Il giorno X sta per arrivare. Domenica sera si sancirà il destino dell’Inter. Con una vittoria sarà Champions League, con un pari o una sconfitta, con tutta probabilità, sarà Europa League. Inizio subito col dire (anzi con lo scrivere) che per me prendere determinate decisioni in base solo al risultato di una partita è sbagliato. Certo che se dovesse andare male per i nerazzurri, ci potrebbero essere ripercussioni sul calciomercato – nel senso che certi top player potrebbero voler scendere in campo nella manifestazione principe e non in quella meno prestigiosa – e quindi pure d’estate i tifosi potrebbero storcere il naso. Ma la situazione della Benemata mi sembra piuttosto chiara. Ci si è ridotti all’ultima giornata per strappare una qualificazione praticamente già ottenuta nei mesi scorsi e che solo buttandola via, come del resto si sta facendo, potrebbe quindi non arrivare. La mia analisi parte da lontano. Ed è critica verso tutti.
Troppo facile prendersela ora solo con Spalletti. Il mister toscano attualmente pare un brocco – attenzione non lo è, anzi secondo me è bravissimo in specifiche circostanze -. È grazie a lui che nella passata annata l’Inter arrivò quarta. Nella sua prima stagione milanese Luciano non sbagliò nulla. A differenza di questa dove a mio avviso ne ha commessi molti di errori. Su tutti l’accontentarsi. Del pareggio a Londra, quando poi arrivò una sconfitta contro il Tottenham. Dell’1-1 contro il Psv, con il Barça che non battendo il Tottenham decretò l’eliminazione della Beneamata. E di tutti quegli incontri contro Atalanta, Lazio, Roma, Juventus e Udinese dove il punticino poteva anche andare bene. Senza contare poi Coppa Italia ed Europa League, dove uscire dalla competizione è sembrato quasi l’essersi tolto un peso o fastidio sul proprio cammino. Con questa mentalità non si va da nessuna parte. Sei l’Inter. Devi giocare sempre per vincere, soprattutto se hai le possibilità di farlo.
Ora ditemi voi se chiedo la Luna pretendendo una vittoria, una eh, non di più, nei citati match di campionato. Con il braccino e la paura non si va da nessuna parte. Ecco quali sono, a mio avviso, le maggiori colpe di Spalletti. Con il tecnico di Certaldo che pagherà con il posto di lavoro tali errori. A mio avviso ingiustamente. O meglio, ci sta che possa essere esonerato, ma in molti comunque dovrebbero farsi un esame di coscienza. Il motivo è semplice. Verrà preso come il capro espiatorio della situazione. È da svariati mesi che si parla di Conte e fidatevi che la voce sul mister salentino gira negli ambienti giornalistici da parecchio tempo. Tutti avevano annusato qualcosa. Qui la colpa è anche della società, qualcosa è trapelato. Nessuno però ha difeso davvero Spalletti in modo deciso, strenuamente come sarebbe servito per farlo lavorare in modo più sereno.
La questione Icardi è stata gestita bene in un senso e meno bene (che non significa male) in un altro. Marotta doveva portare ordine. Ma penso che anche lui abbia capito quanto sia più complesso farlo a Milano piuttosto che a Torino. Resta un grande dirigente, mi aspetto da lui un plus. L’appuntamento è per giugno 2020. Chi invece gode di un’immunità immacolata è Piero Ausilio. Tutti sbagliano. Io, i miei cari, tu che leggi. Il dirigente dei nerazzurri con Zaniolo ha preso una topica enorme. Se a questo aggiungiamo che lavora per il Biscione da anni e anni gli si devono fare i complimenti per certi acquisti, ma anche tirare le orecchie per alcune scelte scellerate e altre operazioni non concluse – Ilicic a 7-8 milioni dalla Fiorentina era caro? -. Siccome dovrebbe restare, senza settlement agreement, non avrà più scuse. E dovrà creare una squadra da vertice, realmente difficilmente migliorabile. Non solo nelle dichiarazioni, ma nella sostanza.
Infine sono costretto pure a prendermela con i giocatori. Sono loro in definitiva a scendere in campo. Può starti antipatico questo o quel compagno, il tecnico, quei dirigenti e così via, ma quando giochi devi onorare il mestiere per cui sei lautamente pagato. Sempre. Non hai scuse. Potevi e dovevi essere ben sopra in classifica. Non vicino alla Juve, ma neanche a giocarti con uno dei Milan più scarsi degli ultimi 40 anni l’obiettivo stagionale. Signori, l’Inter è più forte dell’Empoli. Entrambe le compagini hanno motivazioni a mille. Quindi non ci sono se o ma, devono arrivare per forza i tre punti. Sul piano tecnico non c’è partita. Il deterrente maggiore è la testa. Quella conta più di tutto. I nerazzurri non dovranno essere intimoriti, aver paura di fallire l’obiettivo. Altrimenti sarà una cilecca clamorosa e si individuerà in Spalletti il virus da estirpare. Purtroppo per l’Inter i problemi sono di molto più ampio raggio.
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Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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