Nessuno è perfetto. Tutti hanno dei difetti, più o meno gravi. Poi sta a ognuno di noi riuscire a esaltare i pregi e a far passare in secondo piano le proprie mancanze. Ecco, se c’è una cosa nella quale l’Inter è storicamente fortissima, è nel bollare come bidoni alcuni dei propri giocatori, che in realtà bidoni non sono. E non c’è un solo colpevole in questo masochismo plurimo, no. Società, tifosi, addetti ai lavori, talvolta pure gli stessi tesserati riescono a sminuire così tanto un atleta che quasi viene da chiedersi il motivo per il quale questo giochi a calcio.

Di esempi ce ne sono a bizzeffe. Aprendo il cassettino della memoria spunta Matthias Sammer, un calciatore che certamente non era un fenomeno, ma che dopo aver disputato una pessima stagione in nerazzurro tornò in Germania e vinse il Pallone d’Oro – nota per i più piccoli: non ho sbagliato a scrivere, né tantomeno è una supercazzola, trattasi di una storia realmente accaduta -. Vero è che quel riconoscimento fu uno dei più controversi a livello tecnico della manifestazione, ma sicuramente Sammer non era così pippa come si pensava in quel di Milano. Discorso simile per Dennis Bergkamp, probabilmente frenato da una personalità troppo debole, ma grazie al quale la Beneamata portò a casa la Coppa Uefa. Che dire poi di Roberto Carlos, “fortissimo ma non adatto al calcio italiano”, o ai trasferimenti di Pirlo e Seedorf al Milan. Si potrebbe continuare eh, fidatevi. Da altre parti poi c’è chi parla di giovani di prospettiva pronti a esplodere, nonostante questi abbiamo 26-27 anni già compiuti, o difende l’indifendibile pur di non fare una pessima figura e non veder svalutato il proprio investimento. Con migliaia di persone purtroppo che vanno dietro ai loro guru.

Ecco perché mi infastidisco quando leggo che ci si deve liberare per forza di Nainggolan. Prendiamo i numeri di Radja. In Seria A conta 29 presenze, di cui 22 da titolare e 7 da subentrante, per 1972 minuti totali. Il belga ha segnato 6 reti, fornendo 3 assist. Traduzione: è stato sicuramente determinante una partita ogni tre. Vi sembra poco per un centrocampista? No, perché a parte l’aver gonfiato la rete contro l’Empoli all’ultima giornata – altrimenti col piffero che l’Inter oggi sarebbe in Champions League – anche l’aver aperto le marcature contro Bologna e Frosinone e il missile del vantaggio contro la Juve, sono serviti tantissimo. È vero in Coppa Italia un suo errore dal dischetto è costato l’eliminazione dalla competizione, ma è altrettanto vero che anche grazie ad un suo ennesimo bolide da fuori area il Biscione vinse in Olanda contro il Psv in Ucl. E qui attenzione non si tiene conto delle prestazioni del giocatore, che sicuramente non avrà disputato la miglior stagione della carriera, ma arrivare a dire che sia finito, signori miei, non lo accetto. Che Nainggolan possa essere in una fase calante, o meglio dire, meno brillante, della sua vita calcistica ci sta, è semplicemente umano. Ma prima di regalarlo ci penserei mille volte. Sono convinto che possa ancora fare la differenza in certe situazioni e che poi – elemento da non sottovalutare – possa essere la chioccia perfetta per Barella.

Chiaramente tutto questo discorso ha senso se connesso ad una vita salutare, da atleta ex tabagista che al massimo può concedersi un long island una volta ogni tanto. Perciò io punterei decisamente ancora su di lui. La situazione, seppur con aspetti totalmente diversi, mi ricorda un po’ quella di Stankovic. Si diceva che il serbo non fosse un uomo di Mourinho. Infatti si è visto come è andata finire. E lo stesso potrà essere tra Conte e Radja, l’importante è non fare cazzate fuori dal verde. Poi in campo se uno è più bravo, come la cresta di Anversa, alla fine gioca. E determina. Sarà un bad boy? Boh, io non lo conosco. Ma neanche il 99,9% di voi. Quindi piano con le sentenze azzeranti, che poi c’è il rischio di rimanerci male. Molto male.

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 05 luglio 2019 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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