Negli ultimi giorni si è parlato molto di un possibile ritorno di Zlatan Ibrahimovic, 38 anni, in Serie A e l'Inter, alla ricerca di un eventuale rinforzo in attacco, è stata accostata allo svedese in vista di gennaio, quando salvo rinnovi il suo contratto con i Los Angeles Galaxy sarà scaduto. E proprio nella Città degli angeli la Gazzetta dello Sport ha realizzato con Ibracadabra una lunga e interessante intervista tra presente, futuro e le inimitabili valutazioni del Genio di Malmö. "Il mio contratto scade a dicembre, ma non ci penso: valuterò con calma insieme alla mia famiglia. Ritirarmi? Vediamo. Per continuare, come dico io, devo trovare un qualcosa di particolare, che possa tener vivo il fuoco che ho dentro. Escludo di chiudere al Malmö. L'Italia? Lo sapete, è la mia seconda casa".

Ibra, vuole fare qualche annuncio?
"Ho ancora un paio di mesi per decidere, l'importante è stare bene. A 30 anni iniziai a lavorare in modo maniacale sul corpo per mantenermi. Attenzione: sottolineo 'mantenermi', non ho detto 'diventare più forte'. Questo è impossibile, più di così! (ride, ndr)".

Nemmeno un indizio?
"A Los Angeles ho passato un periodo splendido. Per proseguire, ripeto, ho bisogno di certe motivazioni: potrebbero essere qui o altrove".

Magari le troverebbe in Serie A.
"Da voi quanti momenti indimenticabili, ascolterò tutto. Detto ciò, indipendentemente dalla squadra, voglio lottare per il massimo: se tornassi vorrei puntare allo scudetto, non cerco chi mi dà fiducia solo perché mi chiamo Ibrahimovic. Non sono un animale da zoo che la gente va a vedere: posso ancora fare la differenza".

Ne è convinto Mihajlovic.
"Gli voglio bene, se avessi scelto Bologna sarebbe stato solo per lui. Vuole sapere cosa mi ha detto? 'Zlatan, gli altri corrono per te. Tu stai davanti e buttala dentro'. Lo ringrazio, ma credo sia difficile che ciò possa accadere: se cambio idea, lo chiamo subito. Anche perché, in A, anche oggi sarei in grado di realizzare una ventina di gol".

Ci sarà una squadra che la stuzzica...
"Ho apprezzato l'ultimo documentario dedicato a Maradona, nessuno è come lui. Ecco, vedendo l'amore di quella città mi verrebbe quasi la voglia di provare un'esperienza al Napoli: sarebbe fantastico replicare ciò che fece Diego all'epoca".

Beh, è una 'quasi notizia'.
"Non sto dicendo che andrò là, la decisione finale dipenderà da vari aspetti, ma quella è una piazza che crea entusiasmo: con me il San Paolo sarebbe pieno ogni domenica. E poi c'è Ancelotti, un grande".

E Mourinho?
"Era e resterà per sempre lo Special One. Lo sento ancora, ha avuto un impatto incredibile sulla mia carriera. Ora non vedo l'ora di vederlo in panchina: la prossima avventura sarà vincente, sono sicuro».

Intanto all'Inter c'è Conte.
"Non lo conosco personalmente, ma tutti dicono dia il 500% ogni giorno. In questo siamo uguali, quindi ci saremmo trovati bene insieme: entrambi crediamo nel lavoro, l'unica strada per arrivare al successo. Con lui l’Inter ha fatto un super colpo".

Basterà per colmare il gap con la Juve?
"Rimane la favorita per il titolo, i nerazzurri sono in crescita. Al Napoli serve qualcosa di più, le altre sono ancora indietro".

Fuori Icardi, dentro Lukaku: cosa ne pensa?
"Per Mauro parlano i numeri, tuttavia ho un debole per chi si sacrifica per i compagni. Su Romelu, dico questo: non aspettatevi cose strepitose a livello tecnico, la sua arma migliore è la forza. Certo, se mi avesse ascoltato...".

In che senso?
"Allo United facemmo una scommessa: 'Ti do 50 sterline per ogni stop giusto'. Lui: 'E se li azzecco tutti, cosa mi dai?'. 'Nulla, semplicemente ti rendo un calciatore migliore!'. Per la cronaca, non accettò mai. Forse aveva paura di perdere (ride, ndr). Scherzi a parte, Lukaku è così: ha una voglia matta di spaccare il mondo. Farà bene pure all’Inter".

Strano vedere il Milan così in difficoltà.
"Un disastro: tante parole, pochi fatti. Questo non è il club del quale tutti si sono innamorati, in Italia e nel mondo. Forse oggi c'è gente sbagliata che dovrebbe stare da altre parti".

Lei lo ha fatto parecchie volte: in quale ha dato il meglio?
"A Torino fu tutto da wow, ero un giovane che arrivava in una squadra da PlayStation nella quale sognava di consacrarsi. All'Inter ci fu uno step in avanti, mi dicevano: "Questo è il contratto: vai e facci vincere". Andò alla grande, ma non mi sono mai sentito forte come al Milan: lì c'era un gruppo di campioni all'ultimissima fase della propria storia, io feci il massimo per trascinarli. Forse per questo furono anni speciali, che mi restituirono la felicità dopo i problemi di Barcellona".

Sia onesto: potendo tornare indietro, lascerebbe ancora l'Inter?
"So che vuole arrivare al Triplete (sorride, ndr)... Tutti vorrebbero vincere la Champions, sarei uno stupido se pensassi il contrario: a me manca e sarebbe stato un premio prestigioso in più da aggiungere alla bacheca, ma in quel momento avevo bisogno di altro. E pensavo che il Barça fosse la scelta migliore: l'errore fu snaturarmi per cercare di diventare come loro. Mi creda: in carriera non ho rimpianti, solo questo".

Con Moratti il rapporto era splendido.
"Impossibile che qualcuno possa parlare male del Presidente. Gli voglio tanto bene, ha un cuore enorme. Per lui la persona è tutto, il calciatore viene dopo".

Oggi chi è il numero uno?
"Mbappé, al quale vorrei dare un consiglio. Il successo è arrivato subito, da giovanissimo: dovrà sempre sudare e avere più fame degli altri".

Una cartolina: Zlatan dopo aver smesso.
«Ricoprirò un ruolo importante, voglio avere responsabilità e potere decisionale. Potrei anche diventare un allenatore, ma lo stress è parecchio: in una sola stagione invecchi dieci anni. E poi, in caso di necessità, sarebbe vietato entrare in campo e fare la differenza...".

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 19 ottobre 2019 alle 08:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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