Era passato molto tempo dall'ultimo lunch match nerazzurro. Praticamente un anno e mezzo inoltrato, riecco l'Inter giocare all'ora di pranzo. Il Bentegodi è spesso teatro di insidie, visto che il Verona ha fame di punti salvezza. Massima attenzione, coordinate della verticalità e l'ingrediente agonistico che non deve mai mancare. I tasselli nerazzurri sono chiari e l'inizio è promettente per i nerazzurri che ci provano con il tiro di Zielinski deviato miracolosamente da Montipò. Il segnale di battaglia coincide con qualche palla inattiva su cui l'Inter costruisce qualche potenzialità insidiosa, senza troppo successo. Il capolavoro arriva da un asse magico, quello della qualità sopraffina: Calhanoglu pennella una traiettoria tanto bella quanto efficace, Zielinski arriva a rimorchio e spiattella l'arcobaleno della perfezione. Guai abbassare i ritmi: l'istantanea in cui Chivu s'accorge che i suoi stanno un po' troppo arretrati e passivi è lampante.

AGGREDIRE PER NON SUBIRE: INTER TROPPO PASSIVA. Ovviamente il tecnico dei nerazzurri se n'è accorto prima di subito. Non si può mai stare troppo asserragliati attorno alle proprie certezze, nemmeno quando i colpi di genio sembrano essere quelli giusti e decisivi nell'economia della partita. In Serie A tutti possono farti del male e quando il Biscione fornisce il messaggio agli avversari: "Abbassamento e attesa", ecco che la formazione di Zanetti sembra volerne approfittare senza indugio. Poco dopo la mezz'ora la percezione di passività dell'Inter viene rimarcata da qualche incursione veronese, che non va a compimento. Ma è solamente il preludio di qualcosa di pericoloso, che puntualmente arriva. Orban innesca Giovane: il duo brillante fa del dinamismo e dell'intensità l'aspetto prorompente. E l'attaccante del Verona fulmina Sommer dopo aver scavalcato Bastoni (che si aspettava un movimento sul mancino). I pericoli difensivi per i nerazzurri sembrano non finire qui perché Belghali crossa per Orban: solo il palo salva l'Inter dallo svantaggio. Uno squilibrio troppo marcato tra la gestione della prima fase e gli sbandamenti della parte conclusiva di frazione.

GLI SPIGOLI DEL BENTEGODI RISOLTI NEL FINALE. La ripresa è azione e reazione. Il campo pesante impone l'esigenza di essere aggressivi e il Verona lo capisce sin da subito, provando ad aggredire alta l'Inter, che fa un po' di fatica fino all'ora di gioco a emergere con lo sviluppo offensivo della manovra. Ma l'Inter è costretta a palleggiare e fraseggiare in modo abbastanza prevedibile e senza troppa enfasi. I cambi di Chivu cercano di innalzare baricentro, pressione e tasso energico. Anche perché il canovaccio, nella seconda parte di secondo tempo, è chiaro: scaligeri asserragliati in difesa, Inter più propensa a rendersi pericolosa in avanti, sfruttando soprattutto la forza degli esterni che nel primo tempo erano apparsi un po' spenti. All'improvviso, e quasi inaspettatamente, i nerazzurri colpiscono a metà recupero della ripresa, sfruttando l'ennesimo spigolo di una partita di duelli e rimpalli. Pio Esposito manda in tilt Frese, evitando la perdita di due punti nel lunch match. Può essere un segno del destino. Sicuramente l'Inter ci ha creduto fino alla fine, e si è fatta strada in una partita complicatissima, portando a casa tre punti oltremodo fondamentali in questa prima domenica di novembre.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 03 novembre 2025 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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