"Di fronte ai drammi della vita non si deve piangere, né disperarsi, né tanto meno odiare. Bisogna solo comprenderli", scriveva l'olandese Baruch Spinoza nell'opera 'Ethica', pubblicata ad Amsterdam nel 1677. Opera che oggi, a distanza di 348 anni, torna attuale oltre che utile. Lo sa bene Cristian Chivu anche se di drammi all'Inter ne ha vissuti piuttosto pochi rispetto ad alcuni dei compagni trovati a Milano nel lontano 2007. Ma quella è un'altra storia, come altra storia era la parentesi, meravigliosa (come lui stesso l'ha definita) nella città dei tulipani, che per il tecnico romeno è stata casa per ben quattro anni e che, ancora una volta lo lascia partire con un sorriso dolce. "Mi ha cambiato la vita come calciatore e come uomo" aveva detto alla vigilia il tecnico romeno a proposito dell'Ajax e dei Paesi Bassi, paese che oggi torna a salutare pronunciando un altro arrivederci con le stesse sensazioni di ventidue anni fa, o forse addirittura migliori. Nella Venezia del nord l'ex terzino dell'Inter del Triplete ha ritrovato la gioia che Adzic gli aveva sottratto e dopo il naufragio nel Po a far ritrovare il vento in poppa è stato l'influsso dell'Atlantico che rinfresca e rifocilla i suoi ragazzi, tornati finalmente a ridere e sorridere e stavolta non con polemiche.
A ridere per primo è proprio Marcus Thuram, senza mani che gli coprono la bocca né la paura di finire al centro di un ciclone mediatico, paura che peraltro non nutre, come lo stesso Tikus ha ammesso a Sky nel post-gara quando è stato interrogato sulla questione 'risate al derby d'Italia', capitolo che il francese liquida come al suo solito: con sorriso e testa. Gli stessi ingredienti che il figlio d'arte ha utilizzato per spazzare da principio i fantasmi che alla Curijff Arena avevano tentato di fare capolino dopo il rigore assegnato ma poi revocato dall'OFR che tanto ha ricordato quel vento di 'non gira niente a favore' che lo scorso anno più e più volte ha spirato dalle parti di Milano. Marcus ci ha preso gusto e contro l'ex compagno Klaassen, peraltro sovrastato due volte su due, mette a referto la terza (prima) e la quarta (dopo) capocciata della stagione valse i primi tre punti nella lunga corsa europea che avrà come capolinea i primi otto posti della maxi classifica per ottenere la qualificazione diretta agli ottavi senza passare dai plaoff e da due gare in più che graverebbero ulteriormente sul calendario. Alla suddetta deadline però c'è ancora tempo e se c'è una cosa che oggi l'Inter può finalmente concedersi senza badare alle lancette che scorrono è festeggiare. Certo, non è una rondine a far primavera, ma alla squadra di Chivu una vittoria serviva come l'acqua dopo una lunga camminata nel deserto e sebbene le accecanti luci dei rooftop siano ancora piuttosto lontane il 2-0 rifilato all'Ajax è un'oasi nella quale sostare e fare rifornimento di acqua, ossigeno e ombra. Era iniziata in maniera apparentemente funesta la trasferta per Amsterdam dove Chivu, oltre a dover fare i conti con i fanatici dei numeri che ricordavano la non troppo rincuorante statistica della unica vittoria fin qui registrata alla prima giornata di Champions League nelle ultime dieci edizioni giocate, si è ritrovato costretto a fare a meno del più rappresentativo dei suoi uomini, Lautaro Martinez. Il capitano, alle prese con un problema alla schiena, ha saltato la rifinitura e tutto ha lasciato presagire sin dall'inizio in una panchina iniziale, poi confermata ed estesasi per tutto il corso della gara.
E la necessità ha fatto presto a diventar virtù. Al posto del Toro Chivu schiera Pio, il ventenne fresco di salto di qualità dalla Serie B alla massima serie italiana ed europea. Prima titolarità per il più piccolo degli Esposito che non riesce a firmare col gol il battesimo in Champions ma "presenta al mondo", per citare il compagno di reparto della serata, tutte le sue qualità e carattere. Sacrificio, resistenza, generosità, intuizione, intelligenza, il 20enne trattenuto fortemente da Chivu è un mix di attributi che restituisce luce al momento dell'Inter e illumina il futuro dei milanesi e degli italiani che nel ragazzo di Castellammare potranno contare senza alcun dubbio. Nel first day sul gran palcoscenico, l'ex Spezia si è presentato da matricola ma solo fino al fischio d'inizio, mostrando competenza e confidenza che gli valgono plausi, promozione e il sorriso soddisfatto dell'allenatore nerazzurro e del ct dell'Italia, Gattuso. "Ho solo vent'anni" ha detto con umiltà ai microfoni dopo la partita quando ha definito la sua crescita soltanto all'inizio. Umile ma prorompente e sul campo ancor prima che ai microfoni aveva spiegato per novanta e rotti minuti, un po' come in quel testo dei Maneskin, 'cos'è il colore a chi vede bianco e nero'. Colore che illumina non a caso l'Inter, dopo il naufragio di Monaco e dopo le più recenti uscite con Udinese e Juventus, ma anche la Nazionale, a lungo priva di volti giovani nel reparto avanzato e in vista dei Mondiali, lì dove mancano da tempo anche le presenze.
Esposito viene lanciato in una notte senza Lautaro ma con dieci veterani nell'undici iniziale, formazione che parla ancora inzaghiano con la sola differenza di Akanji al posto dell'ormai ex Pavard e per otto undicesimi la stessa dello Stadium. Una scelta, quest'ultima, che conferma quanto dichiarato su Sommer ma che si estende anche al resto della squadra: "Volevo fare il 3-5-2", ha risposto Chivu all'ex compagno Pandev che lo ha stuzzicato sul mercato. "Non volevo togliere certezze. Dovevamo cambiare poche cose e aggiungerne poche altre" ha spiegato a proposito di una strategia che lo ha ripagato in ogni sua scelta pur sapendo che una volta ritrovata fiducia e riavviata la miccia osare, con buona pace del popolo, sarà necessario. Ma l'uomo col caschetto questo lo sa bene, "non sono scemo, vado avanti sulla mia strada e sulle mie convinzioni, senza creare danni ad una squadra che era già forte" ha replicato ancora a Sky. Risposta che vale da spiegazione quanto da dichiarazione d'intenti e se la prestazione di oggi di Sommer è stata una pacca sulla spalla evidente dopo quanto scelto, altrettanto vale la titolarità di Esposito. Con un'incornata o dalla panchina, l'Inter torna alla vittoria di testa, ricominciando da zero una nuova cavalcata in Continente ritrovando un'iniezione di fiducia che vale il messaggio di cui sopra: "Di fronte ai drammi della vita non si deve piangere, né disperarsi, né tanto meno odiare. Bisogna solo comprenderli", perché come Spinoza predicava ci sono forze che l'uomo non può dominare. Ma può superarne i drammi che conseguono comprendendo le cause che li determinano.
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