"I dirigenti potrebbe essere considerati responsabili sul piano penale. Un caso del genere potrebbe esser considerato infortunio sul lavoro" - come precisato dall'articolo 42 del Decreto Cura Italia -. "Non basta applicate un protocollo sanitario, per quanto ben scritto, per ritenersi adempienti rispetto a questa obbligazione. Capisco le grandi implicazioni economiche di ogni decisione: l’industria del calcio fa lavorare tante persone e va difesa. Ma un mese in più potrebbe aiutare a difendere, invece che indebolire, questo business: immagini cosa accadrebbe se a giugno ci fossero nuovi contagi" scrive il Sole 24 Ore, affrontando l'argomento in merito alle dichiarazioni di qualche giorno fa del giuslavorista Giampiero Falasca, ai microfoni dell'ANSA. "In uno sport come il calcio nulla e nessuno può impedire che gli atleti siano vicino tra loro per lunghi periodi. Questa situazione li espone di più al rischio" aggiungeva. Un rischio che a quanto pare ha calcolato il Governo nel prendere le decisioni rese note nella giornata di ieri, a quanto pare condizionate da un discorso medico-sanitario da rivedere, almeno secondo quanto dichiarato dal ministro Spadafora successivamente alle dichiarazioni del Premier, e che vanno ad acuire la distanza tra i due protocolli sanitari vagliati dal Coni e della Figc.  

"Considerazione legale che si sposa con le cautele dei responsabili sanitari delle 20 squadre di serie A che con una nota all’Ansa, chiariscono le loro osservazioni risalenti al 19 aprile (prima della videconferenza tra le componenti della Figc e il ministro Vincenzo Spadafora) sottolineando che 'nessuno è contrario a finire il campionato. Siamo tutti perché il torneo venga concluso. Il problema è quando, perché va fatto in sicurezza. Noi siamo convinti che questa sicurezza si possa ragionevolmente raggiungere, e la questione decisiva dunque è la variabile tempo" continua il quotidiano milanese che riporta quanto osservato dai medici alla commissione tecnico-scientifica della Figc che a loro volta hanno proposto osservazioni al fine di coniugare sicurezza ed applicabilità, dichiarando che "la questione è stata già affrontata e discussa con spirito di collaborazione e si teme quindi una strumentalizzazione della situazione". Intanto c'è anche da considerare quanto stabilito dall'Uefa nella lettera inviata alle federazioni lo scorso 23 aprile, "fissando 1 mese di tempo per comunicare il piano, la data e il format di ripresa dei campionati". Un mese per capire, decidere e comunicare su come concludere i campionati nazionali.

Sezione: News / Data: Lun 27 aprile 2020 alle 23:40
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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