C'è chi resta e c'è chi va. Sono due guerrieri, due con l'Inter tatuata sul cuore e sulla pelle, due uomini veri. Li osservavo in questa meravigliosa foto che porta con sè l'indelebile ricordo della battaglia di Stamford Bridge, più di un anno fa: a sinistra c'è Dejan Stankovic, uno che non ha bisogno di dire che 'il suo futuro è nelle mani di Dio', perché preferisce urlare al mondo che c'è e ci sarà solo l'Inter per lui, proprio come ricordava Elio nel suo inno; sulla destra c'è Marco Materazzi, l'uomo che per arrivare sul tetto del Mondo con la sua Inter (e anche con la Nazionale) ha passato le sue ore in Sicilia, da giovane, a calciare un pallone contro il muro pur di affinare la tecnica. Una nuova stagione sta per aprire i battenti, ma i due guerrieri così simili e così amici, quasi plasmati dal destino per incontrarsi e condividere i rispettivi ideali, potrebbero vedere le loro strade dividersi dopo mille battaglie, una valanga di trofei alzati al cielo e migliaia di abbracci, sorrisi, sguardi d'intesa.

Dejan ha deciso di restare a vita. La Stella Rossa rimane indelebile, ma l'Inter è qualcosa di più per questo zingaro (e fa bene a vantarsi di esserlo) che ha la leadership nel sangue. Lo voleva la Juventus quando arrivò Mourinho, lui preferì combattere per entrare nelle gerarchie di José senza rimanere incollato al 'bollino' di 'uomo di Mancini'. Alla fine, con un uomo passionale come lo Special si trovò benissimo, ne parla ancora come se avesse conosciuto una divinità in persona. Questa storia è simbolo della tenacia di un campione in campo e fuori che non annoia i tifosi con quelle dichiarazioni che non aprono né chiudono ad un trasferimento, ma che lo ha urlato diverse volte senza timore: "Resterò a vita all'Inter, al 100%". Chiarezza, oltre all'amore vero. Questo è quello che vogliamo, che i tifosi pretendono specialmente dagli idoli.

Chiaro è sempre stato anche l'altro guerriero, quello più alto e stravagante, quello dei gavettoni e delle magliette provocanti, ma anche dei 10 gol nel 2006-2007, del Mondiale vinto da straprotagonista e dell'atteggiamento paterno verso chi meritava soltanto schiaffoni. E' Marco Materazzi, un idolo più di un semplice giocatore a cui tutto il popolo nerazzurro è legato. Lui ha detto di no al Milan quando c'è stata l'opportunità di cambiare sponda del Naviglio, lui che si porta dietro la nominata di 'macellaio' ma che non farebbe male neanche a una foglia. Il leggendario numero 23 è vicino all'arrivederci, perché ha voglia di un'esperienza all'estero dove possa concludere la sua carriera giocando di più e divertendosi ancora in campo, prima di accomodarsi dietro la scrivania sempre con la sua Inter. Anche questa una scelta matura e da rispettare, anche questa molto chiara come per Stankovic. Ora bisognerà capire quali margini di offerte ci saranno, altrimenti Marco rimarrà a Milano e neanche gli dispiacerebbe, anzi. Questione di opportunità.

Due guerrieri - amo definirli così - che prendono due scelte diverse, ma che restano simboli di un interismo vero, e che forniscono un unico esempio. Quello della chiarezza più assoluta, dell'amore per l'Inter e della volontà di portare dentro di sè questi due colori e la gente interista. Comunque vada, grazie Marco. E forza Dejan, un dragone infinito.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 13 giugno 2011 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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