Amarezza, delusione, shock, incredulità. All’indomani della storica figuraccia di Monaco sono questi i sentimenti che il mondo Inter è costretto a respirare a pieni polmoni. Si tratta dell’ennesimo trofeo stagionale sfumato, che combacia anche con quello più doloroso di tutti. Il 5-0 che mette sulla testa del PSG la corona da campione d’Europa è un macigno troppo pesante da spostare, ma che dovrà essere spostato. Con forza e per forza.

L’Inter di Monaco è irriconoscibile, impaurita, totalmente assente da quel prato che tutti, in questa annata, sognavano di calcare per provare ad alzare al cielo il trofeo più ambito. In campo c’è solo e solamente il PSG. Con la sua qualità e la forza dei singoli che Luis Enrique muove come avesse un joystick per fare scacco matto a Inzaghi e servire sul tavolo un amaro dessert al sapore di umiliazione. Che rovina tutto sul più bello e lascia delusi, soprattutto dopo che si era potuta gustare la bontà dell’antipasto (la fase campionato) e delle portate principali (nella fase ad eliminazione diretta). Sono bastati pochi minuti per capire che la Champions stava viaggiando spedita verso Parigi. Il primo schiaffo arriva quando Hakimi applica alla lettera la legge non scritta del ‘gol dell’ex’ per poi scusarsi con i suoi ex tifosi, ma la batosta definitiva la indirizzano la doppietta di Doué e le reti di Kvara e del neo entrato Mayulu. 

Mentre il PSG è sempre in controllo, l’Inter è perennemente assente. Proprio come la Curva Nord, fisicamente fuori dall'Allianz Arena a causa delle modalità di vendita dei biglietti scelta dalla società. Il settore ospiti tinto di nerazzurro non canta e non sostiene la squadra come dovrebbe, si limita a sventolare bandierine prima del fischio d’inizio per poi ammutolirsi col passare del tempo. Il confronto con i parigini è impietoso, dagli spalti al terreno di gioco. L’Inter è vestita di giallo, ma il vero 'giallo' è il perché di una prestazione così ridicola che in parte “cancella il percorso fatto”, come sottolineato da Barella nel post partita. Perché la squadra non ha mai giocato? Perché la presunta “consapevolezza che ci ha dato Istanbul” - più volte nominata dai diretti interessati - ha portato ad una disfatta del genere? Quella finale persa con il City, anche se più temuta dell’ultima, paradossalmente è stata una passeggiata di salute. 

E ora? Che si fa? La domanda è lecita. A partire dalla situazione Inzaghi, che continua a lasciare dubbi sul futuro: dopo un ko del genere sarà obbligatorio fare delle riflessioni, su tutti e ovunque. Per dare un colpo di spugna a una notte del genere non basteranno le parole, ma serviranno i fatti e un bagno di umiltà, dalla proprietà alla dirigenza fino alla squadra. E, probabilmente, anche una mezza rivoluzione.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 01 giugno 2025 alle 08:15
Autore: Stefano Bertocchi
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