"Il rigore c'era? Io penso che sia giusto che siate voi a giudicare quello che è successo. Non è giusto venire qui e lamentarmi, sono passati troppi pochi giorni rispetto all'ultima partita con comportamenti diversi da parte di altri. Rimaniamo tranquilli e fiduciosi in Rocchi e nella classe arbitrale sperando che certe lamentele non condizionino, dipende da chi arrivino. Quando si presentano i presidenti pensano di dare un indirizzo importante. Noi non ci lamentiamo ma facciamo attenzione, non siamo scemi. Se qualcuno voleva mandare messaggi particolari, non va bene". Parole e musica di Antonio Conte, sabato sera al Via del Mare di Lecce, dopo la vittoria per 1-0 del suo Napoli grazie anche al rigore sbagliato da Francesco Camarda sullo 0-0. Un rigore concesso per un fallo di mano di Juan Jesus dopo OFR e che, scampato il pericolo, ha spinto l'allenatore salentino a insistere sulla sua campagna dialettica a protezione della sua squadra nelle interpretazioni arbitrali. L'ennesima frecciata a Beppe Marotta, 'reo' a suo dire di essere intervenuto a sua volta a difesa della propria squadra dopo il cortocircuito della squadra arbitrale che ha indirizzato la partita del Maradona a favore dei padroni di casa. 

Ormai la sensazione, neanche più tale, è che in questa stagione conteranno più le dichiarazioni dei protagonisti di quanto avviene sul rettangolo di gioco, a conferma, se ce ne fosse bisogno, del livello medio non eccelso, per usare un eufemismo, degli arbitri italiani. Così come la scorsa stagione dopo lo scontro diretto del Meazza, quando parlò apertamente di retropensieri a causa di un rigore concesso all'Inter ( e poi sbagliato, unico su 28 calciati in Italia, da Hakan Calhanoglu) con una doppia intenzione: sottolineare il senso di vittimismo del Napoli in merito alle decisioni dei fischietti, con tanto di critica sulla gestione del VAR; assicurarsi 'maggiore attenzione' per le partite successive. Ebbene, strategia che pagò tanti dividendi, visto che da quel giorno il Napoli non ebbe più motivo di lamentarsi mentre l'Inter incappò in più di una svista che, nel testa a testa Scudetto, costò parecchi punti in classifica.

Le parole di Conte a Lecce, dopo quanto accaduto tre giorni prima al Maradona, sembrano studiate a tavolino per replicare quanto accaduto nella stagione precedente: trasmettere pressione a chi dirige, sottolineando paradossalmente che potrebbe a sua volta subirla da parte di altri, nello specifico i presidenti (ogni riferimento a Marotta è puramente voluto). Un arzigogolo dialettico, chiaro a tutti, che però nell'intenzione dell'allenatore può funzionare visti i precedenti e visto il sistema calcio italiano molto sensibile a certe provocazioni. E Conte ha pienamente ragione, considerando quanto accaduto la sera dopo al Meazza tra Inter e Fiorentina, dove per ben due volte Pietro Comuzzo ha placcato platealmente Pio Esposito in area di rigore senza pagare pegno e sempre sullo 0-0. Ma se l'episodio del primo tempo è passato quasi inosservato, quanto accaduto al 54' è inspiegabile: sul cross di Alessandro Bastoni il difensore viola prende letteralmente per il collo, con la classica cravatta, il centravanti nerazzurro impedendogli di arrivare, o quanto meno provare a farlo, sul pallone. L'arbitro Simone Sozza, prestazione insufficiente in generale ieri sera, lascia correre ma ferma il gioco in attesa della valutazione di Ghersini e Chiffi al VAR. I quali, dopo qualche minuto, lo invitano a proseguire senza ravvisare alcuna irregolarità. Ovviamente, massimo silenzio da parte dell'assistente Passeri, che pur avendo una visuale chiara ben si guarda a commettere la stupidaggine del collega Bindoni. Il danno è fatto e poco importa se nel resto della partita l'Inter la butti dentro tre volte e vinca in modo convincente, perché questo episodio, per com'è stato gestito dalla squadra arbitrale, avrebbe potuto costare punti ai nerazzurri e influenzare pesantemente la classifica. Inutile fingere che non sia così.

Cosa bisogna pensare su quanto accaduto? Che Sozza e i suoi colleghi al VAR abbiano voluto dimostrare a Conte che nessuno può influenzarli al punto da ignorare un fallo evidente pur di non premiare l'Inter? Già in presa diretta anche il pubblico aveva visto il placcaggio di Comuzzo, un arbitro attento avrebbe fischiato subito per poi attendere conferma da Lissone. Invece Sozza sceglie di non decidere e la coppia Ghersini-Chiffi non si prende la responsabilità di contraddirlo, appoggiandosi alla sempre cautelativa decisione di campo. "Ma che significa che il VAR non può intervenire se c'è un errore? Che significa?". Così Conte si espresse dopo Inter-Napoli, in merito al rigore concesso ai nerazzurri. Parole che sarebbero state perfette anche ieri sera in Inter-Fiorentina. Ma a Milano c'è un allenatore che, nonostante gli episodi di campo e le dichiarazioni che provengono da lontano, preferisce un'altra strada: “Non mi interessa, è uno spreco di energie. Sono dentro questo progetto, cerco di completare le mancanze del gruppo dal punto di vista mentale e fisico. Abbiamo l'obbligo di fare questo. Non ci interessa quello che fanno e dicono gli altri”. Chapeau, Cristian Chivu.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 30 ottobre 2025 alle 15:48
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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