Caro Giampaolo, così non si fa. Caro Giampaolo, tu ieri hai deciso di farmi adottare a distanza il ragazzo che in Curva Nord issa uno stendardo oggi più che mai eloquente: “Rischio l’infarto”. Perché sì, ieri davvero molti cuori nerazzurri hanno davvero rischiato un bel coccolone dopo che al 94esimo spaccato sei riuscito a uccellare Von Bergen trovando quell’1-2 che solo cinque minuti prima sembrava non impossibile: sembrava un miraggio, visto anche che il Cesena, solo poco tempo prima, aveva addirittura sfiorato il colpo del 2-0 con Ranocchia che è andato a immolarsi su Malonga. Tutto merito tuo, Pazzo, perché non è possibile darti colpa di niente: ci hai regalato una vittoria forse non meritatissima ma fortemente cercata, e alla fine arrivata, ma proprio alla fine.
Diciamoci la verità: chi poteva credere a un risultato così anche solo nel momento in cui il quarto uomo alzava il display con l’indicazione dei cinque minuti di recupero? Cantava lo stadio Manuzzi, pregustando una vittoria che avrebbe voluto significare salvezza pressoché certa, con Jimenez che sapientemente congelava il pallone andando a chiudersi vicino alla bandierina del corner. Difficile anche solo immaginare che il gol di Budan, regalato da un doppio buco Lucio-Ranocchia, sarebbe risultato inutile, anche vedendo quanto poco aveva combinato l’Inter nel primo tempo e le difficoltà a capirsi delle tre punte schierate dopo la rete del croato che a un certo punto avevano assunto anche dimensioni allarmanti.
Ma se un ragazzo nato a Pescia i primi giorni di agosto di 27 anni fa si chiama Giampaolo Pazzini, viene soprannominato il Pazzo, e dopo il suo arrivo all’Inter fiumi di parole si sono spesi su quest’affinità elettiva, allora diventa tutto possibile, anche ribaltare un destino che sembrava ormai girare le spalle in maniera beffarda contro l’Inter, concretizzando anche quell’incredibile gufata organizzata su Facebook da parte di quattro buontemponi tifosi rossoneri della quale si è (s)parlato a lungo. Perché lui, Giampaolo Pazzini, ha deciso che ieri doveva chiudersi il suo digiuno di gol che durava da troppo tempo. Sbaglia una volta, non molla; sbaglia ancora, non molla; sfiora ancora la rete, non demorde. E alla fine, proprio a pochi secondi dal gong, la sua perseveranza viene premiata: due pugnalate alle spalle di Antonioli e una, anzi due feste, si sono come di colpo tramutate in un silenzio assordante.
Probabilmente questo successo così incredibile renderà solo un po’ più viva la fiammella dell’incredibile ribaltone scudetto, ma alimenta ulteriormente una certezza: che questa è l’Inter, la Pazza Inter, una squadra che ci fa gioire, soffrire, penare, dare di matto, ma che alla fine sa darci emozioni alle quali ormai non sappiamo più rinunciare. E col suo arrivo a gennaio, il Pazzo Pazzini non ha fatto altro che ripristinare l’ordine naturale delle cose. Regalandoci una volta ancora una vittoria Pazza, un raggio di sole in questo sabato che si preannunciava davvero uggioso…
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