Fermo (giustamente) il campionato, ferma (giustamente) l’Italia, fermi (giustamente) tutti. Tutti (o quasi), ad eccezione del mercato. Impazzano nomi, cognomi, soprannomi e affini. Qui abbiamo già trattato, in tutte le salse, la vicenda che avrebbe come protagonista Leo Messi e un suo complicato arrivo all’Inter. Perché, intendiamoci, pur essendo un sostenitore di Suning e della famiglia Zhang fin dalla prima ora trovo difficile, impossibile quando si parla di acquisti e cessioni non è il termine che veste meglio, vedere il sei volte Pallone d’Oro sfilarsi la camiseta blaugrana indossata da sempre con la fierezza e l’orgoglio tipici del popolo catalano e vestirsi coi colori del cielo e della notte. Che gli starebbero un gran bene, detto tra noi. Il tempo sarà galantuomo in tal senso. Di certo, accanto a quanto scritto poco sopra, c’è la volontà di una proprietà sana, ricca e ambiziosa di schierare, tra le proprie fila, campioni con la c maiuscola, quelli in grado di far innamorare le folle e portare un ritorno pubblicitario di spessore. Messi incarna tutto questo in cinque lettere, quelle del suo cognome.

Lasciati i voli pindarici, e fateci sognare di tanto in tanto, scendiamo sul pianeta terra, calcisticamente parlando. Credo sia ormai convinzione generale che Antonio Conte modellerà l’Inter seguendo stile e canovaccio già visti. Probabile la linea a tre dietro, due esterni tutta fascia in grado all’occasione di fare quella differenza che il tecnico salentino chiede agli interpreti del ruolo, tre in mezzo che girano il pallone velocemente e con intelligenza, da questo punto di vista Christian Eriksen  è sinonimo di qualità superiore alla media e i due davanti, se Lautaro deciderà di non cedere alle sirene tentatrici provenienti da Barcellona, non possono far altro che portare un surplus di conoscenza ed esperienza, andando a formare un tandem impressionante per fisicità e capacità di amalgama. Questo a grandi linee. Che, detta così, sembrerebbe tutto facile. Poi mettere in pratica schemi e proclami è un’altra cosa. La certezza, se di certezza possiamo parlare, è che Antonio Conte, chiacchierando con i vertici societari, ha chiesto uomini adatti a interpretare il calcio da lui praticato: perché non tutti sono in grado, per attitudine non cattiva volontà, di rendere al meglio in ruoli coperti poco e male nel corso della carriera.

Chiaro, mi riferisco senza nemmeno troppo mistero a Diego Godin per esempio. Uomo di primo livello, caparbio, decisamente nella top ten mondiale dei difensori centrali, classe sposata alla cattiveria agonistica, praticamente insuperabile uomo contro uomo in una linea a quattro, ha perduto di efficacia una volta costretto a compiti diversi. Preso in velocità talvolta ha mostrato limiti imputabili alla desuetudine nel coprire certe zone del campo. La domanda che molti tifosi si pongono è: ma anche nella stagione che verrà dovremo vedere il Faraone sacrificato in un’area geograficamente non conforme alle sue caratteristiche? E ancora: uno dei problemi dei mesi passati è stato, non è che ce lo inventiamo, basta guardare il tabellino di certe partite per rendersi conto di come alcuni abbiano fatto non gli straordinari, molto di più, la mancanza di ricambi considerati all’altezza proprio dallo stesso Conte.

Borja saluterà, con mio grande rammarico e col dispiacere di non averlo potuto vedere solo quattro o cinque anni prima, gran professore di pallone. Vecino? Il punto di domanda è voluto. Vecino non è un giocatore scarso, come molti credono, dal mio punto di vista sbagliando. Casomai è volubile. Nel senso che un momento c’è, l’attimo dopo lo cerchi ma non lo trovi. E, amo ricordarlo, pur nella sua volubilità è l’uomo che per due stagioni ci ha consentito di approdare in Champions League. Ed Esposito? Che fare con Esposito. Perché il ragazzo ha talento, di quello vero intendiamo, non quello che si compra a tranci al mercato. Meglio tenerlo accanto agli attaccanti attualmente in rosa, Sanchez dubito verrà riscattato e una lacrimuccia mi riga la guancia ma comprendo le esigenze societarie, oppure cederlo per farlo maturare? Che a me la cosa della maturazione prende malissimo: mica stiamo parlando di una mela, un frutto, una verdura. Quando uno è bravo è bravo 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 09 aprile 2020 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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