Il presidente della Figc Giancarlo Abete ha rilasciato oggi una lunga intervista ai microfoni di Tuttosport, tornando ancora una volta sul tema degli scudetti e sulla diatriba di Calciopoli che ancora divide in maniera insanabile Inter e Juventus:

"Ogni ruolo comporta possibilità e vincoli - ha esordito -, io non posso criticare la giustizia sportiva e quindi mi rimetto alle sue decisioni. Poi come ha detto il presidente Agnelli esistono una contabilità del cuore e una contabilità ufficiale. Io necessariamente devo rappresentare quella ufficiale, poi ognuno può avere le sue opinioni: è la forza del mondo del calcio. Se il tifoso della Juventus vuole contare 31 scudetti è libero di farlo, così come quello del Torino può contarne 8 (considerando anche quello revocato e non assegnato del 1927, ndr). Se mancassero la passione e la faziosità verrebbe meno un elemento fondamentale del mondo del calcio. Bisogna che la faziosità trovi un punto di equilibrio con la razionalità".

Sul titolo del 2006, revocato alla Juventus e assegnato all'Inter: "Io non ho revocato lo scudetto assegnato nel 2006 all'Inter perché la Figc come organo politico non aveva e non ha la titolarità per farlo. La revoca di un titolo deve essere operata in sede di giustizia sportiva e la giustizia sportiva non può intervenire perché in quel caso è sopraggiunta la prescrizione. Quanto all'assegnazione - ha aggiunto -, quella non fu opera mia, c'era il professor Rossi... Si possono fare tutte le considerazioni del caso sull'opportunità di quella decisione, anche all'epoca ce ne furono di illustri. Però partiamo dal presupporto che io sono entrato a cose fatte, il mio ruolo non mi consente di esprimere opinioni su quell'assegnazione. Quando mi è stato posto il problema della revoca, io non potevo intervenire con un atto politico".

Abete non nasconde nemmeno la propria fede juventina: "Il tifo juventino, tuttavia, non è un mistero. Quando mi intervistarono all'inaugurazione dello Stadium dissi: con il club possono esserci su certi argomenti posizioni diverse, ma è chiaro che io ho visto, da tifoso, più finali di Champions della maggior parte dei presenti. Ne ho persa solo una: nel 1985 ero all'Heysel, due anni prima ero ad Atene. E all'epoca non avevo alcun ruolo federale, ero semplice tifoso: sono entrato in federazione nel 1988. Forse posso essere tacciato di un ruolo interpretato male, ma non di mancanza di passione nei confronti dei colori bianconeri".

Sezione: Focus / Data: Gio 12 settembre 2013 alle 10:21
Autore: Alessandra Stefanelli / Twitter: @Alestefanelli87
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