#Stopiracy è l'hashtag cacofonico coniato dalla Lega Serie A per promuovere la lotta senza quartiere alla pirateria audiovisiva definita in una nota ufficiale "un atto criminale e una piaga in aumento negli ultimi anni, in tutto il mondo ed in particolare in Italia". Il fenomeno, secondo i dati resi noti, ha un'incidenza tra gli adulti nel nostro Paese che supera il 60%. In questo scenario preoccupante, l'organo che organizza i principali tornei del calcio tricolore ha deciso di intervenire in tre mosse: in primis velocizzando i tempi di blocco delle IPTV da parte degli ISP e Hosting, poi dando corpo alla campagna di sensibilizzazione sul tema diretta ai tifosi e cittadini, e, infine, chiedendo alle autorità di prevedere pene più severe a chi arreca un danno non solo a questa industria, ma all’intera economia italiana. Il discorso, inoltre, allarga il suo raggio anche alle questioni internazionali, dove la Lega Serie A è impegnata attivamente, insieme alle più importanti Federazioni internazionali e ai maggiori campionati europei, nella battaglia contro beoutQ, piattaforma illegale che pirata contenuti sportivi e di intrattenimento.

Un intento legittimo e sacrosanto quello portato avanti dall'ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo, che da mesi è salito sul proprio cavallo di battaglia per vestire i panni del paladino in una guerra che vuole combattere ben oltre i confini delle sue possibilità. "Inutile che il nostro calcio si lamenti di non poter comprare campioni o rinnovare gli stadi: i primi colpevoli siamo noi e i pirati – diceva durante un evento tenutosi a San Siro lo scorso marzo -. Sembra diventato un gioco, ma quando i nostri club faticano a essere competitivi con gli altri, i tifosi devono sapere che è colpa anche della pirateria".

Ecco il vero tema: è profondamente sbagliato utilizzare la pirateria, uno dei mali da estirpare con forza senza se né ma da questo mondo, per giustificare anche solo parzialmente anni di scelte miopi da parte dei veri soggetti responsabili della crisi del nostro calcio. La partita - visto che lo stadio di proprietà è utopia per quasi tutti o comunque un progetto in cantiere - si gioca ormai tutta attorno ai diritti tv, dall'anno scorso in mano a Sky e Dazn. Una vera e propria rivoluzione nel panorama pallonaro, che ha mietuto centinaia di migliaia di 'vittime'. E qui non c'entrano quelli con un occhio bendato che 'vendono' le partite tramite il 'pezzotto' ma gli abbonati onesti, costretti a pagare di più per vedere lo stesso numero di partite, peraltro alcune a singhiozzo per motivi di gap tecnologico. Risultato? Fuga dal campionato in tv che si misura in 700mila fruitori in meno con un calo del 30% dell'audience. Approfondendo il tema, si nota che Dazn, secondo rilevazioni effettuate dalla Lega Calcio, ha circa 1,3 milioni di abbonati, 300mila dei quali 'esclusivi'. Un dato importante al primo anno in Italia ma che comunque disegna l'operazione in perdita. Non ride neppure Sky, che pure ha visto incrementare la quota dei suoi fedeli: l'obiettivo non dichiarato di inglobare gli ex clienti di Mediaset non è stato centrato. Secondo una ricerca Agcm, il 32% dei vecchi abbonati Premium ha sottoscritto un’offerta Sky (o NowTv, la sua piattaforma streaming), il 15% Dazn, il 17% entrambi. Poi c’è una grossa fetta, il 36%, che è uscita da questo mercato. Alcuni hanno rinunciato, altri – e qui il discorso di De Siervo è contestualizzato perfettamente - hanno esplorato vie “alternative”, leggi la pirateria che, stando al Fapav, conta ormai 2 milioni di illegali.

Denaro sottratto al Sistema calcio, che deve giustamente difendersi da questi furti, ma senza complicare la vita a chi contribuisce a mandare avanti il carrozzone. Lo slogan a effetto 'la pirateria uccide il calcio', che si staglia in mezzo allo scenario post-apocalittico di uno stadio vuoto e abbandonato a se stesso nella locandina studiata dalla Serie A, è la classica foglia di fico che prova a nascondere il numero chiave: 973, ovvero i milioni di euro medi a stagione incassati per la cessione dei diritti tv domestici 2018-2021. Un misero +4% rispetto al triennio precedente che stona con il contratto strappato dalla Ligue 1, che dal 2020 incasserà 1,15 miliardi all'anno. Detto della Premier League, maestra nel fare dello sport più bello del mondo uno spettacolo senza confini stile Nba, anche la Liga ha mosso passi da gigante in questo senso: il contratto con Mediapro assicurerà agli spagnoli 897 milioni annui fino al 2024 dai diritti internazionali, ben più del doppio di quelli della Serie A. E l'effetto economico si vede negli investimenti fatti fin qui nella corrente sessione estiva di calciomercato, dove i club iberici della massima divisione stanno tenendo addirittura il passo di quelli inglesi.

Il calciomercato è lo specchio fedele dello stato di salute di un determinato movimento: in Italia, ad esempio, si continuano ad aggiustare i bilanci con le plusvalenze fatte grazie alle vendita dei giovani della Primavera quando oltremanica il Manchester United sborsa quasi 90 milioni di euro al Leicester per Maguire (i soldi rimangono in patria). Somma di denaro al ribasso che i Red Devils, guarda caso, vedranno versare nelle loro casse grazie alla cessione di Romelu Lukaku all'Inter. Il secondo acquisto più pesante a livello mediatico di un'italiana dai tempi del ribattezzato colpo del secolo di Cristiano Ronaldo alla Juve dell'anno scorso. Iniziative singole dei due club più solidi d'Italia che non possono essere catalogati come rinascimento del movimento del nostro pallone, anzi: l'effetto CR7 e dei sui fratelli (De Ligt, Rabiot e Ramsey) va visto nell'ottica più generale del trading giocatori studiato a tavolino dai bianconeri per arrivare all'autosufficienza gestionale. Che ha sicuramente una forte componente di rischio a livello tecnico: ad esempio, cedere Cancelo per prendere Danilo e soldi o provare a piazzare Dybala a destra e a manca non risponde strettamente a una logica di rafforzamento della rosa. Alla fine il punto è tutto qui e si risolve in una domanda: lo spettacolo che viene prodotto con questo modus operandi adottato dai pluricampioni d'Italia è all'altezza dei gusti degli spettatori? Perché possiamo raccontarcela a lungo sulla pirateria, che rimane tema serissimo, ma intanto la concentrazione di campioni è altrove, Premier e Liga in particolare. Quelli sono i tornei più attraenti ad oggi, alla Serie A rimane la consolazione di poter contare su un fenomeno globale come Ronaldo, e in questa stagione anche su uno dei migliori allenatori al mondo come Antonio Conte che da poco ha ricevuto in dono Lukaku. Ecco, non sarà una dichiarazione di guerra alla pirateria, ma assomiglia da vicino alla promessa di un torneo quantomeno combattuto ai vertici. Un primo step per cominciare a vendere meglio il prodotto in casa e all'estero. 

VIDEO - LUKAKU COME IL “FENOMENO”: IL SALUTO DALLA FINESTRA MANDA IN VISIBILIO I TIFOSI

Sezione: Editoriale / Data: Gio 08 agosto 2019 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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