Simposio a distanza tra ex capitani dell'Inter a Sky Sport. Insieme a Javier Zanetti, infatti, anche Beppe Bergomi risponde alle domande dei tifosi e dello studio in merito al momento del calcio, della formazione nerazzurra e non solo: 

Arriva la notizia del campionato cancellato in Belgio, col Brugge dichiarato campione.
"Comprensibile, va accettata. Bisogna anche capire la sensibilità di chiunque, dei calciatori che vanno in campo. Poi assegnare il titolo è una cosa relativa, non assegnare la Premier al Liverpool mi sembrerebbe assurdo, mentre Agnelli non vorrebbe il titolo a tavolino per via delle distanze minime con Lazio e Inter. Queste scelte comunque vanno condivise, vedremo cosa faremo noi ma questa decisione non mi sorprende. Lo ha fatto il rugby, lo ha fatto il basket femminile, ci sono interessi in ballo ma la decisione del Belgio va capita". 

L'ipotesi di un girone all'italiana con Juve, Lazio e Inter per assegnare il campionato è percorribile o da scartare?
"Sono sempre stato contrario ai play-off perché diventa difficile cambiare un regolamento già fissato, al limite si potrebbe mettere una quarta squadra perché poi le altre sono troppo distanziate. Se vogliamo trovare una formula, questo gironcino potrebbe essere corretto, dando vantaggi a chi è in posizione migliore come la Juve". 

La partita e l'allenatore che ricordi maggiormente?
"Di partite ne ricordo una su tutte, quella contro l'Aston Villa di Coppa Uefa vinta 3-0 dopo aver perso 2-0 all'andata. L'allenatore? Tutti mi hanno dato qualcosa, se devo fare un nome dico Giovanni Trapattoni". 

Ti eri subito accorto di che pasta era fatto Zanetti?
"Io sono stato il primo ad accogliere lui e Sebastian Rambert alla Terrazza Martini, ma io ricordo ancora il primo allenamento a Cavalese quando non riuscivi a togliergli il pallone. Io lì ho capito che qualcuno lo avrebbe panchinato... Lui poteva interpretare ruoli di difesa e centrocampo, ma soprattutto un ruolo di leadership come poi ha fatto". 

Cosa contraddistingue l'Inter dal resto dei club del mondo?
"Essere interista vuol dire tanto. Ogni squadra ha un suo Dna, dei suoi valori. Quelli dell'Inter sono completamente diversi, e io e Javier sappiamo come indossare la fascia da capitano voleva dire essere un esempio, trasmettere valori e senso di appartenenza che accomunano questi colori. I tifosi sanno cosa dà il giocatore e vogliono che il giocatore sudi la maglia. I valori dell'Inter sono diversi e un po' particolari, il Dna dell'Inter è unico". 

Come vedrebbe Eriksen davanti alla difesa?
"Io avevo individuato le criticità del giocatore, e infatti le ha avute. Anche Capello lo aveva detto, ma io penso di no pur avendo tempi di gioco e buoni piedi. Non ama il contatto fisico, ma in quella zona di campo devi sapere intercettare i palloni. Lui sa dare bene i palloni e calciare, queste sono le sue migliori doti". 

Ronaldo il compagno più forte mai avuto?
"No, davanti ci metto Lothar Matthaus per mentalità; lui era un vincente assoluto. Quello che ho visto fare a Ronie non l'ho visto fare a nessuno, ma per completezza Lothar è stato il più grande". 

Sezione: Focus / Data: Gio 02 aprile 2020 alle 14:32
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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