In tempi avari di calcio giocato, dove la fanno da padrona le estenuanti telenovele di mercato, in pochi si sono accorti che da ieri mattina, sui campi di Appiano Gentile, ha cominciato a muovere i primi passi da giocatore nerazzurro Ever Banega, alias l'anarchico che guiderà la rivoluzione tattica interista. E badate bene che quell'anarchia, riconosciutagli da Roberto Mancini in conferenza stampa, è da leggersi in accezione assolutamente positiva, visto che il Tanguito ex Siviglia, da tuttocampista quale è, ama scompaginare l'ordine prestabilito nelle difese avversarie, svariando per il campo come attratto dalla forza gravitazionale della sfera. Strumento per pochi, che lui maneggia con i piedi come altri non saprebbero fare neanche con le mani. Praticamente è un leader maximo che propugna l'anarchia come forma di governo in campo solo per poi fare mostra di quel dono dell'ubiquità, con la quale ama dirimere ogni situazione complicata per sé e per i compagni di squadra. Un principe del pallone che è democratico in ogni sua azione nel rettangolo verde, tanto da elevare ad arte non solo passaggi, dribbling e assist chiave, ma anche tackle difensivi e recuperi di palla. Con tutto questo parco mosse, avvalorato da un'esperienza internazionale non certo di secondo piano, il ragazzo nativo di Rosario si propone per essere il vero deus ex machina della Beneamata versione 2016/2017, e non potrebbe essere altrimenti per uno che catalizza tra i suoi piedi da sempre la manovra della sua squadra di turno, muovendola sapientemente ai ritmi dei suoi passi di tango.
Non si cada, però, nell'errore fatale di considerare Banega come giocatore onnipotente, un incantatore che faccia girare la squadra semplicemente spingendo il tasto ON sulla scritta 'bel giuoco'. Il calcio, essendo sport di squadra (vero Ronaldo e Messi?), abbisogna di undici elementi che vadano tutti nella stessa direzione, che facciano fronte comune verso un unico obiettivo. Ebbene, cosa serve ai compagni di Banega per andare d'accordo con quest'ultimo? Facile, ma anche no. Per andare a nozze con Ever, il duttile anarchico, i vari Icardi, Perisic e compagni bella dovranno spostarsi in campo in moto perpetuo, perché tanto, prima o poi, dai suoi piedi partono dei messaggi d'amore da trequartista d'altri tempi che sono consacrati al futbol. Ma non solo, perché Banega, oltre che artista, è anche un formidabile regista, bravo a mettersi dietro le quinte di modo da poter vedere davanti a sé come in una visione onirica la scena del film che lui ha già pensato due tempi di gioco prima. Insomma, per dirla alla Lele Adani, quando si parla di Éver Maximiliano David Banega "si deve uscire dal concetto di ruolo per entrare nel concetto di pensiero calcistico". Amen

Sezione: Editoriale / Data: Mer 20 luglio 2016 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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