Dati inquietanti. Solo così si possono definire gli ultimi dati forniti dall'Uefa e rielaborati oggi dal Daily Mirror, in Inghilterra, dove restano vigili sui conti per il Financial Fair Play. Una pratica che in Italia porta dietro di sé critiche, ma che se analizzata con profondità dimostra davvero che se l'Inter si sta accodando a queste leggi è - come spiega da tempo il presidente Massimo Moratti - per il bene innanzitutto della società, e poi del calcio europeo. Preferireste un'Inter colma di fenomeni adesso ma tra cinque anni a rischio esclusione dalle competizioni europee e con spaventosi conti in rosso che possono allontanare qualunque acquirente o una gestione differente? Presto anche i Paperoni dovranno finirla, e l'Uefa ha spiegato perché.

UN PROBLEMA CONTINENTALE - I numeri sono letteralmente da brividi. Addirittura tra le 665 società europee sono state annunciate perdite per una somma totale di 7 miliardi di euro. Sono ben 78 le società che spendono per gli stipendi da fornire a giocatori e staff tecnico più di quanto guadagnano, un disastro che va sempre peggiorando perché legato anche al mondo dei procuratori, e dunque altro danaro che esce dalle casse societarie. Altri conti in rosso, dunque.

IL DRAMMA DEGLI STIPENDI - E il dramma è proprio materializzato con gli stipendi. Secondo dati Uefa, le società europee hanno incassato oltre 10.7 miliardi nell'ultimo anno, ma una grossa parte di questi sono finiti nei conti in banca dei calciatori e dei loro agenti. E' per questo che è necessario trovare un tetto salariale che consenta di frenare gli acquisti folli e di spendere quanto si guadagna, così da poter rientrare anche nei parametri regolamentari con gli stipendi. E così si mostra come sacrosanta l'idea di Michel Platini di costringere le società a questa manovra - il Financial Fair Play, appunto - che dal 2014 porterà a sanzioni effettive e penalizzazioni in competizioni europee fino ad arrivare all'esclusione. Una batosta per i magnati, anche visti gli introiti che l'Europa fornisce alle società partecipanti alle competizioni stesse. Da quel momento in poi finirà anche il giochino unicamente legato agli sponsor, quindi.

LA SITUAZIONE DELL'INTER - Proprio su questo punto l'Inter sta moderando la sua situazione evitando un baratro che la maggior parte delle società europee sta rischiando. La politica degli ingaggi è gestita con intelligenza dal club: gli esempi sono totali, il più clamoroso è Samuel Eto'o spedito in Russia per un risparmio clamoroso, ma spaziamo da Chivu che non rinnoverà mai alle cifre intorno ai 3 milioni attuali fino a Muntari, passando per i rinnovi 'intelligenti' di Lucio o Samuel, quindi annuali così da non comportare spese pesanti sul bilancio ma da essere spalmati anche in relazione all'età dei giocatori, naturalmente. Il discorso vale anche per gli allenatori: sembra follia ripensare all'ingaggio da oltre 11 milioni di José Mourinho, Ranieri prende dieci volte di meno. E qui va a incastrarsi la politica dei giovani che qualcuno critica ma che ha esattamente questo scopo: Tévez sarebbe costato almeno 8 milioni all'anno per tre o quattro anni (al netto!), mentre un Lucas con otto anni di meno e un prospetto interessante può costarti di cartellino lo stesso prezzo, ma di ingaggio con un milione e mezzo (vogliamo esagerare) all'anno l'Inter se la sarebbe cavata. E' questa l'idea innovativa a cui bisogna 'rassegnarsi'.

TRA PLUSVALENZE E PROGETTO FUTURO - Insieme a tutto ciò, però, vi è un'idea di plusvalenze - l'esempio è quella di Mario Balotelli, un capolavoro - e sponsor che permette alla società di respirare. I conti dell'Inter sono stati in rosso per anni, un buco pesantissimo che come prima illustravamo avrebbe probabilmente condannato la società a perire col tempo perché anche investitori esterni alla famiglia Moratti si sarebbero trovati in difficoltà a prendere un club disastrato economicamente. Chi compra dall'estero lo fa per investire, difficilmente per ripianare. Basti vedere il progetto Roma, dove vi sono sì investitori esterni e stranieri ma che puntano sui giovani a basso costo, esattamente come l'Inter adesso. E non ci sembra di notare 'botti' straordinari da 20-30 milioni. E' una politica questa che presto si allargherà a tutt'Europa, ma che l'Inter si stia mettendo in regola è solo un bene per il futuro della società. Perché presentarsi con i conti in regola il prossimo anno e senza il presidente costretto a ripianare ancora di tasca propria varrebbe - ai giorni nostri - quasi quanto un prestigioso trofeo.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 28 gennaio 2012 alle 21:30
Autore: Fabrizio Romano
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