Tre partite, due vittorie, un pareggio, 7 punti e 4-3-3. Questi i numeri di Andrea Stramaccioni nel suo inizio all'Inter. Anche contro il Siena conferma il modulo che lo contraddistingue, ma con alcune differenze tattiche. DIfesa confermata in blocco, con Zanetti e Chivu in corsia e il ritorno di Lucio in mezzo. Piani modificati quando Samuel è costretto a uscire: Nagatomo entra, Chivu dirottato in mezzo. Condivisibile la scelta di Stramaccioni: meglio lasciare Ranocchia in panchina, perché può soffrire il contropiede del Siena e perché è in un brutto momento di forma. Nagatomo, nonostante qualche imprecisione, si procura il rigore decisivo. Sull'altra corsia Zanetti è una furia e spinge dal primo all'ultimo minuto. Quindi terzini che salgono e ali offensive che tendono anche ad accentrarsi. 

Il centrocampo può contare sulla freschezza di Joel Obi, molto propositivo e dinamico: si arrende solo ai crampi. Stramaccioni però non rinuncia ai due senatori Stankovic e Cambiasso, ancora una volta in campo e per 90 minuti. Il serbo gioca come sempre vertice basso, mentre Cambiasso si sgancia in fase offensiva, giocando a tratti come punta aggiunta. Nel centrocampo a tre di Stramaccioni, che stiamo imparando a conoscere, rimane molto basso il vertice basso, ma i due interni fanno le due fasi: da una parte Cambiasso, meno mobile, presidiava l'area, dall'altra Obi (e poi Poli) correvano avanti e indietro. Ma questo dipende molto dalla situazione: Cambiasso si sganciava in attacco alla ricerca del gol e perché l'Inter cercava prima il pari e poi il vantaggio. 

Cambia l'attacco, non il risultato: in gol va sempre Milito, autentico trascinatore. Insieme a lui e Zarate c'è Alvarez, una novità. Rispetto a Forlan, Ricky dà più fantasia, anche se non gioca certamente una delle sue migliori partite. Un po' troppo largo a destra all'inizio, deve sempre crossare col sinistro dalla destra. Forse Stramaccioni capisce che Alvarez non è propriamente un'ala destra e allora prima lo sposta a sinistra, poi ritorna a destra con licenza di accentrarsi. Partita non brillante, in cui si vede per un tiro da cui quasi nasce un gol e per una gran palla filtrante per Stankovic. L'esterno d'attacco nel 4-3-3, però, forse non è il ruolo che meglio si addice ad Alvarez, ancora alla ricerca di un'identità tattica. Zarate si conferma croce e delizia, soprattutto perché tiene troppo il pallone. Qualche giocata gli riesce, ma cala alla distanza. Per dare più peso offensivo, Stramaccioni si affida a Pazzini e non a Forlan. Il Pazzo lo ripaga mettendo in campo grinta e aiutando Milito. Per il Principe non c'è più nulla da dire, se non trascinatore. E' la mente ora è libera: sbaglia alcune occasioni, ma è capace di rifarsi segnando una doppietta.

Sannino ha qualche rimpianto, nonostante sia stata l'Inter a fare la partita. Il Siena però è apparso in buona forma e solido. Difesa e contropiede, una tattica che ha portato al gol del vantaggio ma che alla fine è stata controproducente. Destro ha fatto il riferimento offensivo, con Brienza, D'Agostino e Mannini che a turno lo supportavano. Forse però era un po' troppo solo. Sannino ha stupito con le sue scelte, perché ha fatto tanti cambi e po' di turnover. Ma al Siena sono tutti titolari e tutte riserve. Lo dice Sannino, anche se stavolta non gli è andata bene.

 

Sezione: L'angolo tattico / Data: Gio 12 aprile 2012 alle 02:30
Autore: Guglielmo Cannavale
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