C’è stato chi alla vigilia ha chiesto all’Inter non solo di vincere, ma anche di mostrare un bel gioco. E poco importava che di fronte ci fosse il Pescara e non il Barcellona, formazione di medio-bassa classifica pur capace di battere la Fiorentina a domicilio sette giorni fa: perché per ottenere la posizione da Champions League non basta solo aspettare e ripartire, bisogna dimostrare di saperci fare con la palla e bla bla… Nonostante l’emergenza, nonostante una difesa a tre assolutamente inedita con Chivu, Silvestre e Cambiasso, nonostante tutto, l’Inter riesce a domare anche agevolmente il Pescara che sette giorni fa riuscì nell’impresa al Franchi tenendo in pugno l’incontro e avendo forse il torto di non concretizzare di più, ma tant’è. Adesso, però, mi piacerebbe non vedere commenti del tipo: “Ma sì, tanto era il Pescara, mica il Barcellona”. O chiedo troppo?

In una serata che forse iniziava sotto i peggiori auspici, dove anche il nuovo terreno di San Siro, fino a non molto tempo fa giudicato formidabile, comincia a dimostrare qualche segno di usura non propriamente lieve, l’Inter, alla fine, ha fatto quello che era in dovere di fare: come squadra, ma anche come singoli giocatori. Ognuno in campo si può dire che, nel bene e nel male, ha fatto la cosa giusta. A parte forse Antonio Cassano, la cui reazione al momento dell’uscita dal campo forse non è stata propriamente delle più ortodosse, ma che comunque in campo ha regalato qualche lampo dei suoi, su tutti il velo che apre le porte alla rete del vantaggio di Palacio. Tutti hanno fatto quello che dovevano fare, soprattutto hanno fatto tornare il sorriso sul volto di Massimo Moratti, che ha potuto lasciare San Siro sereno dopo tante prestazioni non di certo positive.

Hanno fatto tutti la cosa giusta, dicevo: l’hanno fatta Rodrigo Palacio e Fredy Guarin, i due giustizieri della formazione abruzzese, con Palacio che forse almeno un paio di golletti in più avrebbe potuto farli ma va bene così visto che comunque il Trenza è stato davvero l’anima del gioco nerazzurro ieri sera come non mai. Ha fatto la cosa giusta anche Esteban Cambiasso, che riproposto nel ruolo di difensore centrale stavolta non si è fatto trovare impreparato e anzi ha messo più di una pezza importante nelle rare occasioni avute dal Pescara.

E hanno fatto la cosa giusta anche gli elementi sin qui più criticati della formazione interista, vale a dire Jonathan, Alvaro Pereira e Matias Silvestre. Visti tutti e tre insieme, tutti d’un fiato, forse a più d’uno avranno fatto andare di traverso la cena probabilmente appena ingerita prima di assistere all’incontro. Eppure nessuno dei tre ha sfigurato, specie se facciamo un confronto con le ultime prestazioni. Lasciando perdere l’orrido cross di fine primo tempo, il brasiliano non ha fatto disastri ed è già una notizia. Di più, ha messo il suo zampino nell’azione del 2-0, e ha saputo farsi valere anche in fase difensiva, di certo non la sua specialità. Pereira ha vissuto una crescita esponenziale a partita in corso, Silvestre invece ha messo da parte le paure e ha giocato in maniera accorta, andando anche a lottare nelle mischie in area avversaria.

La cosa giusta, alla fine, l’ha fatta Andrea Stramaccioni: quella di non farsi prendere da timori reverenziali di sorta e lanciare nella mischia il classe 1994 Marco Benassi, che ha già visto il campo in Europa League ma che in campionato non era ancora stato impiegato. E il centrocampista modenese ha ripagato cotanta fiducia con una prestazione davvero di assoluta qualità, ricca di faccia tosta e di colpi importanti. Benassi chiude l’incontro tra gli applausi collettivi, meritatissimi, di tutti i compagni. Meglio di così…

Insomma, serviva una risposta e una risposta alla fine è arrivata. L’Inter torna al successo, e guarda con più serenità al futuro immediato, col Bologna in Coppa Italia e soprattutto la gara contro la Roma di Zeman, nonché casa dove Strama è cresciuto come allenatore. Un groppo in gola, ma anche un tabù da sfatare, quello dell’Olimpico, dove il tecnico di San Giovanni non è mai uscito vincitore in due incontri con la Lazio. Comunque, segnali per essere ottimisti ce ne sono. E il tutto davanti agli occhi di Wesley Sneijder, osservatore speciale dal terrazzino del Meazza. Il tutto in attesa della fatidica soluzione auspicata da tecnico e presidente, e di capire se questa soluzione sarà davvero anche questa the right thing…

Sezione: Editoriale / Data: Dom 13 gennaio 2013 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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