Intervista esclusiva del Corriere dello Sport ad Andres Iniesta, tra ricordi del Barcellona che fu all'attualità non solo catalana.

Stagioni indimenticabili: tu, Xavi, Busquets, Puyol, Piqué, Abidal, ovviamente Messi. Quale, il segreto mai rivelato di quella squadra? La grande qualità, d’accordo. E poi? 
"In un gioco di squadra devono esserci più cose. Guardiola, allenatore spettacolare in tutti i sensi, una generazione di calciatori cresciuti insieme con lo stesso modo di giocare e soprattutto il talento. Io credo che il talento di chi hai citato fosse sensazionale. Però mi piace mettere il Barça al di sopra di tutto e tutti. In futuro perderà, vincerà, ma proverà sempre a trasmettere e affermare la sua identità". 
 
Tanti hanno provato a imitarvi. 
"Credo che ogni scenario, ogni campionato abbia caratteristiche proprie. È diverso in Spagna, in Italia, in Germania: ci sono giocatori differenti e differenti stili di gioco. Di solito, poi, le squadre prendono la forma voluta dall’allenatore. Se lavorasse in India o in altri Paesi, Guardiola proverebbe sempre a trasmettere la stessa idea di calcio. I cambiamenti che ha imposto a Manchester non hanno tradito la sua impostazione mentale". 
 
Da anni proviamo a raccontare Messi. Dacci una mano anche tu. 
"Si sono dette tante cose di Leo, per me è il numero 1 perché ha tutto: passaggio, assist, senso della squadra, dribbling, gol, riesce a essere determinante praticamente in tutte le partite, e da anni. Non ho mai visto un giocatore così decisivo e forte". 
 
Nell’unica stagione di Ibra a Barcellona si disse che andò in contrasto con lui. 
"Nient’affatto. Ibra è compatibile con qualsiasi tipo di calcio e qualsiasi compagno di squadra. Un giocatore come lui non può essere che un valore aggiunto, è uno dei calciatori più importanti al mondo. La sua esperienza a Barcellona non fu facile, però aver condiviso con lui lo spogliatoio sarà per sempre un grandissimo ricordo". 
 
Hai affrontato tante volte le italiane in Champions. 
"Contro le italiane ci sono stati momenti di felicità e momenti di tristezza, come nei quarti di Champions con la Juve, nel 2017. Ho affrontato Milan, Inter, ma contro la Juve abbiamo completato anche il secondo triplete. Ho avuto il piacere di giocare in stadi meravigliosi in Italia e di affrontarvi con la nazionale spagnola. Sempre grandi partite". 
 
Vincevate quasi sempre voi. 
"Ho un ricordo molto brutto dell’Europeo del 2016, l’Italia giocò una gran partita, molto meglio di noi e ci eliminò". 
 
Qual è stato l’avversario più difficile? 
"Ricordo il periodo in cui sfidavamo il Real Madrid di Mourinho. I Clasicos erano davvero complicati, ogni volta una battaglia. Mourinho non lo conosco personalmente, non so come lavori, non mi ha mai allenato. Non posso negare che sia un grande allenatore". 

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Sezione: Rassegna / Data: Sab 04 luglio 2020 alle 10:14 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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