Viola di rabbia. Il gol di Pepito ha scatenato un tourbillon di emozioni in seno agli undici nerazzurri in campo, prima storditi, poi impauriti, quindi ricaricati a dovere una volta agguantato il pareggio. Alla fine, della botta rimediata dal dischetto, alla squadra di Mazzarri resta solo un livido, viola ovviamente, ma il dolore è passato. Lasciando spazio a una gioia quasi inaspettata, considerando l'evoluzione della partita. Rabbiosa, dunque, la reazione nerazzurra una volta superato lo choc dello svantaggio e della scenata (fuori luogo, ma poi si è spiegato) di Guarin, il quale poteva francamente risparmiarsela. Il colombiano è un campione ma troppe volte si dimentica di dover agire da tale. Le sue pause sono frequenti, ai limiti dell'irritante e mi piange il cuore sapere che volendo potrebbe essere un numero uno. Poi, nello specifico, deve accettare i fischi quando li merita, soprattutto per rispetto dei compagni che restano in campo per raddrizzare una partita indirizzata nel verso sbagliato. La definisco una parentesi, ma dal Guaro mi aspetto molto di più d'ora in avanti. Lo deve a noi tifosi e soprattutto a sé stesso.

Poi c'è lui, il Cuchu, il bersaglio preferito di chi passa il tempo a criticare la Beneamata, il simbolo degli Asados ora che Zanetti si è tirato fuori. Quante ne ho lette e sentite sul suo conto, anche di particolarmente cattive, come se il suo curriculum non fosse degno di rispetto. Ebbene, Vigilasso, come 'simpaticamente' qualcuno lo definisce, continua a essere il capro espiatorio quando il meccanismo non funziona, dopotutto gioca perché è lui che decide, no? Beh, anche se fosse, sono lieto che lo faccia considerando che dall'inizio della stagione sta dimostrando di meritarsi il posto che occupa. Mazzarri non è uno che si fa imporre la formazione e se il Cuchu è titolare inamovibile un motivo ci sarà. Per esempio, la leadership, quella che gli permette di essere decisivo quando i compagni si eclissano. Se la forma fisica non lo abbandonerà, il mio augurio personale, in barba a chi la pensa diversamente (vediamo quanti ce ne sono adesso), è che continui a guidare i compagni meno esperti nella direzione giusta.

Torno sull'argomento Jonathan, anche se ormai non sorprende più. Era il 6 gennaio quando a Udine, dopo aver sbagliato un gol da principianti, si è guadagnato gli sfottò di tutti, avversari e tifosi interisti. Sul web hanno iniziato a girare video ironici anche ingenerosi. Otto mesi dopo, inframezzata da due reti in Tim Cup, la rete gioiello che stende la Fiorentina e conferma l'Inter al secondo posto on classifica. Gioiello che gli vale l'ovazione dello stesso stadio a lungo suo principale nemico in campo, più dei dirimpettai di fascia. Forse, finalmente, con questa botta sotto la traversa ha allontanato definitivamente il fantasma di Maicon dal terreno del Meazza. Jonathan è uno dei 'miracoli' di Mazzarri, che non ha proposto l'Inter migliore della stagione ma ha avuto il grande merito di essere fortunato. Dote fondamentale, più delle capacità tecnico-tattiche perché ti permette di vincere partite come questa, dove non brilli. Se anche la dea bendata si è accorta di questa Inter, possiamo stare tranquilli.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 27 settembre 2013 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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