Dopo il rinvio del match contro la Samp, l’Inter ritorna in campo contro il Ludogorets, a una settimana di distanza dalla gara di andata in Bulgaria. Nel 4-4-2 - inedito - di Antonio Conte, spazio alla coppia centrale di difesa composta da Ranocchia e Godin. Borja Valero e Barella in mezzo al campo, Eriksen e Moses sugli esterni. Squalificato Lautaro, giocano Sanchez e Lukaku in attacco. Sponda ospite, il tecnico Vrba schiera il 4-2-3-1: Wanderson, Marcelinho e Cauly alle spalle dell’unica punta, Keseru. Badji-Dyakov in mediana, Terziev-Grigore al centro della difesa.
PRIMO TEMPO - In un’atmosfera ‘surreale’, il ritmo imposto al match dalle due compagini non è altissimo. È la corsia di destra a caratterizzare la manovra offensiva di entrambe le squadre. D’Ambrosio e Moses, dopo una prima fase di costruzione ‘libera’, collaborano al tentativo nerazzurro di avvicinarsi pericolosamente alla porta difesa da Iliev. Gli 1vs1 del nigeriano e le sovrapposizioni del numero 33, il tutto accompagnato dai movimenti in appoggio di Lukaku, mettono in apprensione la corsia difesa da Wanderson e Nedyalkov. Fronte bulgaro, sono le costanti discese di Cicinho, in supporto a Cauly, la chiave per impensierire la retroguardia di casa, dalle parti di Eriksen e Biraghi. Per la costruzione dal basso, Dyakov si abbassa sulla linea dei difensori, con l’intento di creare superiorità nei confronti di Sanchez e Lukaku. Diversi errori tecnici in fase di uscita, non solo quando pressati, lasciano però poco spazio al palleggio ospite. E l’Inter mantiene agevolmente il pallino del gioco. Alzando il baricentro, dominando in mezzo al campo con la regia di Borja e gli strappi di Barella, e passando il più delle volte dal lavoro nello stretto dei due attaccanti, bravi nell’eludere i costanti raddoppi (dei mediani) e favorire l’evoluzione delle trame offensive, da destra a sinistra. Le catene laterali accompagnano per lo sviluppo in ampiezza, con la corsia mancina a rendersi protagonista nello step finale della manovra. Eriksen - largo nella fase di non possesso - si accentra, proponendosi a sostegno di Sanchez-Lukaku e liberando campo a Biraghi. Dalla stessa parte, ma nella metà campo opposta, arriva prima il vantaggio del Ludogorets. Un cambio gioco premia la spinta di Cicinho, bravo a servire Cauly, in accentramento, per la conclusione vincente (Biraghi rimane a metà strada tra i due). Il terzino italiano, qualche minuto dopo, riporta in parità il match, sfruttando proprio il movimento dentro al campo di Eriksen (che porta fuori posizione Cicinho) e l’assist dello stesso danese. Gli uomini di Antonio Conte finiscono in crescendo la prima frazione. Sempre - o quasi - liberi di avanzare nella prima costruzione, con Marcelinho e Keseru primi ad ‘attendere’ nei pressi del centrocampo, i padroni di casa aumentano la pressione. E la qualità delle giocate in zona trequarti, con Sanchez ad emergere nello stretto. L’attaccante cileno dialoga tra le linee con i compagni e, allo scadere, serve a Lukaku il pallone del 2-1. Il belga, con un po’ di fortuna, trasforma, e i nerazzurri vanno negli spogliatoi in vantaggio.
SECONDO TEMPO - Fuori Barella, dentro Brozovic. Liberi dalla pressione dei due mediani ospiti, i registi nerazzurri (il croato e Borja Valero) partecipano costantemente al primo sviluppo della manovra, trovando nella mobilità di Sanchez la chiave per passare allo step conclusivo dell’azione. Al netto di qualche errore in fase di disimpegno, infatti, l’Inter approccia positivamente i secondi 45’, aggredendo gli ospiti e andando alla ricerca del terzo gol. Il Niño Maravilla svaria tra le linee, catalizzando diversi palloni e dialogando con Lukaku e compagni tanto in verticale quanto in ampiezza. Sulla corsia mancina, il movimento ad accentrarsi di Eriksen (seguito da Cicinho) lascia tanto spazio per le discese di Biraghi, mentre la catena di destra vive continuamente delle iniziative personali di Moses, accompagnate dalle sovrapposizioni di D’Ambrosio. Il 4-4-2 atipico - per abitudine e modo di interpretarlo -, degli uomini di Conte, evidenzia le difficoltà ospiti, al netto dell’apparente parità numerica in ogni zona del campo nel confronto tra due disposizioni molto simili. La maggior qualità nerazzurra è accompagnata da momenti di grande aggressività, compattezza e mobilità sul terreno di gioco. Il tutto in una situazione favorevole in ottica qualificazione. E i ragazzi in maglia verde incappano in diversi errori tecnici nello sviluppo della propria manovra. Cambiano gli attaccanti, con Esposito al posto di Lukaku, per Inter, e Swierczok per Keseru, tra le fila ospiti. Per un’ultima mezz’ora a ritmi blandi. Con l’Inter a gestire agevolmente il match, affidandosi alla doppia regia - Brozo e Borja - più Eriksen in fase di palleggio, e il Ludogorets a provare quantomeno a pareggiare la partita. L’ingresso di Tchibota per Wanderson, sulla corsia mancina, avvicina la compagine bulgara dalle parti di Padelli, senza tuttavia grande continuità e pericolosità. Bastoni prende il posto di D’Ambrosio (Godin va sulla destra), riportando i padroni di casa al 3-5-2, con Eriksen sempre più centrale e Moses impegnato a tutta fascia. Dettagli, per un finale di gara già scritto, una qualificazione ampiamente segnata. L’ultima scelta di Vrba, Biton per Marcelinho, avvicina il match al fischio finale. La Beneamata raggiunge gli ottavi di finale di Europa League, in un clima 'surreale', a pochi giorni dal match di Torino contro la Juventus, dove Conte tornerà - probabilmente -, dopo l'esperimento europeo, al 3-5-2 dal 1'.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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