Non sarà stata una partita da manuale del calcio sul piano del gioco, anche se qualche passo in avanti rispetto alle ultime, sconfortanti prestazioni, c’è stato. Non sarà stata quella scorpacciata di gol andata in scena in un caldo pomeriggio di settembre in Emilia-Romagna, terra della buona tavola per eccellenza. Ma è stata una vittoria, e dopo oltre un mese e mezzo di carestia forzata, è decisamente grasso che cola. Finalmente l’Inter ottiene il primo ‘foglio rosa’ dei vincitori di questo 2014, superando, sebbene di misura, un Sassuolo generoso ma comunque tecnicamente ancora in ritardo e dove i tanti nuovi acquisti sin qui hanno offerto pochi benefici. Non è stata una gara dai grandissimi spunti di spettacolo, ma ciò che contava era offrire una risposta in termini di compattezza della squadra e, soprattutto, di risultati. E quella è arrivata, viene da dire per fortuna.
FINO ALLA FINE – La risposta più grande, però, in questa partita è arrivata anche e soprattutto sul piano dell’orgoglio. Orgoglio che porta un nome e cognome ben precisi, quelli di Walter Samuel. Riproposto dal primo minuto e con la fascia di capitano al braccio, a dispetto della carta d’identità diventata anche per lui impietosa indossa la corazza, prende lo scudo, e comincia a fare il bello e il cattivo tempo nelle due aree. La stecca rifilata allo spauracchio Berardi dopo nemmeno due minuti di gioco, come a voler dargli il suo benvenuto a San Siro, è il suo marchio di fabbrica. Come lo è il colpo di testa, quel gesto arrivato quasi come la Divina Provvidenza al terzo minuto della ripresa, quando su azione da calcio d’angolo saluta il suo marcatore e piazza la palla lì dove un Pegolo che ogni volta che vede l’Inter sciorina prestazioni extra-large non può arrivarci. Un lampo, una zampata da leone, la folgore che serviva. Un colpo da tre punti che servivano come il pane per scacciare i mostri della crisi, firmati da lui, il guerriero che a dispetto dell’età e degli acciacchi continua a fare il suo dovere come e quando può. Lui che quasi certamente sarà uno di coloro che a fine stagione saluteranno per via della scadenza del contratto; di fronte a quest’evenienza, The Wall non si è nascosto, non ha negato che questo potrebbe essere l’anno del passo d’addio, ma al tempo stesso finché avrà i colori dell’Inter addosso, farà di tutto per raccogliere altre soddisfazioni. Esemplare.
PROFETA-GUARO, NOT BAD – Indubbiamente, era il protagonista più atteso. E francamente stupisce, anche se fino a un certo punto, che il suo debutto a San Siro abbia avuto una cornice di pubblico sostanzialmente povera, specie dopo il preambolo della grande presentazione in centro a Milano. Era la sera del Profeta, di Hernanes, del grande acquisto del mercato di gennaio che ieri ha fatto il tanto atteso debutto coi suoi nuovi colori. Dopo i 94 minuti contro il Sassuolo, l’impressione che si è ricavata dalla prima in campo del brasiliano è sostanzialmente positiva: ha magari pagato un po’ lo scotto dell’emozione, ma una volta riordinate le idee Hernanes ha fatto la sua parte bene: aperture illuminanti, ribaltamenti di fronte repentini, sostegno importante alla fase offensiva con tanto di due occasioni gol velenose, una terminata a lato l’altra sventata da Pegolo. Insomma, come inizio non c’è davvero male, a parte qualche bisticcio di troppo con il pallone non da uno noto per avere piedi sopraffini. Come non è stato affatto male il nuovo esordio di Fredy Guarin: dopo il tornado della seconda parte di mercato che poteva travolgerlo sul piano psicologico, il colombiano si è ripresentato in campo e lo ha fatto nel migliore dei modi, costruendo e lottando come un ossesso. Anche lui trova la dogana Pegolo a negargli la gioia del gol, ma anche i segnali proposti dal Guaro sono decisamente confortanti.
TRE PASSI INDIETRO – Tutti dettagli positivi, in una serata che in caso di mancato successo poteva davvero rappresentare l’inizio di un incubo. Mentre la Curva Nord continuava ad allargare la sua frattura con la dirigenza, non risparmiando nemmeno Massimo Moratti per la decisione di far firmare un contratto a tempo indeterminato a Marco Branca, che ieri ha risolto la sua collaborazione con la società nerazzurra, l’Inter provava sin da subito ad aprire la scatola neroverde, anche se fino a un certo punto l’unico ad aver preso una sbandata tra gli emiliani è stato l’autista che con una manovra azzardata ha fatto un inopportuno lifting alla fiancata del pullman della squadra. Ma quando gli spazi hanno cominciato ad aprirsi, ecco ripresentarsi l’atavico problema della scarsa lucidità sotto porta. In questo senso, deludente, senza troppi giri di parole, è stato l’apporto di Diego Milito. Perché è inutile nascondersi: le due grosse occasioni capitate nello spazio di pochi minuti al Principe, entrambe servite da un Palacio ottimo in versione finisseur, fossero capitate al Principe vero, quello che tutti abbiamo amato ed esaltato fino a non molto tempo fa, sarebbero stati gol fatti 99 volte su 100. Duole dirlo, ma l’involuzione di Milito forse sta assumendo tratti preoccupanti: contro il Sassuolo all’andata, nel giorno del suo primo rientro dopo il grave infortunio, aveva trovato quelle che sin qui sono state le sue uniche due reti in campionato. Si sperava che ieri potesse ripetersi l’incantesimo, e invece niente. Milito è uno dei tanti giocatori in bilico a fine stagione, lui ha espresso il desiderio di finire la carriera all’Inter; ma adesso, serve dimenticare questi discorsi e provare a ritrovare il feeling col gol, anche perché la condizione di Icardi continua a essere un mistero e lì davanti la situazione sta assumendo contorni da dubbi esistenziali…
VIOLA SPERANZA – Riagganciato al quinto posto un Verona che ieri è stato più forte del destino avverso e delle decisioni arbitrali opinabili fermando la corsa della Juventus proprio all’ultimo respiro, l’Inter fra cinque giorni sarà attesa da una sfida verità, quella contro la Fiorentina di Vincenzo Montella. Che forse ritroverà Mario Gomez ma non avrà per squalifica il suo faro Borja Valero, assenza non da poco. Dopo l’iniezione di morale ricavata dalla vittoria di ieri, i nerazzurri saranno chiamati a fare un passo avanti per non ripiombare nelle paure, anche contro un’avversaria qualificata nonostante le assenze di peso, e continuare la propria corsa verso un piazzamento per le coppe europee.
In conclusione, un saluto al presidente del Sassuolo Giorgio Squinzi, l’uomo che da mesi sognava il blitz del suo club a San Siro contro l’Inter: ritenta, sarai più fortunato…
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