Altro giro, altra corsa. Dopo aver mancato un paio di match- ball per blindare la qualificazione alla prossima Champions League, l’Inter ha oggi un’altra grande opportunità per replicare sul cancello della Pinetina lo striscione “Game Over”. Non riferito alla eliminazione della Juventus ad opera dell’Ajax come ricordava sabato scorso la Curva Nord, ma per chiudere al 90% il discorso su un traguardo che non si deve assolutamente fallire se un club e una proprietà come Suning mirino veramente a tornare nell’elite del calcio. L’Udinese sarà un osso durissimo, la squadra di Igor Tudor, quattro punti sopra l’Empoli terz’ultimo, è a caccia di una vittoria che sarebbe fondamentale, gioca nel suo stadio e dispone di giocatori che, se in giornata, hanno la possibilità di mettere in grande difficoltà un’Inter che dovesse scendere in campo senza la necessaria cattiveria e determinazione.
Il primo tempo disputato contro la Juventus garantirebbe ai nerazzurri un successo alla Dacia Arena, al netto degli episodi che nel calcio spesso determinano, ma sappiamo anche che, conoscendo i nostri polli, come la gara di questa sera possa essere più complicata di quella disputata con i bianconeri di Torino che, seppur stimolati dal fatto che si giocasse contro l’Inter in uno stadio ostile come il Meazza strapieno, lo scudetto lo avevano conquistato la settimana prima e nel borsone i giocatori di Allegri avranno fatto fatica a scegliere se mettere le scarpette da calcio o le infradito che sanno di vacanza.
L’Inter vista contro la Juve è comunque una squadra in salute, i giocatori sembrano sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda, Luciano Spalletti può sbagliare qualche scelta iniziale o qualche cambio in corsa, ma nessuno può dubitare sull’impegno e la professionalità che il tecnico di Certaldo stia mettendo a disposizione del club ogni minuto, ogni giorno. Senza farsi condizionare da quanto possa succedere a fine stagione riguardo la sua panchina. Contro l’Udinese, Spalletti dovrà decidere ancora una volta se, al centro dell’attacco, dovrà giocare Mauro Icardi o Lautaro Martinez, a meno di un altamente improbabile cambio di modulo che preveda la presenza contemporanea dei due attaccanti argentini. Contro la Juve, a sorpresa, la scelta è caduta su Icardi che ha disputato una partita sufficiente, ha lavorato qualche pallone interessante per i compagni, ha avuto due opportunità per segnare, ma non l’ha fatto, come ormai non gli capita più su azione da Roma-Inter dello scorso 2 dicembre, una vita fa.
L’Icardi tornato a disposizione dopo le note vicende, non è il giocatore in grado di fare la differenza, quello che dentro l’area di rigore avversaria non faceva sconti a nessuno. L’area era il suo regno perché lui voleva che tale fosse. Con la giusta dose di egoismo che è propria dei grandi bomber, anche a dispetto di chi (allenatore compreso) si affannava a chiedere al nove nerazzurro non solo i gol, ma anche una maggiore partecipazione alla manovra. L’Icardi 2.0 sembra aver perso la sua vera anima, cerca l’assist anche quando potrebbe tirare, quando tira non determina, dice sì a chi gli chiede di tirare un rigore importante al posto suo, applaude tutti, amici e nemici, dopo una inutile rincorsa verso un pallone troppo lungo o troppo corto. Da elogiare un comportamento simile perché dimostra di mettere la squadra sopra la gloria personale? Io, che non ho mai nascosto come Icardi, per caratteristiche, sia il mio centravanti ideale, dico di no.
Questo Icardi non mi piace. Lo vedo ora come uno che, dopo essersi considerato vittima di un supruso, stia snobbando, quasi senza rendersene conto, la sua professione. Non gioca contro l’Inter, non gioca e basta. A mio modestissimo parere, Maurito ha perso quella voglia e quella presunzione calcistica che gli hanno permesso, con la maglia nerazzurra, di segnare 123 gol in sei anni. L’ex re è nudo, come abbiamo potuto notare anche dagli scatti a ripetizione sui profili social del giocatore e consorte. “Alla Pinetina viene regolarmente vestito da Inter”, ha detto ieri Spalletti in conferenza stampa. La difesa arriva quindi proprio dal tecnico, dopo tante, troppe, parole sbagliate. Ecco forse questa può essere la speranza per riavere l’Icardi spietato che la palla la butta dentro. Tornare ad avere la fiducia dell’allenatore. Sino a fine stagione, per il raggiungimento dell’obiettivo che tanto sta a cuore all’Inter. Poi ognuno prenderà le sue decisioni e seguirà la sua strada. Che, chissà, potrebbe ancora essere colorata di nerazzurro.
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