"Questa è mentalità". Così recita lo striscione esposto a inizio partita fuori dai cancelli di San Siro dalla Curva Nord, che durante tutto il corso di Inter-Sassuolo è stata silenziosa per quasi tutto il tempo, eccezion fatta nell'occasione del coro dedicato a Cristian Chivu. Un filo a distanza che lega l'allenatore dell'Inter alla sua gente, quella che lui capisce e che chiama col cuore e dalla quale riceve, seppur in modalità remoto, l'inequivocabile segnale di presenza. E allora prego, caschetto in testa a cominciare da Inter-Sassuolo. Il percorso è ancora lungo, ma il messaggio è chiaro: questa è la mentalità. Cristian Chivu quasi per la prima volta si presenta al non pienissimo e tutt'altro che rumoroso Meazza e con una zelante e misteriosa, a tratti in codice, comunicazione verbale e calcistica inizia a segnare un percorso e disegnare una strada. Ha mantenuto e infranto allo stesso tempo la promessa di far giocare uno dei Martinez visto che alla fine due giocano tutti e due (Lautaro partendo dalla panchina). E se la scelta di schierare dall'inizio Pepo, con Carlos Augusto al posto di Bastoni e Sucic in mezzo era già annunciata, l'inusuale binario di sinistra ha reso in maniera decisamente superiore alle aspettative e l'esecuzione del graduale lavoro fatto fin qui è valsa all'ex terzino una pacca sulla spalla che vale più dei semplici, quanto necessari, tre punti messi in tasca. Qualcosa è ancora da rivedere, come il blackout sul gol preso, le occasioni sprecate e il non aver chiuso la partita prima, intanto Cristian non brilla, parla e non parla, non sorride troppo, ma intasca. E come ha già chiarito: va dritto per la sua strada.
Una strada che parte con la scelta evidentemente matura e sinceramente slegata allo Juve-Inter di Yann Sommer: quella dell'allenatore di Resita di cominciare a dare spazio anche a Pepo Martinez non era una dichiarazione legata esclusivamente ai rumors mediatici nati dopo il derby d'Italia, e non ha fatto mistero proprio ieri sera alle telecamete quando ha parlato di futuro dicendo che "non si sa mai ciò che può accadere", futuro che può e deve sicuramente partire dal numero 13. Lo spagnolo non ha fatto fatica a rispondere alla chiamata ricevuta e al contrario non ha fatto rimpiangere lo svizzero, rimasto a riposo in panchina da dove osservava attento l'esordio stagionale del collega di reparto comprensibilmente tra i più applauditi del Meazza. L'ex Genoa ha dato una risposta impeccabile ad una chiamata in causa sotto i riflettori e in un clima mediatico carico di aspettative: si presenta con i guantoni caldi mentre le note dei tablet sono pronte ad essere riempite e non fa registrare nessun'ombra mai fino al gol nel finale che gli nega la gioia del clean sheet. Attento, rapido, bravo ad impostare e decisivo in alcuni interventi come quello al 63’ su Pinamonti che vale da sé il 7. Prima risposta che fa sorridere Chivu che trova anche altri begli spunti per soluzioni fresche tanto bramate.
L'onda di effervescenza emanata dall'atipica zona sinistra proposta regala una buona notizia all'alba di una stagione lunga e piena di impegni, andando a nozze con la necessità di trovare nuove soluzioni e automatismi in vista del futuro prossimo. La scelta fatta rende felici tutti e vale più dei semplici tre punti fatti fruttare proprio dal trio Carlos, Dimarco, Sucic. Il brasiliano continua a dirlo nella lingua più comprensibile del mondo, quella del futebol e il segnale lanciato ieri sera contro i neroverdi è inevitabile: il 30 di nerazzurro quando parte dall'inizio rende quasi sempre meglio che da subentrante e l'ennesima prova di duttilità lo mette nella posizione di vedere all'orizzonte un minutaggio in crescendo che ha tutte le carte in regola di meritare se non pretendere. Parte più dietro rispetto al solito ma sfrutta i metri in più da percorrere per la rincorsa: accelera perennemente e davanti non fa sentire la sua mancanza e al contrario rischia il gol tre volte fino a propiziarlo all'81esimo quando la deviazione di Muharemovic mette il sigillo del 2-1, propiziato ma non 'segnato' dall'ex Monza. Almeno così ha deciso la Lega Serie A dopo un'attenta valutazione che ha portato all'assegnazione dell'autorete al giocatore di Grosso perché "il tiro del giocatore nerazzurro non sarebbe stato nello specchio della porta senza la deviazione, rendendo così decisivo l’intervento del difensore". Bene davanti e altrettanto dietro nonostante un cliente come Berardi. Un'altra 'v' che Chivu può aggiungere al taccuino degli appunti: la possibilità testata e approvata di utilizzare Carlos su due ruoli dà una mano ad una zona che potrà aiutare a rotare e mantenere più freschezza. Brio e vivacità che nella terza uscita stagionale a San Siro è stata generata dalla tecnica e intelligenza di Petar Sucic che con i suoi passaggi di prima recupera spesso tempo sull'avversario, lo confonde e dona quel pizzico di imprevedibilità che manca da un po'. Dinamismo, qualità e tecnica, è lui a servire l'assist a Dimarco per il gol che sblocca la partita. A proposito di Dimash... questa volta si può dire: finalmente lui. Dopo un periodo di annebbiamento, Federico Dimarco è tornato: corre, si sbatte, si fa vedere continuamente in avanti, giova della ‘frizzantezza’ di Sucic e nelle varie sovrapposizioni con il croato è una spina nel fianco dei neroverdi. Torna il vero Federico e torna anche il gol stavolta buono, dopo l'esultanza smorzata con l'Udinese quando la bellissima prodezza che aveva realizzato è stata annullata. È lui a sbloccare una partita che gioca sempre ad un livello che ricorda il vero Dimash, crea, cerca soluzioni e i compagni ed è a tanto così dal regalare la prima grande gioia a Pio Esposito.
A proposito di Pio, lo smisurato amore dei tifosi della Beneamata non è una scelta dettata esclusivamente dall'affetto: il piccolo di casa gli applausi se li guadagna tutti e pure le parole di Chivu nel post partita non sono né sprecate, né d'incoraggiamento. Nude e vere: il ragazzo "si è integrato molto bene" e "le risposte le ha date in campo". Dopo la gara di sacrificio e personalità ad Amsterdam altrettanto ha fatto a Milano: "Regge la pressione, regge il duello, sono contento di quello che sta facendo per la squadra e per la sua prestazione". Anche al Meazza Pio sembra un adulto, di sicuro pronto a prendersi l'Inter e anche in questo caso. Il cambio Thuram-Lautaro è un assist ma anche un segnale: l'ex Spezia regalerà a Chivu quella possibilità di variare e provare combinazioni nuove che permetterebbero ulteriori meccanismi oltre che maggiori possibilità di rotazioni che lo scorso anno faticavano ad innescarsi. "Sa giocare spalle alla porta e quindi si può attaccare da dietro. Si completano così come con Bonny che sta facendo un ottimo lavoro e che presto vedremo giocare perché sa giocare spalle alla porta e si integra bene con gli altri. Sono contento di avere questi attaccanti" ha detto Chivu a margine della vittoria contro la squadra di Grosso a DAZN, dove segue una strategia mite e allo stesso tempo tagliente al punto giusto, lì dove è necessario tagliare le parole, lasciare parlare i segnali e soprattutto i fatti. Segnali o fatti che siano, quasi tutti racchiusi in quello striscione: a buon intenditore poche parole, questa è la mentalità.
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