Uno. Due. E tutti a casa. Nel secondo tempo di Inter-Atalanta Mauro Icardi ha deciso che la gara, fondamentale dopo il pareggio con il Torino, andava vinta. E, con l'aiuto della squadra, ha gonfiato la rete avversaria con due colpi di testa d'autore, da centravanti di razza. I movimenti che precedono le esecuzioni, soprattutto la seconda segnatura prima del gran cross di D'Ambrosio, sono da far vedere e rivedere ai bambini che si apprestano a giocare a calcio. Cambiano i moduli, il modo di stare in campo, il calcio si evolve. Ma il grande centravanti, quello che prima o poi la butta dentro, rimane figura indelebile e regala sicurezza ai tifosi.
Icardi, a soli 24 anni, infonde questo senso di sicurezza. Fisicamente imponente, corsa potente e agile, concentrazione massimale e capacità balistiche non comuni. L'area di rigore è una sorta di regno dove lui fa la voce grossa. Icardi sa prima degli altri dove arriverà il pallone, a volte sembra che ne decida lui la traiettoria e accompagna il difensore dalla parte opposta. Mauro Icardi ha realizzato tredici reti in tredici partite, con la doppietta di domenica sera ha scavalcato Dybala e si è portato a soli due gol dal capocannoniere Ciro Immobile. L'attaccante argentino si è finalmente sposato con l'Inter dopo quattro stagioni di fidanzamento. Un fidanzamento che nell'estate 2016 ha rischiato di interrompersi bruscamente sotto i colpi della corte del Napoli. Tutto passato. Icardi è il capitano dell'Inter, ha maglia nerazzurra tautata addosso insieme agli altri centomila disegni che hanno diritto di cittadinanza sul suo corpo.
Parliamo di un ragazzo estremamente intelligente, a volte troppo propenso a esternare la sua ricchezza via social, ma molto maturo. Lo dimostra come riesce a gestire una situazione familiare che all'inizio, vista la giovane età, poteva anche rischiare di travolgerlo. E invece la sua vita privata non ha segreti per la gente e si svolge in massima tranquillità. Una tranquillità che ha indubbi benefici anche per l'atleta. Di errori ne ha fatti Icardi, grossolano quando ha deciso di pubblicare una assurda biografia in cui minacciava i tifosi della Curva che lo avevano contestato duramente dopo la sconfitta a Reggio Emilia con il Sassuolo nel febbraio del 2015. Lo strappo non si è ricucito totalmente e ora la parte più calda di San Siro esulta ai suoi gol per il solo fatto che a segnare sia l'Inter. Confido che con il tempo si arrivi ad un chiarimento definitivo, perché, come detto, ora Maurito, oltre a segnare, dimostra di giocare e di sbattersi solamente per il bene della squadra che ha deciso di sposare.
“Non mi interessa quanto valgo, voglio diventare una bandiera qui e voglio vincere con l'Inter”, ha dichiarato. Parole importanti in un'epoca dove i grandi giocatori sono nel mirino dei più grandi e ricchi club europei. Il progetto interista, iniziato con l'avvento di Suning, sta avanzando con grande efficacia. Si era partiti con molte contraddizioni, prigionieri ancora della gestione Thohir che aveva rotto con Mancini affidandosi ad una scommessa di nome De Boer a soli dieci giorni dall'inizio dello scorso campionato. Poi il tentativo di correre ai ripari con l'ingaggio di un tecnico capace come Stefano Pioli, ma privo di quella forza persuasiva verso giocatori che avevano bisogno invece di capire cosa significasse vestire la maglia dell'Inter. Sta riuscendo nel compito un martello come Luciano Spalletti, è stato lui il vero top player scelto dalla proprietà che non è andata a inseguire suggestivi e costosi nomi sul mercato come invece è successo dall'altra parte dei navigli milanesi con i risultati tristemente noti per chi tifa rossonero. Suning privilegia il comandante e non si tira indietro negli investimenti su strutture dove allenatore e giocatori possano esprimersi al meglio. Si tratta di una svolta strategica all'Inter, difficile da comprendere all'inizio vista la potenza economica dell'azionista di maggioranza del club, ma che ora incontra consensi.
Lo certificano i sessantamila spettatori che mediamente hanno riempito finora il Meazza, dato spettacolare per l'attuale campionato italiano. I tifosi sentono l'Inter come una stupenda abitudine a cui non si può e non si deve rinunciare dal vivo, anche se un comodo divano e una tv di ultima generazione potrebbero indurre alla diserzione, specialmente quando si tratta di un posticipo serale a temperature proibitive. Invece si esce di casa sapendo di entrare in un'altra casa, dove la squadra del cuore cerca di dare tutto per regalare soddisfazioni. L'unione tra società, squadra e tifosi è il primo grande traguardo raggiunto, in attesa del raggiungimento degli obiettivi sportivi prefissati. Dopo tredici giornate, l'Inter è seconda a due punti dal Napoli capolista grazie a dieci vittorie e tre pareggi. Nessuna sconfitta, nemmeno nelle amichevoli estive, a parte la prima uscita a Riscone con il Norimberga, senza molti titolari ancora in vacanza.
Sabato si va Cagliari, poi ancora a San Siro con il Chievo prima della grande sfida del nove dicembre a Torino contro la Juventus. La corsa continua. Con un grande centravanti, voglioso di gol vincenti.
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