Lo scudetto era andato, poi era tornato possibile, poi addirittura probabile, per tornare infine di nuovo lontanissimo. Diciamoci la verità: chi pensa al Cagliari che va a Napoli a fare punti è un inguaribile ottimista, per utilizzare un eufemismo. Il tutto dopo l'altalena di emozioni vissute in particolare al Meazza, perché invece al Tardini si è arrivati come si era partiti, ovvero sullo 0-0.

Emozioni e polemica a Milano. La Lazio ha fatto la sua dignitosa partita, senza chissà quale sfarzo. L'Inter, invece, si è confermata nel bene e nel male quella già vista in queste 27 giornate di campionato: mediocre. Mediocre se comparata alle possibilità e non in senso assoluto. Va specificato perché, nonostante questa mediocrità, i nerazzurri avrebbero comunque potuto benissimo vincere un altro tricolore. E qui subentrano i "redrobenzieri", mai così vivi come oggi. 

Perché se da un lato vanno riconosciuti i demeriti della squadra di Inzaghi, dall'altro non si può tacere sul tema arbitrale, fiore all'occhiello di un clima tossico creato in questa stagioni su più strati: comunicazione, social, Saviano, Report, il caos calendari... Tante e diverse porcate tutte insieme. Quella che più spicca, appunto, è quella delle direzioni arbitratli. Da Inter-Napoli del 10 novembre è stata un'escalation: episodi contrari in numero corposo e qui non li citiamo per ragioni di tempo e spazio. Bastano gli ultimi a demarcare una discreta distanza in classifica: da Bologna a Ndicka-Bisseck per terminare con l'oscena serata vissuta da Chiffi domenica scorsa. 

Il silenzio stampa attuato dal club è tardivo e totalmente inutile. Per mesi si è delegato a Inzaghi il compito di alzare il dito su quanto stava accadendo. Le reprimende dell'allenatore - garbate e mai sconclusionate - sono comunque sembrate più invettive personali che non frutto di strategie comunicative pensate per bene dalla società. Insomma, Inter totalmente assente da questo lato. Totalmente e colpevolmente. Mentre da altre parti si metteva in piedi un circo mediatico imbarazzante ma, evidentemente, condizionante. Il tifoso interista non si è sentito né tutelato né rappresentato. E lo scudetto è scivolato via così, tra errori e orrori. Nel silenzio compiaciuto di gran parte dell'Italia calcistica (non solo quella tifosa). 

Inter calpestata in campo e fuori. E nessuno che si prendesse la briga di difenderla con credibilità e ruolo. Col Como - ad esempio - si sarebbe potuto e dovuto giocare giovedì. E invece si giocherà venerdì, con eventuale spareggio lunedì. Ennesimo schiaffo. Per quanto ancora?

Sezione: Editoriale / Data: Mar 20 maggio 2025 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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