venuto bene. A Siviglia andava forte, Roma non era il suo mondo. Uno che va via dopo cinque mesi e due giorni dopo ha già firmato col Siviglia”. 

Ti ha voluto fuori dalla Roma. 
“Pensa che ero convinto di avere un buon rapporto con lui. Mi parlava confidenzialmente. Mi chiedeva: questo giocatore che ne pensi, quello come lo vedi?”. 

Lapidato sui social per esserti congratulato con Dzeko dopo il rinnovo con la Roma. 
“Non devo fingere per accontentare la gente. Sono rimasto legato a Dzeko e sono felice se lui è felice. Ho fatto la stessa cosa con Lukaku quando è venuto all’Inter”. 

Dimmi di Spalletti. 
“Lui ha tanta forza ma, nell’ultimo mese, con la morte del fratello, ho visto per la prima volta la sua fragilità. Da me non ha avuto in campo il supporto giusto, anche a causa degli infortuni, ma alla fine l’obiettivo l’abbiamo raggiunto”. 

Lui dice che tu sei una Mercedes con motore turbina Amg. Vai a vampate. 
“Me lo ripeteva sempre. S’è inventato di farmi giocare davanti, in una posizione che mi ha molto valorizzato. Con lui mi sono sempre divertito”. 

Un rapporto particolare, il vostro. 
“Mi stima, ma non mi faceva passare niente. Un giorno, a Torino, perdevamo 1 a 0 e io stavo facendo una partita di merda. Ero lì, chinato in campo, lui è entrato è m’ha tirato una bottiglia d’acqua”. 

E tu? 
“Io niente. Sempre zitto. Ho sempre rispettato tutti. Non sono il tipo di giocatore che fa casini in pubblico. I problemi vanno risolti in casa”. 

Walter Sabatini, un altro che ti vuole bene, mi raccontava di quando Spalletti dormiva con te a Trigoria.
”Cinque giorni, tra lui e Domenichini, non mi ricordo che avevo combinato. Dovevo essere a Trigoria dopo cena. Non c’era modo di poter scappare...”. 

Questa tua debolezza del bere. 
“Ogni tanto qualche bicchiere lo bevo, mi piace, ma so quando lo devo fare e quando no. Se passo una serata in allegria con amici non faccio male a nessuno. L’importante è fare bene il proprio lavoro”. 

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Sezione: Copertina / Data: Ven 30 agosto 2019 alle 08:37 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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