Se vi è ancora il dubbio sull’eterna domanda su chi sia più forte, in un determinato periodo storico chiaramente, tra Inter e Milan, appare evidente che la storia recente non lascia spazio a dubbi. Cinque derby giocati, cinque vittorie nerazzurre. Dodici gol nerazzurri totali, uno solo milanista. Si dice che i derby siano sempre partite particolari, che i risultati a volte esulano dalle reali forze delle squadre in campo o dal periodo attraversato, ma le stracittadine giocate nell’ultimo anno hanno restituito un dato schiacciante. L’Inter in questo momento è più forte del Milan, neanche un milanista avrebbe difficoltà ad ammetterlo. L’anno scorso, come ha ricordato anche Inzaghi, i derby hanno regalato una Supercoppa e un accesso alla finale di Champions, quest’anno la testa temporanea della classifica, in un momento in cui entrambe arrivavano a questo appuntamento a punteggio pieno. Non era mai successo che l’Inter battesse cinque volte di fila il Milan, ma a colpire maggiormente è stato il risultato, netto e schiacciante. Come a voler sottolineare oltremodo una superiorità che in campo si è vista, non solo negli interpreti, ma anche nel modo di giocare, oramai trasferito a questa squadra da Inzaghi in maniera quasi automatica, a prescindere da quali siano gli interpreti.

Eppure l’Inter ha cambiato tanto, 12 volti nuovi (anche se in campo dall’inizio ce n’erano poi sono due) ma chi è entrato si è calato subito nella realtà e nei meccanismi del tecnico, dando continuità a un percorso intrapreso oltre due anni fa e che ha portato i suoi frutti, non solo in termini di trofei, ma anche di meritato rinnovo. La mano dell’allenatore si vede, eccome. Magra consolazione del Milan, ieri sera, l’aver segnato il primo gol dopo 4 partite a reti bianche. Ma sicuramente passerà alla storia questo passivo, che difficilmente si vede in un derby, così come passerà alla storia la rete del 2-0 di Thuram, di una bellezza sconvolgente.

Una perla rara, che lascia dolci interrogativi su questo ragazzo arrivato con un fardello pesante sulle spalle, sostituire Lukaku. Ma l’impressione è che lo abbia già fatto dimenticare, non solo per il tradimento che non ha lasciato ricordi piacevoli tra i tifosi nerazzurri, ma anche perché vederlo giocare dà l’impressione di avere tra le mani un diamante grezzo, che da un momento all’altro può dischiudere ricchezze non ancora note. Una scoperta partita dopo partita: generoso, mobile, veloce, e ora anche bomber. Più passa il tempo più aggiunge skills al suo bagaglio personale, e forse è anche per questo che l’Inter, che sulla carta sembrava aver perso qualcosa rispetto allo scorso anno, sembra invece aver acquisito ora un valore aggiunto. Senza dimenticare gli altri innesti: Sommer tra i pali, Frattesi che brilla in Nazionale e che ieri ha anche trovato il suo primo gol all’Inter, seppur da subentrato; Pavard, Carlos Augusto, Arnautovic… O chi continua ad esprimersi su altissimi livelli come Mkhitaryan (stratosferico nel derby con due gol, un assist e giocate d’alta classe), Lautaro, Barella, Bastoni, Calhanoglu…

Un messaggio forte che l’Inter ha mandato all’intero campionato ma anche a sé stessa, perché restituisce ancor più convinzione nei propri mezzi. Il campionato è solo all’inizio e c’è ancora tanto da giocare, ma è indubbio che affrontare le prossime partite, e anche l’imminente Champions, con un 5-1 sul Milan, il primo posto a punteggio pieno e una finale Champions giocata pochi mesi fa, aumenti l’autostima. Non è un caso che l’Inter sia partita con il chiaro obiettivo di conquistare la seconda stella. Piano piano, restando con i piedi per terra e con il duro lavoro, nulla è impossibile. Basta continuare a crederci.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 17 settembre 2023 alle 00:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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