Spazio ad una lunga analisi del calcio di Chivu nell'edizione odierna della Gazzetta dello Sport che al nuovo tecnico dell'Inter, dopo quanto proposto fino a questo momento, rimprovera le soluzioni e gli automatismi ancora troppo inzaghiani. Certo, il confronto tra il nuovo tecnico e il lavoro proposto da Simone Inzaghi è comunque ancora fin troppo acerbo, e probabilmente ancora troppo presto è per pretendere che la squadra sia già una creatura del tutto nuova. Con il romeno la squadra ha ridotto la lunga costruzione dal basso propiziata da Sommer. Ridotto "ma non ha abrogato". E per cercare una novità sostanziale bisogna spostarsi sul lato offensivo, dove "gli attaccanti aggrediscono i portatori di palla più di quanto facessero con Inzaghi" e la partita di mercoledì ad Amsterdam ne è stata un esempio. Rispetto al suo predecessore Chviu osa qualcosina in più e si alza maggiormente, facendo registrare alla sua squadra un baricentro a circa 44 metri, rispetto ai 51 di Inzaghi, esponendosi alle ripartenze. 

Per quanto riguarda il resto però le similitudini con l'allenatore oggi all'Al Hilal sono ancora troppe: a partire dal modulo che in molti pensavano potesse pian piano diventare un 3-4-2-1 anziché restare l'ormai storico, quasi atavico, 3-5-2. Il doppio trequartista alle spalle del centravanti è stato provato per qualche spezzone col Torino, ma mai più riproposto. E al contrario si resta ancorati al solito centrocampo a cinque con la sola differenza che gli esterni Dumfries e Dimarco arrivano "di meno sul fondo. Di sicuro, a difesa avversaria schierata, l’Inter spesso palleggia come prima o più di prima, dipende anche da chi si trova di fronte, alla ricerca di un varco o di una crepa. Il possesso palla medio è aumentato: 57,05 per cento contro il 56,02 generale dell’Inter 2024-25". Ma restano insolute alcune cose, tra cui il problema della mancanza in rosa di un giocatore capace di saltare l’uomo. "Lookman non è arrivato e Luis Henrique ha già i contorni del soggetto misterioso".

E nel gioco di similitudini e uguaglianze al calcio di Inzaghi, gira e rigira, anche i titolari sono più o meno gli stessi. "Sucic è stato dismesso dopo appena due partite, a Diouf sono stati concessi appena 11 minuti contro il Torino e poi basta. In attacco, Pio Esposito non sarebbe partito titolare ad Amsterdam, se Lautaro non avesse accusato il mal di schiena". Scelte che lasciano pensare ad una bocciatura del mercato fatto dalla società: il croato "ha incantato conto il Toro, ha deluso contro l’Udinese e poi è sparito. Luis Henrique e Diouf non si sono mai visti. Bonny, in avanti, è un cambio e nulla più. Chivu ha concesso piena fiducia ad Akanji, ma sarebbe stato clamoroso il contrario. Pio Esposito, tra i migliori nella prima di Champions, non è un nuovo acquisto"... Chivu ha tentato qualche cambiamento, per poi fare un dietrofront clamoroso tornando ad affidarsi ai soliti undici che un tempo chiamavamo 'titolarissimi'.

"Forse c’è stato un patto o un compromesso di spogliatoio" incalza la Gazzetta che prova ad abbozzare una spiegazione: "Nessuna epurazione o rivoluzione da parte del nuovo allenatore e in cambio il gruppo dei 'vecchi' si è impegnato in un percorso di cambiamento graduale" così da maneggiare con cautela e saggezza il passaggio di guida tecnica, già di suo sempre delicata. E "nell’attesa che la sua nuova Inter prenda forma, Chivu si affida all’Inter vecchio stile".

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 20 settembre 2025 alle 08:30
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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