Era stata una settimana di avvicinamento di grandi speranze, di grande ardore; avevamo ascoltato, fin dalla partita persa in casa contro lo Schalke, parole di speranza, grande determinazione nelle intenzioni dei nerazzurri, sicuri di poter riscattare la figuraccia interna, una serata storta e uscire da Gelsenkirchen quantomeno a testa alta. Tanto che tutti, dopo il naturale scoramento iniziale, sembravano essersi convinti della fattibilità del miracolo, dall’allenatore ai giocatori, dai media ai tifosi, tanto che sono giunti in tremila in terra tedesca, al grido di “giochiamocela e diamo il cuore, siamo più forti”, poi vada come vada.

Ebbene mi sarei aspettato un’Inter grintosa dal primo minuto, che mordesse il pallone con il sangue agli occhi, che si proiettasse in avanti con tutti gli uomini possibili e cominciasse a tentare il tiro da ogni distanza. Invece, ecco la partita che non ti aspetti. L’Inter ha giochicchiato, in modo tranquillo e sereno, come se la partita partisse dallo zero a zero, a tratti come se fosse un’amichevole. E’ sembrata scesa in campo demotivata e scoraggiata fin dall’inizio, come se non ci avesse mai creduto, nemmeno un minuto. Dove sono andate a finire le intenzioni della vigilia? Dov’era quella grinta che tutti promettevano? Dov’era il pressing che quantomeno ci si aspettava per tentare almeno di mettere in difficoltà gli avversari?

Probabilmente lo stesso Schalke si sarebbe aspettato un’Inter diversa, invece non gli è sembrato vero di poter gestire tranquillamente il risultato per quasi tutta la partita, a parte qualche timido tentativo dalla distanza. I tedeschi hanno fatto la loro partita, quella che dovevano fare e che onestamente mi aspettavo, perché è vero che nel calcio tutto è possibile e che se lo Schalke ha fatto 5 gol a San Siro l’Inter ne avrebbe potuti fare 4 in Germania, ma ricordiamo anche che lo Schalke ne ha fatti 5 con un’Inter sbilanciata alla ricerca del gol e con una difesa a tratti molto distratta. Perché oggi lo Schalke si sarebbe dovuto sbilanciare lasciando spazi ai nerazzurri? Al contrario, lo Schalke doveva solo difendersi e chiudersi, difficilmente così avrebbe subito 4 gol, e provare a pungere in contropiede. Semplice e prevedibile: e così è stato. Lo Schalke si è difeso, non ha mai sofferto, e nel finale di primo tempo ha provato la prima vera sortita offensiva in contropiede, e guarda caso è arrivato il gol del vantaggio.

Nella ripresa, con un’impresa ormai quasi impossibile davanti, ti aspetti un’Inter arrembante, tanto oramai non c’era più nulla da perdere e difatti Leonardo inserisce un altro attaccante ma toglie, tra qualche scetticisco, uno che non stava giocando poi così male come Stankovic per inserire Pandev. Anche le sue scelte stasera, come quella di rimettere Thiago Motta davanti la difesa e non Cambiasso, hanno pesato. Ma non è il momento di analizzare le scelte tecniche, così come è inutile sottolineare come la difesa si sia fatta nuovamente infilare in velocità: era una partita atipica generata da un risultato atipico subito all’andata. Ci voleva più di un episodio favorevole che sbloccasse subito la partita, e allora forse sarebbe diventata una gara normale.

Come ha ammesso lo stesso Leonardo a fine partita, l’impressione è che l’Inter stia pagando il grande sforzo fisico e nervoso della rimonta in campionato, e la doppia sconfitta della scorsa settimana (derby e Champions) abbia fatto esplodere le bolla scoprendo un nervo già sensibile. La paura è che ora la squadra non riesca più a ritrovare le motivazioni per riprendersi almeno uno scudetto ancora alla portata, chiudendo in una maniera comunque positiva una stagione iniziata malissimo. Lo merita il grande lavoro fatto da Leonardo fin dal suo arrivo e lo meritano gli stessi ragazzi, straordinari nel recuperare la posizione in classifica. Nulla è perduto, forza, non sprechiamo tutto proprio ora. I tifosi lo hanno capito e anche questa sera hanno applaudito la squadra, perché non è da un paio di partite che si può giudicare la squadra campione di tutto. E’ il momento di unirsi e gettare il cuore oltre l’ostacolo per l’ultimo sforzo della stagione. E stavolta ci crediamo davvero.
 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 14 aprile 2011 alle 00:01
Autore: Domenico Fabbricini
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