Va protetto come un esemplare raro, questo ragazzino che ha appena compiuto vent’anni. Sul campo fa cose che gli altri, compagni e avversari, neanche riescono a immaginare: vede le 'giocate' come capita soltanto ai veri numeri 10, intuisce lo sviluppo della manovra con quella frazione d’anticipo che gli permette di ottenere il decisivo metro di vantaggio, capisce quando è il caso di temporeggiare e quando, invece, bisogna accelerare. Mateo Kovacic mostra colpi che non è mica facile ammirare di questi tempi nel campionato italiano: lanci al millimetro, dribbling secchi e imprevedibili, assist che sono inviti alla gioia per gli attaccanti o per chiunque abbia voglia di inserirsi, terzino o centrocampista che sia. Kovacic, piazzatelo a fare la mezzala o il trequartista o dove volete voi, è un’autentica fonte di gioco. E da questa certezza, che non è un’opinione o una semplice ipotesi, l’Inter ha il dovere di ripartire. Con uno così in squadra lo schema-base è abbastanza semplice: palla a lui e gli altri, a turno, si buttano negli spazi per andare a raccogliere i suggerimenti. Il problema dell’Inter, in questa stagione, è che Kovacic ha giocato soltanto 1611 minuti, mentre Alvarez ne ha fatti 2103: 31 presenze per il croato, ma 18 sono sostituzioni, cioè ingressi dalla panchina. Segno chiaro che, fino all’ultimo periodo, Mazzarri non riponeva grande fiducia in lui, pur essendo Kovacic il più talentuoso (Hernanes compreso) centrocampista della rosa. 

Contro la Lazio, l’Inter è sotto di un gol. Due invenzioni del croato ribaltano il risultato: lancio perfetto per Palacio che timbra l’1-1, rasoterra al bacio per Icardi che fa 2-1. Palloni in profondità, serviti con una naturalezza impressionante. Kovacic pratica un calcio fantasioso e, soprattutto, verticale: non si perde in inutili titic-titoc, va dritto al sodo. Tocca 90 volte il pallone (recordman): 70 passaggi (solo 7 errori), 4 lanci, 6 sponde e addirittura 5 occasioni create. A chi gli rimprovera la poca presenza in fase difensiva Kovacic risponde così: 8 palloni recuperati, che per una mezzala di fantasia sono parecchi. Inoltre, a testimoniare l’importanza e il peso che il ragazzino ha all’interno dell’Inter di oggi, ci sono i 10 dribbling tentati (ben 7 riusciti): ciò significa che lui, l’avversario diretto, lo salta quasi sempre e in questo modo si crea la superiorità numerica. I centrocampisti della Lazio provano a fermarlo come possono, anche con le cattive: 4 i falli subiti. Alla lunga emerge il talento di questo ventenne al quale, per essere davvero completo, manca una sola cosa: il gol. Il tiro ce l’ha preciso e abbastanza potente: si tratta di provarci con maggiore convinzione. 

Sezione: Rassegna / Data: Dom 11 maggio 2014 alle 12:54 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Redazione FcInterNews.it
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