Giornata di dichiarazioni in casa Inter. A Tuttosport, ha parlato Rodrigo Palacio in esclusiva. Ecco le dichiarazioni del Trenza prima di Roma-Inter.

Palacio, quello con la Roma è un esame di laurea per la sua Inter?
"Sì, perché è una partita molto importante su un campo difficile contro una delle squadre migliori d’Italia".

Ci sono davvero diciassette punti tra voi?
"Noi abbiamo perso molti punti stupidamente, mentre la Roma ha sprecato meno occasioni e giocato meglio".

C’è chi sostiene che ci sia soprattutto una grande differenza di qualità tra voi e la Roma. Come risponde?
"Non sono d’accordo, anche noi abbiamo tanta di qualità. Però loro, avendo vinto tante partite, hanno acquistato molta sicurezza e quindi giocano meglio".

Cosa ha portato in più Hernanes?
"Ha portato “aria fresca” alla squadra e ci ha dato qualcosa in più sul piano della qualità: Hernanes è un grande giocatore, uno che può fare la differenza".

Quella con la Fiorentina può essere stata la gara della svolta?
"È stata senza dubbio la miglior partita che abbiamo fatto in campionato contro una squadra che crea difficoltà a chiunque e, per di più, giocando fuori casa. Avremmo potuto anche segnare più gol, come accaduto poi col Cagliari quando abbiamo pareggiato. Certo, l’ideale sarebbe giocare sempre come a Firenze".

Rodrigo, dica la verità: con due punte si sta meglio in campo?
"Sì perché mi piace quando la squadra ha un atteggiamento più offensivo per avere più opzioni per fare gol".

A proposito, dopo Natale cosa le è successo?
"I miei numeri sono nella media delle scorse stagioni. L’importante per me è continuare ad avere occasioni, i gol poi arriveranno".

Mazzarri l’ha paragonata a Cavani. Essere troppo generosi, per un attaccante può essere un difetto?
"Il mio modo di giocare è così, non posso farci nulla... Forse il paragone nasce dal fatto che entrambi lavoriamo molto per i compagni: ma l’importante per me non è segnare, ma che vinca l’Inter".

Palacio, ci tolga una curiosità: è lei il rigorista?
"No, è Diego. Se in campo non c’è Milito, tocca a me tirare i rigori".

Appunto, come mai in campionato non ve ne hanno ancora fischiato nemmeno uno?
"Non lo so, credo comunque che ci siano state almeno tre, quattro occasioni nelle quali avrebbero potuto darci un rigore e non lo hanno fatto. Certo è una situazione che non ti aiuta soprattutto quando la partita è in bilico, anche perché non ci fischiano mai un rigore a favore, ma, quando ci sono, ce li fischiano contro...".

Se l’Inter non arrivasse in Europa, sarebbe un fallimento?
"Il nostro obiettivo è arrivare più in alto possibile in classifica. Però anch’io credo che abbiamo assolutamente bisogno di giocare in Europa".

Sia sincero: Mazzarri è davvero un martello?
"Sì, è un allenatore che ti chiede tantissimo durante la settimana quando prepari le partite. Il suo modo di lavorare è il suo punto di forza. Ci stiamo adattando al suo gioco, a volte ci riusciamo, altre meno e dobbiamo cercare di trovare più regolarità".

Cosa manca a questa Inter per arrivare al livello della Juventus?
"La Juve ha un gruppo consolidato, un sistema di gioco ben definito e ha lo stesso allenatore da parecchi anni. In Italia, loro rappresentano quasi la perfezione. Qui abbiamo un allenatore nuovo che ha cambiato sistema di gioco quest’estate e in gruppo ci sono giocatori arrivati da poco. Quindi, per arrivare al livello della Juventus, c’è bisogno di più tempo".

Solo quello?
"Il tempo è una delle cose, ce ne vorrebbero anche altre".

Rodrigo, ci sveli un segreto: quante volte ha sognato quel gol di tacco nel derby?
"L’ho sognato tantissime volte, quel gol perché è stato decisivo ed è arrivato alla fine della partita, per di più in una sfida, il derby di Milano, che ha una dimensione mondiale".

È stato il gol più importante della sua vita?
"Forse no perché ne ho segnato uno pure in finale di Libertadores, ma senza dubbio è di gran lunga il più importante che ho segnato da quando sono in Italia. Quel tacco farà storia".

Palacio, cosa dirà a sua figlia quando sarà grande per spiegare chi era papà da calciatore?
"Le dirò che sono stato un giocatore che ha sempre cercato di dare il meglio di sé, che ha sempre anteposto il bene della squadra rispetto al proprio e che ha sempre cercato di andare d’accordo con tutti senza creare problemi. Perché quando finisce la carriera, il ricordo che lasci è quello dell’uomo".

È ancora presto, ma ha già pensato al dopo?
"Sinceramente no, credo che continuerò a fare qualcosa legata al mondo del calcio ma non ho ancora ben chiaro il ruolo. Di certo non farò l’allenatore... magari il vice".

L’attualità però porta a un rinnovo ancora da firmare. A che punto siamo?
"Ancora non siamo arrivati a un accordo, stiamo discutendo. Ma sono sicuro che tutto si concluderà bene".

Quindi c’è da essere ottimisti?
"Sì, perché io ho voglia di rimanere e l’Inter vuole che io rinnovi".

Resta sempre dell’idea di finire la carriera al Boca Juniors?
"Sì, tornerò a giocare in Argentina, possibilmente in una delle squadre nelle quali ho giocato. Poi bisognerà vedere chi mi vorrà quando sarà arrivato quel momento. Perché il Boca è un club molto grande e non è detto che per me ci sia ancora spazio".

Come immagina un’Inter senza Zanetti?
"Sarà molto strano, anche in Argentina conoscono molto l’Inter grazie al fatto che ci abbia giocato lui in tutti questi anni. Quando dovremo uscire dagli spogliatoi senza di lui, sarà una cosa nuova, quasi difficile anche da pensare".

E se le dovessero darla a lei quella fascia da capitano?
"No, non ci sono tagliato. L’ho fatto al Genoa, ed è una cosa bella, però capitano ci nasci e io proprio non mi ci vedo".

In cambio della coppa del mondo, sarebbe disposto a sacrificare la sua treccina?
"Per il Mondiale, potrei anche farlo. Però prima bisogna andarci, in Brasile".

Sezione: Focus / Data: Sab 01 marzo 2014 alle 07:42 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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