Si entra nel vivo: agli ultimi dieci giorni di gennaio sono affidate le speranze dei tifosi di vedere arrivare un rinforzo importante, in grado di colmare la lacuna di reparto e di annullare il gap tecnico con le squadre rivali.
La partenza di Sneijder rappresenta una boccata d’ossigeno per le casse dell’Inter che, da un lato, incassa una somma di quasi 10 milioni di euro (cui si aggiungeranno i bonus previsti nel contratto di cessione del giocatore); dall’altro, abbatte ulteriormente il monte ingaggi, dando seguito al piano di ristrutturazione della squadra che intende mettere al centro del progetto atleti provenienti dal proprio settore giovanile.
Se è vero che il “progetto giovani” varato dal Presidente Moratti risponde, oggi, alle nuove logiche di un mercato che si è dovuto giocoforza ridimensionare, altrettanto vero è che un serio investimento sul settore giovanile comporta un doppio vantaggio in quanto la scoperta ed il lancio di nuovi talenti giova, dal punto di vista tecnico, alla prima squadra; e, dal punto di vista economico, al bilancio della società.
Anche così si spiegano quelle cessioni che, agli occhi del tifoso, possono apparire incomprensibili ove, addirittura, non contraddittorie: da Del Vecchio a Destro, passando per i vari Santon, Andreolli, Kallon, Martins, lo stesso Balotelli, la storia dell’Inter è, infatti, costellata da operazioni di mercato che i non addetti ai lavori giudicano, appunto, peculiari ed avventate.
Ma non sempre è così.

Occorre, infatti, considerare che, oltre alle valutazioni tecnico-economiche che suggeriscono la convenienza di una data operazione (la cessione di Destro, ad esempio, si inseriva nell’operazione in forza della quale l’Inter ha acquisito i diritti alle prestazioni sportive di Diego Milito e Thiago Motta), l’immissione sul mercato di calciatori cresciuti nel proprio vivaio comporta concreti vantaggi.
Per comprenderne la portata, ci si deve rivolgere al Regolamento FIFA sullo Status ed il Trasferimento dei Calciatori e, segnatamente, alle disposizioni normative contenute negli artt. 20 e 21, relative, rispettivamente, alla c.d. indennità di formazione ed al c.d. contributo di solidarietà.
Si tratta di due istituti tipici del diritto sportivo, la cui ratio è da ricercare nella volontà del Legislatore di tutelare i settori giovanili delle società, attraverso la dazione, in favore di queste ultime, di un riconoscimento di natura economica. Una sorta di ricompensa, in altri termini, per le società che hanno dedicato tempo e strutture per la crescita dei propri giovani atleti.
Nello specifico, l’indennità di formazione (art. 20) è un premio che viene corrisposto alla/e società che hanno contribuito a crescere ed addestrare (formare, appunto) un giovane calciatore, nel periodo compreso tra i 12 ed i 21 anni. Essa viene determinata nel suo ammontare secondo un particolare meccanismo basato sulla classificazione delle società e deve essere corrisposta quando il calciatore viene tesserato per la prima volta come professionista nonché ogniqualvolta, da professionista, è oggetto di trasferimento tra società appartenenti a federazioni diverse, sino al compimento dei 23 anni.
L’obbligo di versare tale indennità non sussiste (i) quando il trasferimento avviene verso una squadra di 4^ categoria; (ii) quando la società precedente ha risolto il contratto senza giusta causa; oppure (iii) quando il calciatore torna ad essere dilettante.
Il contributo di solidarietà (art. 21), invece, è una somma che viene corrisposta ogniqualvolta un giocatore professionista sia ceduto, indipendentemente dall’età e prima della scadenza naturale del suo contratto.
Ne beneficiano le società che hanno cresciuto quel giocatore tra il 12° ed il 23° anno di età ed è determinato nella misura del 5% dell’importo speso per l’acquisto del calciatore.
Più nel dettaglio, la predetta misura del 5% del costo del cartellino del calciatore è spalmata tra le società che lo anno cresciuto secondo questi valori: il 5% per ogni anno, alle società che lo hanno cresciuto tra i 12 e i 15 anni compresi; il 10% per ogni anno, alle società che lo hanno formato dai 16 ai 23 anni compresi.

Se si considera che l’Inter fa esordire ogni anno più di una giovane promessa, è facile comprenderne il ritorno economico.
Ed ancor più facile è comprendere perché, al di là del diritto di prelazione in proprio favore, il Presidente Moratti sorrida soddisfatto ogni volta che si parla di un prossimo trasferimento di Balotelli. Dovunque vada Super Mario, infatti, per l’Inter sarà un successo.


* Luigi Ammirati esercita la professione di avvocato tra Roma (sede principale in Via Marcello Prestinari n. 15) e Milano (sede secondaria) ed è specializzato in diritto civile, con spiccata attitudine, tra l’altro, al diritto dei contratti, al real estate, alla intermediazione e alle figure affini, alla tutela dei diritti della personalità e al diritto delle successioni.
Ricercatore universitario nell’Università Tor Vergata di Roma e docente di istituzioni di diritto privato presso altre istituzioni, Luigi Ammirati ha superato la prova di idoneità per agenti di calciatori ed organizza a Roma, presso il suo studio, corsi pratici e teorici per la preparazione all’esame agenti dei calciatori della FIGC.

Sezione: Calcio & Diritto / Data: Mar 22 gennaio 2013 alle 14:20
Autore: Luigi Ammirati
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