Sette mesi fa la società Inter era ancora prigioniera del settlement agreement, una roba sconclusionata che si applica a qualcuno sì e ad altri no, non si capisce bene perché. In soldoni Suning, azienda leader del settore e per sempre grato a Erick Thohir che ce li ha portati vendendo a cifre congrue senza domandare centinaia di milioni come accaduto a casa d’altri ma anche chissenefrega aggiungerei, non poteva investire denaro dal momento che il fatturato, seguendo i regolamenti - per alcuni esistono per altri non ci metterei la mano sul fuoco – attualmente vigenti, non dava l’opportunità ai proprietari di arrivare a nomi importanti con relativi stipendi importanti. 

Sette mesi fa il settlement agreement sottoscritto a suo tempo da ET è finito, chiuso, terminato, grazie alle indubbie capacità imprenditoriali di chi ci ha acquisito; sì, dai, i cinesi, quelli che il loro scopo è vendere elettrodomestici e farsi conoscere in Europa, cosa vuoi che gli interessi dell’Inter. Sembra passato un secolo, son passati circa, giorno più giorno meno, sette mesi. 

Che le cose potessero cambiare è apparso evidente un po’ a tutti nel preciso momento in cui la Proprietà ha deciso di affidare la guida tecnica ad Antonio Conte, pagato assai ma non sono soldi miei quindi altro chissenefrega l’importante è che il tecnico faccia bene il suo lavoro e Antonio da Lecce lo sta facendo, contrattualizzando tra parentesi Giuseppe, per tutti Beppe, Marotta, raccontatemi ciò che maggiormente vi aggrada dal mio punto di vista il numero uno assoluto, per lunghezze, dei dirigenti calcistici italiani e non solo mi sento di aggiungere. Poi, durante l’estate, l’affaire Lukaku (sì, dai, il pippone che ha segnato non ricordo nemmeno più quanti gol nei suoi primi mesi in Italia, paese dove il difensivismo regna sovrano e gli spazi sono certo meno facili da trovare rispetto a una Premier qualsiasi), lungo, a tratti ai limiti dell’esaurimento e dello sfinimento chiuso con un’operazione intelligente, visti gli anni sui quali si è spalmato il pagamento di Big Rom; perché gli orientali, da sempre, sono abili mercanti, coadiuvati in tal senso da Beppe del quale non tesso più le lodi avendolo già fatto poche righe sopra. E uno pensa vabbé, in fondo (perché ricordo certe battutine al limite del sarcasmo, io) è costato un sacco di soldi; e li varrà? Domanda interessante, alla quale mi sento di rispondere li vale, li vale…comunque sia, non è che basti un Lukaku qualunque per provare a tornare nelle zone altissime della classifica o passare il girone di Champions, ferita ancora aperta e difficilmente cicatrizzabile visto come il tutto si è evoluto e, alla fine, terminato. Sicché, in un mercato di riparazione anomalo, di riparazione mi sembra di poco, piuttosto chiamiamolo un secondo mercato estivo, l’accoppiata Conte-Marotta si è gettata a capofitto su Vidal, sogno nemmeno troppo segreto dell’allenatore. Ma Barcellona è negozio complicato, tipo quella boutique dove Julia Roberts in Pretty Woman entra per acquistare dei capi importanti ma viene rimbalzata dalle commesse a causa del suo abbigliamento, e il bailamme Valverde  non ha fatto altro che rendere più complicata una trattativa che era già di per sé complicatissima. Durante la campagna di Catalogna, però, si apre uno spiraglio nel cielo grigio di Londra; Eriksen, personalmente adoro Eriksen così è chiaro da che parte sto, vuole andarsene dal Tottenham. Dai vice campioni d’Europa. Non è una notizia sconvolgente, era nell’aria e bastava vedere qualche partita degli Spurs per capire l’indifferenza e il distacco del campione danese. Marotta fiuta l’odore del sangue, da esperto squalo bianco nell’oceano del mercato, e ci prova, si butta; che caspita, siamo l’Inter, abbiamo storia e blasone, perché no. Parte l’ennesima telenovela, stavolta invernale, con offerte, dinieghi, incontri, trattative, rilanci, fino alla conclusione; che sembra, per adesso, sorridere all’Inter. Per adesso perché, almeno io, finché non vedo la firma sul contratto, il ragazzo nel tunnel con addosso il nerazzurro, ancora non ci credo; Eriksen non significa soltanto un grande, grandissimo calciatore. Significa essere definitivamente seduti al tavolo con le grandi d’Europa, significa noi possiamo permetterci di schierare un campione nel suo ruolo, significa non ci spaventano gli ingaggi importanti, se i giocatori che li pretendono rientrano nei profili graditi a Suning. Che, forse non è ancora chiaro a qualcuno, dalla fine del settlement, in sette mesi circa, ci ha portato Romelu, Sensi, Barella, forse Eriksen, sicuramente Young – qualcuno può storcere il naso, per me è un upgrade notevole – e non finisce qui. Sono curioso di vedere, quando il fatturato salirà a cifre importanti, come si muoverà Steven Zhang ed il gruppo che il Presidente rappresenta.

Per adesso spero di godermi il campione danese, che di campione si tratta. Firma in fretta Christian, la Milano nerazzurra ti sta aspettando. Poi sotto col prossimo regalo , prima che arrivi il 31 gennaio.

Alla prossima.

VIDEO - ECCO ERIKSEN! LAMPI IN ALLENAMENTO: SOMBRERO AL VOLO AL COMPAGNO

Sezione: Editoriale / Data: Sab 25 gennaio 2020 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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