Settanta minuti, 0 gol. Molte difficoltà, poche giocate degne di nota. L’avvio di Lautaro Martinez nella nostra Serie A non è stato tutto rose e fiori. Inevitabile, per un talento dai 21 anni appena compiuti, cresciuto in un calcio totalmente diverso, quello argentino.
In Sudamerica, il talento di Bahia Blanca ha mostrato qualità importanti. Cresciuto e maturato calcisticamente nel Racing di Avellaneda, Lautaro ha segnato 21 gol negli ultimi 2 campionati argentini. La stagione appena passata, in particolare, rappresenta il suo apice, realizzativo ma non solo: 13 reti messe a segno, consapevolezza nei propri mezzi e leadership in un gruppo, tanto da portare la fascia da capitano. Un possibile crack, con le idee chiare nella testa.
Chiara era anche la sua posizione tattica in campo. Nel suo 2017/18, Lautaro è stato il primo terminale offensivo del Racing, tanto da portarlo ad essere accostato a Diego Milito. Uno che da quelle parti è visto come un profeta, e che anche a Milano ha lasciato ricordi indelebili. I 5 assist realizzati però, denotano anche una certa mobilità in campo, quella su cui Luciano Spalletti vuole lavorare a dovere.
Fin dal precampionato, infatti, l’allenatore dell’Inter lo ha schierato da seconda punta o da trequartista, in convivenza con un centravanti puro come Mauro Icardi. Con il capitano nerazzurro il feeling – in campo e fuori – è stato immediato, tanto da smentire subito chi aveva ipotizzato una competizione tra i due. Il 9 e il 10 collaborano insieme, per far decollare l’attacco di Spalletti. Ma il reparto offensivo nerazzurro, per ora, è fermo al palo.
La prima di Lautaro è stata a Reggio Emilia. Spalletti non ha perso tempo, affidandosi all’argentino fin dal 1’ della nuova stagione. Trequartista alle spalle di Icardi, con Matteo Politano e Kwadwo Asamoah ai suoi fianchi, Lautaro ha pagato lo scotto con il nostro campionato. Abituato ad un gioco con spazi più larghi, difese più “permissive”, non ha retto il confronto fisico con difesa e centrocampo neroverde, perdendo diversi palloni, e non riuscendo a coprire il suo ruolo come allenatore e tifosi avrebbero voluto.
Una falsa partenza che ha inciso anche sulle decisioni di Spalletti per la seconda partita. Inter-Torino Lautaro l'ha vista dalla panchina, capendo di più anche come possano girare le cose in casa nerazzurra. È stato chiamato in causa a tempo ormai scaduto, a rimonta granata completata, sperando potesse risolvere tutto con un colpo di genio. Segno che, seppur nel tentativo di dosarlo e farlo crescere per fasi, la fiducia che Spalletti ripone su di lui è tanta. E Bologna può essere il crocevia giusto per prendere il volo.
Nella casa dei rossoblu si sono sbloccati altri talenti sudamericani, dai destini diametralmente opposti. Il primo, il più illustre, è Ronaldo Luis Nazario de Lima. Arrivato in pompa magna dal Barcellona, il Fenomeno andò a segno alla sua seconda partita in nerazzurro, nella vittoria 4-2 del Dall'Ara.
Il secondo è Gabriel Barbosa, conosciuto anche come Gabigol. Oggi in prestito al Santos, l'attaccante è ancora di proprietà dell'Inter. In una prima stagione difficile a Milano, il brasiliano è stato impiegato con il contagocce, e ha trovato la sua unica gioia proprio a Bologna, realizzando il gol partita.
Altre storie, altri incroci. La strada di Lautaro verso il Dall'Ara è piena di speranze, ma anche di aspettative. Quelle che si trascina dietro un estro importante come il classe ’97. Le prime due uscite non sono da dimenticare, anzi. Sono servite per fargli comprendere ancora meglio quanto possa volerci ad affrontare una realtà come la Serie A e un avventura come quella nerazzurra. Dalla sua ha la fiducia dell’ambiente. Contro ha il peso dei 20 milioni più bonus spesi per lui. Bologna può essere il luogo ideale dove dare risposta a tutti questi interrogativi, anche a partita in corso. Il passato nerazzurro insegna.
Federico Rana
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