Piano con i facili entusiasmi e le eiaculazioni precoci... Mi si perdoni la licenza goliardica, ma serate come quella di ieri sera (martedì) dovrebbero 'meritare' un lessico più disinibito. Ed allora, che libidine sia, sebbene circoscritta! Attenzione, però: a Monaco di Baviera non si è fatto un vero 48, nel senso che tanti sono i mesi trascorsi dall'ultima sconfitta interna del Bayern in Champions League, datata 7 aprile 2021. Per sancire il reale vincitore di questi 'moti rivoluzionari' nerazzurri contro i bavaresi bisognerà aspettare per forza gli 8 giorni del ritorno. Nella piena consapevolezza che, una volta di più, si dovrà provare a sfatare un maledetto tabù brandito dagli avversari di Coppa. Contro i nerazzurri, infatti, il Bayern ha sempre vinto a San Siro ed è successo per ben 4 volte: 3 in Champions ed una, la prima, in Coppa UEFA.
Tra quella sconfitta interna del Bayern nel 2021 e la replica di ieri sera emerge, fra l'altro, un curioso nesso. Ossia che - a differenza di ogni reato che si rispetti - stavolta a tornare nel domicilio bavarese, teatro di quel precedente 'delitto', non è stato 'l'assassino' francese dell'epoca (il PSG), bensì tante delle stesse vittime tedesche di 4 anni fa: almeno 7+1. Fra i titolari di ieri sera si annoverano Sané, Kimmich e Goretzka; poi il subentrato Müller (anche quella volta in gol) e gli infortunati odierni Coman, Davies e Musiala. Infine, ma non ultimo, Benjamin Pavard. Il difensore francese, buon previdente, è stato l'unico che nel frattempo è riuscito a passare dalla parte giusta della barricata: quella nerazzurra!
Allo scrivente piace, però, pensare che il percorso finora gaudioso dei nerazzurri in Champions League possa aver avuto una qualche genesi molto addietro nel tempo. Per recuperarne le radici, basterebbe riavvolgere il nastro della storia di 'appena' 5 secoli. Ed allora non si vorrebbe proprio disturbare il riposo ultracentenario di uno storico e politico fiorentino vissuto a cavallo del 1500, Francesco Guicciardini, al quale si riconduce la paternità di un famoso motto: "O Franza o Spagna, purché se magna!" Altra epoca, ma stesse guerre europee combattute, allora, sul suolo peninsulare e tali da fargli denotare, soprattutto, un italico atteggiamento opportunistico...
Senonché le contemporanee cronache calcistiche continentali suggerirebbero proprio un doveroso adattamento di quel detto, in un gioco di assonanze e fantasiosi forestierismi: 'O Francia o Spagna, purché si salga sull'ALBERO della cuccagna' (l'ambìto TREE-plete...). A maggior motivo ora che si sono cominciati a giocare i quarti di finale di Champions League. In settimana era infatti giunto l'aggiornamento che soltanto una squadra francese (il PSG) e 2 spagnole (il Real Madrid ed il Barcellona: meglio, una castigliana ed un'altra catalana...) si trovassero nelle stesse condizioni dell'Inter: ossia con la possibilità di vincere tutto, sia fra le mura domestiche che in Europa. Ad essere ancora più precisi, proprio lo scorso sabato il Paris Saint-Germain si era già portato avanti col lavoro in Ligue 1, vincendo il suo 13o titolo nazionale con ben 6 turni di anticipo: il primo pezzo, pardon, 'le premier morceau' del (loro) agognato Triplete. A condurre i parigini alla vittoria è stato giusto quel Luis Enrique che, forse per qualche ora, avrà fatto venire i brividi alla schiena di Simone Inzaghi. Tutta colpa di una quasi omonimia paventata dai più recenti rumors di calciomercato. Ma Luis Henrique (con la 'H') ed, appunto, Luis Enrique (senza) non sono la stessa persona. Non sono nemmeno parenti alla lontana, non foss'altro perchè il primo Luis è un esterno brasiliano ed il secondo, invece, il predetto tecnico asturiano del PSG. Ed i nerazzurri stanno infatti cercando un alter ego di Dumfries, non certo un nuovo tecnico. Della serie: quando una 'H' - per giunta muta, ma galeotta - ti 'salva' la panchina e ti corrobora i riposi notturni... Alla faccia di quegli 'intertristi' social o di quei media a dir poco superficiali che avevano tacciato Inzaghi di essere stato il principale responsabile dei 2 punti persi dall'Inter al Tardini. Lo sfogo cazzuto di Simone nella conferenza stampa della vigilia di Champions ha dunque provveduto a spargere idealmente sale su tutta quella sarabanda di facili ricostruzioni giornalistiche: giusto per (tentare di) 'sterilizzarle', come da specifiche proprietà saline...
In ogni caso il miglior modo di approcciare la doppia sfida contro i bavaresi era stata la ferrea consapevolezza che stavolta un'eventuale duplice vittoria del Bayern avrebbe impedito ai nerazzurri - chissà perchè - di proseguire il loro cammino sulla cosiddetta "Road to Munich"... Mica come nell'edizione 2022-23 della Champions, allorché un doppio 2-0 dei bavaresi (ma negli allora gironi eliminatori...) non aveva ostacolato, invece, l'accesso dei nerazzurri alla finale di Istanbul. Si mettano dunque il cuore in pace quei 'fumettisti' della Marotta League che già erano pronti a lanciare ingiurie gratuite e basse insinuazioni all'indirizzo di un eventuale barbatrucco da esportazione creato ad hoc... La vittoria di ieri sera è stata solo pregiata farina del sacco dei giocatori e di Simone Inzaghi.
Stavolta bisognerà dunque fare più punti dei bavaresi e i 3 ottenuti nella gara d'andata a Monaco costituiscono già un ottimo viatico. Per il ritorno del 16 aprile resterà poi da scoprire - recuperi di infortunati a parte - se quelli del Bayern (capeggiati da un fin troppo spavaldo Kompany) chiederanno una preventiva udienza papale per farsi impartire una benedizione 'URBIG... et orbi'.
Orlando Pan
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