"Nell’audio si sente solo una frazione del ragionamento, che era molto più ampio". Luigi De Siervo, ad della Lega Serie A, affida a La Repubblica la sua difesa dopo che in un audio rubato diffuso sul web lo si sentiva dare indicazione di spegnere i microfoni direzionali delle Curve per non fare sentire ai telespettatori i buu razzisti. 

"Stavamo parlando di produzione televisiva - spiega De Siervo, che ha preannunciato querela -. E si partiva dal presupposto che noi non siamo giornalisti che dobbiamo scovare le notizie, noi produciamo uno spettacolo e lo valorizziamo. A controllare la regolarità dello svolgimento della gara e documentare a fini legali e sportivi ciò che capita dentro lo stadio ci pensano già gli organi preposti: la polizia, gli ispettori di Lega e Federazione e, non ultimi, gli arbitri. Noi stavamo ragionando di come le riprese tv possono raccontare al meglio la bellezza del calcio. Lo facciamo continuamente. E la linea è evitare di indugiare sui brutti episodi che ogni domenica capitano”.

In questo senso, le indicazioni date ai registi della Lega sono chiare: "Per dire, abbiamo ‘squalificato’ per due giornate il regista che a Cagliari aveva indugiato per 40 secondi, durante un controllo Var, sulla curva del Cagliari che in quel lasso di tempo aveva fatto di tutto. Allo stesso modo abbiamo fermato un altro regista che aveva inquadrato per troppo tempo un omaggio dei tifosi interisti a Diabolik”, ha proseguito De Siervo. "Censura? Ma quale censura. Stavamo parlando di come valorizzare un prodotto. Eravamo reduci da un articolone del New York Times che indicava l’Italia come la nuova frontiera del razzismo nel calcio. E io ho suggerito di gestire in maniera più precisa il direzionamento dei microfoni. Capita spesso infatti che da casa si sentano dettagli che allo stadio nemmeno si percepiscono". 

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Sezione: News / Data: Mar 03 dicembre 2019 alle 16:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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