E alla fine il fantomatico ultimo ballo è terminato, anche se forse sarebbe stato meglio ribattezzarlo ultimo atto di una commedia che ne ha avuti trentotto, alcuni più riusciti, altri meno. Pensiamo, ad esempio, agli sketch più recenti di Acerbi e Terracciano, protagonisti in negativo nei tre punti regalati al Milan con Lazio e Fiorentina, o alle prestazioni farsesche inscenate da Hellas Verona e Sassuolo (tutt'altro che Parma-Inter 0-2, vero Ibra?), entrambe in casa e anche davanti ai propri tifosi, sommersi dalla marea rossonera venuta ad assistere al grande spettacolo. Si parla ovviamente in maniera metaforica.

Dall'altra parte all'Inter rimane l'amaro in bocca per uno scudetto che sembrava ben saldo nelle sue mani e che invece è sfuggito via a causa di qualche inciampo di troppo nel percorso. I veri valori, probabilmente, li abbiamo visti più che nei primi 70 minuti del derby ribaltato dai cugini in campionato nell'ultimo di Coppa Italia finito per l'appunto con un rotondo 3-0 in favore degli Inzaghiani. Risultato medesimo con cui hanno chiuso il loro anno entrambe le milanesi e lo stesso Napoli. Nella data del Triplete. Gli applausi per questo campionato vanno in ogni caso a tutte e tre.

I nerazzurri chiudono con il dobletino, davanti all'abbraccio di San Siro. In pochi avrebbero predetto la conquista di Supercoppa e Coppa Italia, quasi nessuno riusciva immaginarsi un'Inter ancora competitiva per lo scudetto anche senza Lukaku, Hakimi e Conte. Ad agosto era la Juventus di Allegri a partire in prima fila, perché doveva andare "al Max". In pratica zero chance per le contendenti, che però eccetto i noti stop sono riuscite ad andare forte finendo con l'ultimo duello al fotofinish. Sconfitto da Inzaghi nelle due finali, Allegri ha perso anche scommettendo sull'Inter favorita in campionato e sullo scudetto assegnato a quota 85-84 punti.

A rimanere impressa come sempre è la scena della classifica finale: Milan vittorioso a quota 86 punti e Inter seconda con 84 punti. Due lunghezze in meno dei cugini, due in più della prima Inter targata Conte, quando lo scudetto fu vinto dalla Juve con soli 83 punti. Complimenti ai rossoneri che hanno avuto la sagacia di sfruttare sia i momenti di leggerezza dell'avversario in campo, sia quelli dell'Inter che nello stallo di febbraio-marzo era caduta anche in casa 0-2 contro l'ottimo Sassuolo. I nerazzurri si sono poi rialzati, ma non è servito nemmeno riuscire a superare l'ultimo ostacolo Audero. Dimarco in lacrime ripensa al rigore fallito con l'Atalanta, Perisic esce in barella, ma all'appuntamento per il rinnovo ci andrà anche con le stampelle. Tutti hanno dato tutto.

Due trofei conditi da un ottavo di finale di Champions giocato alla pari contro il Liverpool, per alcuni un gioco bello, per altri anni '60, in ogni caso Inzaghi e i suoi ragazzi ci hanno fatto divertire a suon di galoppate e gol (84, ossia 15 in più della capolista). La sensazione dell'occasione sfuggita in campionato rimane e, citando ancora Allegri, ci sta che per un anno non si vinca, anche se a gennaio prendi un bomber come Vlahovic. Con fiducia immensa in Zhang e Marotta, l'augurio è che questa prima stagione dell'Inter di Inzaghi sia un trampolino di lancio, come lo fu per Conte, e in parte una lezione nel cammino verso la seconda stella. In Europa ci faremo andare bene anche la prima pallina estratta nel sorteggio di Nyon.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 23 maggio 2022 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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