Un'attesa lunga 13 anni, un sogno che soltanto una delle menti più ottimiste poteva partorire, e che sembra quasi impossibile poter toccare ora con mano. Probabilmente tra qualche ora ci sveglieremo e controlleremo le prime pagine dei quotidiani per capire che no, non stiamo sognando: l'Inter è in finale di Champions League. Tredici anni dopo l'Inter si giocherà a Istanbul il trofeo europeo più ambito. E pensare che sembrava difficile già superare la fase a gironi, guardando il sorteggio che metteva nella stessa urna i nerazzurri, il Bayern Monaco e il Barcellona. Invece la vittoria sui blaugrana e il pari del Camp Nou hanno fatto intendere che forse forse questa Inter poteva giocarsela con tutte. L'eliminazione del Porto, quindi il Benfica, l'ostacolo forse più grosso contro una squadra che in Champions non perdeva da tempo immemore: qualcuno ha parlato di calendario facile, ma ricordiamo che i portoghesi hanno superato un girone con Juventus e PSG, e poi demolito il Brugge agli ottavi. 

E poi il derby: all'apparenza la gara più alla portata, pur essendo una semifinale di Champions. perché Inter e Milan si conoscono, perché si sono affrontate già tre volte prima di questa sfida europea, e perché l'Inter ha avuto la meglio due volte su tre, addirittura con un perentorio 3-0 in Supercoppa. Ma c'era l'incognita condizione, con la squadra che veniva da un momento di flessione in campionato, che l'aveva portata addirittura fuori dalla zona Champions, Inzaghi sulla graticola, ogni obiettivo che sembrava allontanarsi inesorabilmente. Invece la semifinale non ha fatto che confermare un dato che il campo ci ha restituto in questa stagione: l'Inter è più forte del Milan, e il totale di 3-0 alla fine del doppio turno lo certifica. Tra l'altro non era mai successo che il Milan tra andata e ritorno di una semifinale di Champions non segnasse neanche un gol.

Repentinamente, così come l'Inter era andata giù finendo in un tunnel dal quale sembrava non riuscire più a uscire, è rinata come la fenice: finale di coppa Italia, terzo posto (in realtà secondo) in rimonta in campionato e ora finale di Champions. Inzaghi riabilitato e ora pronto a giocarsi una doppia finale. Periodo nero alle spalle, squadra compatta e convinta dei propri mezzi, probabilmente il miglior momento dell'Inter dal magico Triplete del 2010. 

Inter meritatamente in finale di Champions quindi. E ora? E ora arriva il difficile perché sebbene sia un grande traguardo stagionale aver staccato il biglietto per due finali ed essere vicini alla qualificazione alla prossima Champions, c'è da scendere in campo. E se la coppa Italia è oramai "la coppa di Inzaghi", e la Fiorentina fa sicuramente meno paura (con tutto il rispetto per la Viola), di sicuro appare una montagna più difficile da scalare la finale di Istanbul. Che sia Manchester City o Real Madrid (lo scopriremo stasera), sarà comunque Davide contro Golia. Ma cosa ha l'Inter da perdere? Dopo aver rischiato di chiudere il campionato in una posizione anonima, dopo aver affrontato la Champions senza mai avere un briciolo di considerazione da parte delle altre, il ritrovarsi qui "perché il calendario l'ha facilitata" come dice qualcuno, mette l'Inter nella condizione di non avere nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. Sarà innanzitutto una goduria gustarsi questa finale, sfidare una delle due candidate alla vittoria, un gigante d'Europa, fin dall'inizio, in partita secca, rivivere certe emozioni che sembravano perse nella notte dei tempi, ma soprattutto avere l'opportunità di giocarla, questa partita. Perché, comunque vada, in 90 minuti (o più) l'Inter scenderà in campo davanti alla Coppa dalle grandi orecchie. E tutto può accadere.

Vada come vada, la vittoria è ora, la vittoria è poter andare a Istanbul, poter dare a Inzaghi la possibilità di diventare il "Re di Coppe" anche in Europa. E trasformare, in una notte, una stagione potenzialmente anonima in una stagione indimenticabile. Intanto la storia è già ora, la storia è già scritta. Appuntamento al 10 giugno per l'ultimo capitolo.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 17 maggio 2023 alle 00:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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