Svegliami quando comincia settembre. Il grido disperato di molti tifosi ronza fastidioso nelle orecchie non appena ogni notizia di calciomercato viene vissuta come una coltellata alla credibilità del nuovo corso interista. La scadenza del 2 settembre è troppo distante, per tutti, anche per dirigenti e presidenti: allungare il brodo della sessione estiva addirittura oltre le prime due giornate del campionato italiano aderisce al concetto che calcio e calciomercato siano due mondi paralleli quando invece dovrebbero rispondere al principio dei vasi comunicanti come accade in maniera esemplare in Premier League. Non è un caso che la deadline fissata per l'8 agosto dai vertici del football inglese, un giorno prima dell'apertura delle ostilità di campo, sia quella che in questo momento storico sta movimentando le trattative di mezza Europa. La maggior parte dei top player, nell’estate in cui la Liga fa la voce grossa, entrano ed escono dal torneo più competitivo del mondo: anche senza il traffico delle stagioni precedenti, il giro di denaro segue comunque la solita tendenza perché a muoversi in un senso di marcia o in quello contrario sono giocatori costosi come Eden Hazard o Cristian Pulisic per fare un esempio non casuale, quello del Chelsea, i cui porti sono stati chiusi dalla Fifa. Zero fuochi d'artificio, finora, per i campioni d'Europa in carica del Liverpool di Jurgen Klopp, che non più tardi di qualche giorno fa sventolava la bandiera bianca del Fair Play Finanziario affermando che "Psg, Real, Barcellona e City fanno quello che vogliono". Di questi club citati hanno cittadinanza nel Regno Unito solo i Citizens che, dopo aver calpestato l'avarizia con ogni mezzo, quest'anno si stanno accontentando del 'solo' Rodri, prelevato dalla bottega carissima dell'Atletico Madrid, centro di gravità permanente di questo strano mercato. In cui anche il Tottenham ha battuto finalmente un colpo alla casella acquisti dopo 12 mesi di silenzio prendendo Tanguy Ndombélé dal Lione per 60 mln. Si muove nell'ombra anche l'Arsenal, pronto a sborsare 80 milioni di euro o giù di lì per Nicolas Pépé dopo aver preso in prestito dal Real Dani Ceballos. Ultimo, non certo per importanza storica ma per ranking attuale, il Manchester United, molto autarchico nella sua filosofia mercantile: Woodward, a una settimana dal gong, ha concluso affari solo dentro il territorio nazionale, prendendo Bissaka e James rispettivamente da Crystal Palace e Swansea. E non ha abbandonato l'idea di assicurarsi per una cifra record per Maguire dal Leicester City.
L'affaccio sul resto del vecchio continente dei Red Devils è il tema che interessa più da vicino l'Italia: detto dei noti obiettivi più o meno raggiungibili che rispondono ai nomi di Bruno Fernandes e Sergej Milinkovic-Savic, è Paulo Dybala la mela della discordia in questa estate italiana che sta aspettando di salutare con trepidazione sovradimensionata l'annuncio di Romelu Lukaku come nuovo giocatore di una Serie A che, non si sa perché, molti addetti ai lavori definiscono più competitiva. Vero è che il calcio tricolore, dopo Carlo Ancelotti l'anno scorso, ha riportato a casa due tecnici conquistatori all'estero come Antonio Conte e Maurizio Sarri, ma se l'ago della bilancia per indicare la pretendente numero uno allo scudetto pende da una parte o dall'altra attratto dal peso massimo del centravanti belga allora c'è qualcosa che va rivisto nei giudizi. Il romanzo della guerra fredda, con tanto di dispetti e dispettoni, tra Beppe Marotta e Fabio Paratici è giusto raccontarlo solo per descrivere la fase di stallo che stanno vivendo i due club per diverse vicissitudini. “Non ci sono novità di mercato, neanche su Dzeko", teneva a ricordare l'ad dell'Inter martedì, a Roma per il consiglio Figc, nelle ore in cui la Vecchia Signora, per fare spazio in attacco, si vedeva costretta a cedere Moise Kean all'Everton (non a caso) per una cifra e una modalità che non lo faranno rimpiangere. A completare il puzzle di un tranquillo pomeriggio di fine luglio, ecco il blitz di uno degli agenti di Paulo Dybala a Londra per parlare proprio con lo United dell'eventuale ingaggio dell'argentino che potrebbe sbloccare l'impasse Lukaku. E, forse, lo ha già sbloccato in linea teorica, da visto che ieri, a ruota, si sono presentati nella City anche Federico Pastorello e, appunto, Paratici, per mettere il punto esclamativo su un clamoroso scambio impensabile solo fino a una settimana fa.
Dentro la parola impasse si nascondono molteplici significati, ma è uno di questi – e lo diciamo prima dell'ufficialità – che deve essere tenuto in considerazione più di altri: le logiche del mercato vanno ben oltre i ricavi di ciascun club e rispondono a leggi che affondano le radici anche nel passato. Quindi, la realtà di Suning che ha aumentato esponenzialmente gli introiti va di pari passo con i soliti paletti FFP fissati dalla Uefa e la difficoltà della dirigenza dell'Inter di rimediare agli errori commessi negli anni precedenti. I costi spropositati per il giocatore x, in questo mercato-baratto dove bisogna sapere soprattutto vendere bene per comprare (Atletico caso paradigmatico), sono più facilmente assorbibili da un club come la Juve che ha un parco giocatori in esubero che fa più gola rispetto a quello svilito e deprezzato dell'Inter.
Un'evidenza che si è letta anche nelle parole pronunciate da Marotta lunedì scorso, a margine della presentazione dei calendari: "Oggi è chiaro che le richieste dei giocatori sono elevate in alcuni casi, come nel caso di Lukaku. Noi abbiamo fatto un'offerta congrua per una società come la nostra, rispettando anche il valore del giocatore". Mentre la Serie A 2019-2020 emetteva i primi vagiti, lo stesso dirigente nerazzurro parlava di notizie 'capziose' relativamente alla mediaticità spinta della vicenda Icardi. Due situazioni per cui non sembra esserci una via d'uscita da poter scegliere, se non aggrappandosi alla volontà di Dybala. Non proprio una pianificazione lungimirante dopo una gestione della comunicazione dilettantesca, da curare solamente con il silenzio dei dirigenti e il lungo sonno dei tifosi fino al 3 di settembre. Giorno in cui aprire gli occhi per dare uno sguardo alla classifica aggiornata dopo due settimane di calcio vero. Per poter lasciarsi alle spalle il viale dei sogni infranti.
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Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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