Dall'esordio in Serie A con l'Inter a quello in Champions League, passando per il debutto con la Nazionale italiana. Nelle ultime settimane Francesco Pio Esposito è riuscito a realizzare i sogni di una vita, anche se ne ha ancora tanti altri nel cassetto. Il primo gol in maglia nerazzurra è arrivato dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, nei lontani Stati Uniti, durante il Mondiale per Club: è il minuto 72' quando il classe 2005 di Castellammare di Stabia raccoglie un pallone invitante in area di rigore e lo scaraventa in rete con il sangue freddo del bomber di razza, sbloccando la sfida internazionale contro gli argentini River Plate, poi sconfitti 2-0 (con raddoppio di Bastoni nel finale).
Negli USA si era avuto un primo assaggio delle qualità del piccolo - solo anagraficamente - killer d'area, plasmato e responsabilizzato da Cristian Chivu fin dai tempi della Primavera interista, quando il romeno decise di stringergli al braccio la fascia da capitano. "Quando avevo 21 anni, all'Ajax, Koeman mi rese all'improvviso capitano della squadra: questa cosa mi responsabilizzò molto - aveva raccontato Chivu in un'intervista -. Nel campionato Primavera ho fatto la stessa cosa con Esposito. Non l'ho avvisato in settimana ma il giorno stesso. Ero preoccupato che per lui fosse un po’ troppo… Alla prima partita, però, ha fatto tripletta e ho capito che era fatto di un'altra pasta". Un attestato di stima e fiducia che adesso risulta elevata al quadrato, se non altro perché si parla del salto nella prima squadra di un top club mondiale.
Chivu è una sorta di allenatore-papà per Pio, che l'anno scorso ha affinato le sue qualità trascinando lo Spezia fino ai Play-off di Serie B con 19 gol (e 3 assist) realizzati praticamente in tutti i modi: di destro, di sinistro, da dentro o da fuori area, di testa, da fermo o in movimento. O addirittura direttamente da calcio di punizione, come la magia messa in vetrina nella casa del Catanzaro. La prepotente stazza fisica e l'identikit da prima punta d'area lo rendono un unicum nel parco attaccanti nerazzurro, completato dalle caratteristiche diverse di Lautaro Martinez, Marcus Thuram e Ange-Yoan Bonny.
Ieri, sul prato della Johan Cruijff Arena, il baby Espo non è andato in gol, ma ha comunque strappato bei voti in pagella con una prestazione da giocatore maturo, nonostante la giovane età suggerisca il contrario: tanto lavoro sporco (soprattutto spalle alla porta), sponde precise, passaggi intelligenti (da applausi quelli che mandano in porta Thuram e Dumfries) e innumerevoli duelli vinti. E tanto, tantissimo sudore per la maglia e per i compagni: Esposito è stato il giocatore che ha corso più di tutti, con 11.679 chilometri conteggiati dopo il triplice fischio di Oliver. Continuando di questo passo le occasioni per continuare a mettersi in mostra fioccheranno e i gol arriveranno. Esposito è un giocatore che "la Nazionale italiana e l'Inter si godranno per tanto tempo". Parola di Chivu, mister-papà pronto a puntare ancora su di lui.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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