Lo chiamavano Re Artù. Arturo Di Napoli, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ricorda anche la sua parentesi all'Inter. 

Un viaggio iniziato a Milano.
"Giocavo nell’AC Rozzano, andai all’Inter per un milione di lire più attrezzature varie per la società. I miei compagni fecero una festa di una settimana. Il lunedì tornavo sempre da mia madre, le chiedevo di non dirlo a nessuno, ma ogni volta, sotto casa, c’era una processione. L’Inter mi ha reso un uomo, sono stato anche al compleanno di Moratti, ma sono sempre stato un po’ ribelle. Ricordo i calci nel sedere di Mazzola quando mi spediva in prestito: “Hai le qualità per restare”, diceva".

E invece è durato sei mesi, poi solo prestiti.
"Non volevo fare la riserva di Ronaldo. Quando ne parliamo ribadisco a mio fratello che sono stato stupido. Il bello è che nel 1999 andai a Piacenza… e non giocai".

L’indole ribelle l’ha penalizzata?
"Gigi Simoni, un altro maestro, mi ripeteva: “Eri una testa di c...”. Se fossi stato meno solista avrei debuttato in Nazionale. Davanti avevo Del Piero, Totti, Inzaghi, Vieri, Montella, oggi sarei titolare fisso. Sono nato in un’epoca sbagliata".

Ma il soprannome “Re Artù” dov’è nato?
"Al San Paolo. Conservo ancora la foto di uno striscione: “Arturo re di Napoli”".

Un aereo su cui non è salito?
"Quello per Glasgow. I Rangers mi avevano offerto una cifra folle, ma dissi di no".

Sezione: News / Data: Mar 20 maggio 2025 alle 17:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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