Intervistato da Gabriella Greison per Vanity Fair, Javier Zanetti, capitano dell'Inter, ha parlato di diversi aspetti extra calcistici. In modo particolare, ha rivelato quelle che sono le sue attività in questo periodo di stop forzato: “Intanto, volevo tranquillizzare i tifosi dell’Inter, e dire che ho tolto il gesso, e che mi manca una settimana di appoggio con la stampella, poi cerco di togliere pure quella. E voglio tornare in campo in tempo per l’inizio della nuova stagione. Sono un combattente, e quando uno ha questo spirito nell’animo, non è certo un infortunio a fermarlo: ci sono cose peggiori nella vita, come dicevamo prima. Poi, quello che ho fatto di nuovo, è un corso d’inglese, in internet. In internet oggi si impara, si fanno ricerche, si conoscono un sacco di cose nuove. I social network, no, non li uso: sono un uomo d’altri tempi…”. Anche Clarence Seedorf, avversario di tantissimi derby, sta cercando di ottenere il patentino di allenatore per via telematica: "Conosco Clarence, è uno in gamba, se si mette in testa di diventare bravo in una cosa, si impegna e ci riesce. Se mai dovesse diventare allenatore del Milan, come ho letto, beh, sono felice, è un avversario tosto in più dall’altra parte…".

Zanetti dimostra anche una certa sensibilità per i temi d'attualità: "Leggo i giornali, e ne parlo con i compagni. Ci sono quelli più ricettivi, e quelli meno. Con Ivan Cordoba è uno scambio continuo di opinioni sulla politica italiana, su quello che si vede nei telegiornali, perché confrontiamo anche tutto con il nostro paese. Ora, è il momento di cambiare. Siamo in un punto di svolta, e la gente che ci governa deve lanciare messaggi forti, avere idee per uscire dal tunnel…come un grande allenatore che, studiando, capisce quali mosse giuste fare in campo”. Ma il capitano crede che il calcio possa ancora rappresentare dei valori? "Sì, ci credo. Perché con il calcio si può arrivare a chiunque, e quindi si possono lanciare segnali importanti. Se si vuole crescere, e cambiare le cose che non vanno nella nostra società, allora usiamolo, il calcio: perché è un ottimo veicolo di buoni propositi". Ma come fa a mantenere in campo un certo stle? "Io penso prima di tutto ai bambini, e al privilegio che vivo ogni giorno, facendo questo mestiere. Cerco di trasmettere la mia fortuna, e di darne a loro. Con piccoli segnali, si cambia il mondo. La mia fondazione Pupi, aiuta tanti bimbi. Il mio supereroe da piccolo era Capitan America, per via di quei colori sgargianti della sua tuta, e ho sempre voluto avere i poteri che ha lui: adesso, che un po’ ce li ho, i miei supereroi sono le persone normali, che vivono con difficoltà le giornate per via della crisi, che non arrivano a fine mese. C’è gente che mi ferma e mi fa i conti del suo portafogli, io vorrei dare una mano a tutti. Ma, poi, capisco che sono quelli lì in alto che ci governano che devono farlo…”.

 

Sezione: News / Data: Gio 30 maggio 2013 alle 15:58
Autore: Christian Liotta
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