I capelli sono più grigi di una volta e qualche ruga in più c'è, inesorabile, testimoni di un tempo che avanza per tutti, ma grinta e voglia di vincere, quelle no, non passano. Sono sempre lì, a far la differenza. Crescono. La corsa di 'Old Trafford' nel 2004, quella del 2010 nella bolgia di Barcellona e l'abbraccio misto a preziose indicazioni a 'Stamford Bridge', pochi giorni fa. Gli anni passano, si diceva, ma lui non cambia mai. José Mourinho sembra eterno. L'Inter guarda al futuro con Erick Thohir, alla ricerca di nuovi orizzonti, sperando in un domani radioso, almeno in parte, come il recente passato firmato dal 'mago' di Setubal, senza dimenticare colui che è stato l'allenatore, per definizione. Nel corso di questa settimana il popolo nerazzurro si è unito all'ex condottiero nel celebrare l'impresa contro il Paris Saint Germain, vedendo - o illudendosi di vedere - tra le righe 'Adidas' della maglia blue del Chelsea anche uno scorcio di nerazzurro.

Mou non è più l'allenatore dell'Inter, ormai da qualche stagione. E' giusto o sbagliato celebrarlo in questo modo? I maligni, o meglio, i 'fastidiosi' dicono, quasi con un velo di pietà mista a tenerezza, che questa continua celebrazione/esaltazione del portoghese sembra quasi una 'sorta' di fuga da un presente che, ebbene sì, dice che i tronfi del 2010 oggi sono lontani anni luce e che i traguardi attuali si chiamano Europa League e lotta contro squadre che di nome fanno Parma, Atalanta e Lazio. Con tutto il rispetto, non Chelsea, Barcellona e Bayern Monaco. Fastidiosi, si diceva, talvolta fuoriluogo, forse inopportuni. Inopportuni perché penso che non ci sia nulla di sbagliato nel lodare e, perché no, festeggiare la vittoria di un uomo che nella storia interista ha significato, forse non tutto, ma di sicuro molto, considerando che non sono passati 50 anni dai trionfi di Roma, Siena e Madrid. 

Vedere, ascoltare, ammirare un personaggio che in tutte le occasioni possibili ricorda il proprio amore per l'Inter, sottolinea la speranza di tornare al più presto ad alti livelli, ci fa ridere con battute in italiano e tipicamente italiane, beh... credo proprio che non sia un errore. Sarebbe sì uno smacco ignorarlo, imporsi di vederlo come un semplice ex, magari considerandolo come un vincente traditore che appena ha potuto è scappato verso lidi più luccicanti. Mourinho è uomo di mondo, questo si è sempre saputo e lui stesso lo ha sempre ribadito: Londra, Milano, Madrid, Oporto, semplici tappe di una carriera, di un percorso vincente che, chissà, un giorno lo vedrà ancora trionfatore su un pullman scoperto in mezzo a Piazza Duomo, colma di tifosi interisti impazziti. Mourinho è sempre qui. Ama il Porto, ama il Chelsea (meno il Real) e ama anche l'Inter, soprattutto. Il filo conduttore con il popolo nerazzurro c'è, indissolubile, indistruttibile e così rimarrà per sempre, tagliarlo sarebbe una cosa tanto sbagliata quanto innaturale e la natura dice che se l'Inter vince, vince anche lui, se vince lui, vince anche l'Inter, anche se ad oggi è più probabile che si avveri la seconda opzione, ma per il momento va bene così.

Aspettando Thohir e si spera, i futuri trionfi che il tycoon porterà, oggi l'Inter e gli interisti sorridono insieme allo Special One. José è il passato e, piaccia o no, anche il presente e tutti noi speriamo che possa essere anche un fantastico futuro. Intanto gli interisti corrono e bruciano l'erba del bordocampo di 'Stamford Bridge', esultando insieme al condottiero José. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 12 aprile 2014 alle 00:00
Autore: Francesco Fontana
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