Si sarebbe potuto prendere a prestito (come effettivamente avvenuto per il titolo del post) la prima strofa di un famoso sonetto di Giosuè Carducci per assurgerlo - per mera opzione 'giornalistica' - a somma preghiera. Giusto per augurare ad Edoardo Bove una pronta ripresa psicofisica ed un ben ponderato ritorno all'attività agonistica.
Ma si preferisce prendere piuttosto a riferimento le sentite parole di Luigi Garlando su Gazzetta.it di domenica sera per dissentire solo sulla sua conclusione: "Pensiamo sempre d’istinto che lo sport, regno dei corpi più sani, sia una zona franca della vita. Non è così, lo sport è vita in tutto e quindi aperto anche al dolore. Ora siamo tutti in curva per Edoardo. Tifiamo per la sua salute, IL RESTO CONTA MENO".
Ecco, proprio su quest'ultimo punto, sul "RESTO", lo scrivente vorrebbe permettersi di eccepire come voce fuori dal coro. Pur consapevole di entrare in un campo minato, commettendo l'azzardo di apparire freddo, cinico e brutalmente calcolatore. Tanto per intendersi, lo scrivente detesta l'ipocrisia e certi malvezzi ormai consolidati. Per esemplificare: non sopporta gli applausi ed il lancio dei palloncini od altri eventi 'parafolcloristici' dopo la celebrazione di un particolare rito - che si fa scrupolo di non nominare - che dovrebbe invece consumarsi solo nel massimo raccoglimento e nel più profondo silenzio per il totale rispetto del dolore altrui.
Si vogliono allora citare in ordine sparso alcuni aspetti non secondari del dramma vissuto domenica, per quanto 'scivolosi', dunque sottaciuti da tutti.
Ad esempio, si vuole far finta di non aver visto che si sia quasi sfiorata la (italica) rissa fra giocatori e personale sanitario per il (supposto) mancato ingresso in campo dell'ambulanza che avrebbe generato, in cascata, ulteriore discredito planetario? Come a realizzare che non siano ancora stati potenziati gli appositi incontri formativi di primo soccorso per rendere edotti - soprattutto gli atleti in campo - sul protocollo che dovrebbe regolamentare simili emergenze mediche. Ed invece se ne deduce di essere rimasti parecchio indietro con una formazione adeguata ai tempi. Specie alla luce della candida ammissione di un uomo di sport come l'ex portiere nerazzurro Toldo sul caso Rivas (che svenne in allenamento a seguito di un colpo alla testa, incidente per il quale, a differenza di Figo, Francesco "non seppe cosa fare"). Inoltre è innegabile che tutti avessero ancora negli occhi le immagini dell'ambulanza che nell'aprile 2012 entrò sul terreno di gioco dell'Adriatico di Pescara per soccorrere, ma vanamente, Piermario Morosini.
L'ipocrisia massima è stata però raggiunta - secondo il modesto parere di chi scrive - nella stessa serata domenicale allorché i giocatori di Lecce-Juve sono scesi regolarmente in campo alle 20:45. Giusto una volta accertata - per bocca del portiere bianconero Perin - "che fosse PASSATA LA ZONA CRITICA, (...) altrimenti non avremmo giocato". Qualcuno, di grazia, dovrebbe allora spiegare all'utenza pallonara se si sia trattato del classico accomodamento in corsa all'italiana o, meglio, di una forma palese di "doppiopesismo". E costui, semmai, non se ne uscirebbe con la "risibile" discriminante che gli organici (e gli staff) di Fiorentina ed Inter erano stati testimoni oculari del dramma sfiorato. Nemmeno se - e chiedo scusa per l'estrema crudezza - gli stessi soggetti si fossero sottoposti ad una sorta di alcol test, ma con l'etilometro eccezionalmente tarato sul grado di shock anziché sul tasso alcolemico...
E se - come si suol dire - "La storia si ripete prima come tragedia (in questa fattispecie evitata, nda) poi come farsa", ecco profilarsi quella del probabile rinvio di Fiorentina-Empoli di Coppa Italia, in calendario mercoledì 4 dicembre, ossia a 72+3 ore di distanza dal dramma del Franchi. Vabbé, poi ci mancava anche la proposta folcloristica - perché irricevibile per sua stessa ammissione - da parte della seconda carica dello Stato di far disputare agli amati nerazzurri 2 gare in 3 giorni: recupero coi viola al mercoledì - al posto del loro impegno nella Coppa nazionale - ed anticipo di campionato col Parma al venerdì.
Un altro elemento di dubbio sul modus operandi 'scelto' al Franchi è quello comparativo con casistiche precedenti. Ed allora è giunta a fagiolo la testimonianza diretta dell'ex arbitro Casarin sulla vicenda Antognoni per la quale - pur con dinamiche diverse dell'incidente occorso al 10 viola - la ripresa del gioco fu quasi immediata perché avvenne dopo un'interruzione di 'appena' un quarto d'ora. Si vuole dunque per questo tacciare i protagonisti dell'epoca (novembre 1981) di sconsideratezza, dabbenaggine o sprezzo estremo per la vita umana? Cosa dire allora del recente caso dalla maggior eco mediatica - si trattava degli Europei 2021 - con l'infarto occorso in campo all'allora nerazzurro Eriksen? La gara venne interrotta al 43' del primo tempo per prestare i primi soccorsi al giocatore, ma "la partita poi riprese, 90 minuti più tardi. Eccola, la differenza. La Serie A ieri sera ha deciso di fermarsi, la UEFA non fece lo stesso tre anni e mezzo fa" come si legge oggi su Gazzetta.it.
O ci ricordiamo solo dell'ammirevole 'coreografia' dei suoi compagni in campo della Danimarca, onde proteggerlo dall'occhio indiscreto delle telecamere? Probabilmente, se fosse ancora tra noi, al grande regista Ettore Scola sarebbe magari venuto in mente di girare per forza un sequel 'buonista' della sua mitica pellicola "Brutti, sporchi e cattivi", troppo accostabile a quelli dell'UEFA... Almeno secondo la vulgata dei loro detrattori. Giusto per marcare la differenza tra le loro 'scelte oltranziste' dell'epoca e quelle ora più 'conservative' messe in atto dai nostrani organismi calcistici.
Resta, però, il fatto che lo scrivente si ritrovi a citare solo per ultimi i dubbi personali circa una mancata ripresa serale della stessa partita. E c'erano tutte le condizioni di salute (di Bove) ed ambientali - col pubblico che sarebbe rimasto sugli spalti in attesa di positivi aggiornamenti, poi arrivati - visto che gli stessi presupposti hanno poi consentito il calcio d'inizio di Lecce-Juve.
Nessuno ha 'colpevolmente' eccepito alcunché nemmeno sullo sfregio arrecato agli interessi del pubblico pagante, tra eventuali pratiche di richiesta di rimborso dei biglietti e i disagi logistici da sopportare ora due volte.
E della regolarità del campionato alla cui classifica, da domenica sera, è stato aggiunto un secondo asterisco ad alterarne il naturale svolgimento non si vuole proprio dir niente?
Ci si rende perfettamente conto che non è affatto semplice argomentare a cavallo di una sottile linea rossa. Quella che demarca il buon senso - più o meno codificato e sebbene 'inquinato' dalla "paura (che) esaspera le reazioni, accelera il tempo, fa sembrare tutto troppo lento" (come ha mirabilmente evidenziato sempre ieri Luigi Garlando sulle reazioni a caldo al dramma di Bove) - e gli interessi (pallonari) 'superiori'. Ma almeno lo scrivente c'ha provato a supportare una linea di pensiero dissidente...
Orlando Pan
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