E' la storia che si ripete. Per quanto possa sembrare un anacronismo, capita che anche nel 2023 ci si ritrovi a dover riempire idealmente i cosiddetti "cahiers de doléances". Ossia quei "taccuini delle lamentele" divenuti famosi in Francia nel periodo prerivoluzionario. Solo che nella fattispecie nerazzurra - a differenza delle lagnanze (e delle proposte) raccolte, all'epoca, separatamente per ognuno dei 3 ordini sociali (clero, nobiltà e «terzo stato», ossia la borghesia), per poi essere presentate al sovrano - ora sono e continueranno ad essere indirizzate al presidente di turno: Steven Zhang.

Sulle lamentele, però, persiste la "raccolta differenziata" per classi sociali ed al riguardo mi piace allora immaginare che per quella ecclesiastica se ne potrebbe far carico il buon don Antonio Mazzi. Ossia colui che - in degna rappresentanza del clero e con la scusa di essere un noto cuore nerazzurro (non a caso omaggiato a suo tempo con una "tessera d'onore" dai tifosi della curva), nonché il fondatore della meritoria Comunità di recupero Exodus - non si potrebbe certo sottrarre a questa ulteriore incombenza. Come se i riguardi per la sua veneranda età (93 anni) e le preghiere per preservare la salute cagionevole al suo massimo Superiore in grado già non assorbissero a sufficienza la sua giornata. Solo che per essere poi edotti sui contenuti dei quaderni del presbitero veronese bisognerebbe forse "spacciarsi" per parrocchiani di fede nerazzurra e dichiararsi bisognosi di redimere con urgenza i propri peccati. E "pretendere" quindi una confessione fatta esclusivamente da don Mazzi durante la quale provare a stuzzicarlo sull'argomento Inter. Il tutto in una sorta di rovesciamento dei ruoli: il confessato che (sui malanni nerazzurri) tenta di confessare il confessore. Ed il segreto (inviolabile) del confessionale? Sarà per un'altra volta...

A rappresentare, invece, per davvero il ceto "nobile" della Milano interista non potevano essere che 2 ex presidenti della Beneamata i quali, anziché in privato, si sono prodigati per far riempire i taccuini altrui con annotazioni più o meno critiche sui nerazzurri. Cominciando da Moratti per finire all'omologo Pellegrini. Massimo ha argomentato che Inzaghi sarebbe un problema (sai che novità: tipo la scoperta dell'acqua calda...), così come Conte sarebbe uno che ti garantirebbe, senza dubbio, la vittoria (certo, come no: tipo quella dell'Europa League nell'edizione 2019-20 schierando in finale Gagliardini anziché Eriksen). Non vorrei risultare scortese né tanto meno ingrato nei confronti di Moratti, ma l'ex presidente farebbe meglio a concedersi meno alla stampa ed a godersi di più i "ritornati" utili della sua Saras. Quanto ad Ernesto, i suoi commenti critici sono apparsi molto più morbidi sul tecnico Inzaghi piuttosto che sul deludente Lukaku; ma soprattutto l'ex presidente ha "autorizzato" voli di fantasia con quelle sue mezze rivelazioni circa il possibile subentro di una sorpresa italiana alla gestione dell'amico Zhang.

Poteva poi mancare il pronunciamento ufficiale della Curva Nord nerazzurra - emissaria di un variopinto "terzo stato" bauscia? Certo che no! Solo che ne è uscito l'ennesimo editto social, versione moderna dei demodè cahiers de doléances... Con una prosa alquanto malferma e sgrammaticata, nel dispaccio fuoriuscito dal loro HQ milanese, il famoso Baretto, si paventa una serie di possibili ritorsioni qualora non si dovessero raggiungere i traguardi minimi. Ma quelli della Curva sarebbero risultati molto più efficaci nella loro comunicazione "ultimativa" se avessero copincollato una perla di saggezza, rivisitata, del grande Totó, alias principe de Curtis: "Ogni limite ha la sua pazienza".

Infine, ma non ultima, la dirigenza tutta - anziché cacciar fuori lapis, stilografiche e quadernetti assortiti - ha preferito convocare gli Stati Generali recandosi in massa ad Appiano Gentile. Giusto per fare "quadrato" intorno a Simone Inzaghi: infatti erano in 4 (Ausilio, Baccin, Marotta e Zanetti), proprio come i lati della suddetta figura geometrica... Ché, se si fossero presentati al capezzale del tecnico nerazzurro schierandosi "a rombo", avrebbero magari corso il rischio che lo suscettibile Inzaghi si potesse insospettire circa il vero motivo della loro visita: l'imposizione dall'alto di almeno un nuovo spartito tattico per provare a risolvere la crisi di risultati e, di conseguenza, per differire il più possibile certe scelte estreme. Tipo quella che tanti "oltranzisti" potrebbero pure favoleggiare, stante l'ammissione di mancanza di serenità in alcuni giocatori.

E dentro la "pazza Inter", siccome nessuno avrebbe titoli professionali - nemmeno il neo psicologo nerazzurro Robin Gosens e nonostante le odierne "rivelazioni" di Repubblica - per prescrivere un troppo azzardato TSO (trattamento sanitario obbligatorio), ci si dovrà giocoforza "accontentare" del buon esito di un TSL (sigla derivata dalle iniziali delle città teatro delle prossime 3 trasferte nerazzurre a Torino, Salerno e Lisbona). Nell'ovvia speranza che questo trittico lontano da San Siro non si riveli, invece, molto peggio di un ricovero coatto per manifesti scompensi "di testa"...

Sezione: Calci & Parole / Data: Mar 04 aprile 2023 alle 18:40
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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