Solo il Napoli, per evidenti motivi, può perdere il campionato. Ma allo stesso tempo l’Inter dovrà, eventualmente, farsi trovare pronta per vincere uno scudetto che sarebbe comunque più che meritato. Attenzione: se la classifica dice campani a + 1 vale quello, solo quello. Potete lamentarvi, sbraitare, sostenere che non sia giusto e così via. Ma alla fine ciò che vale davvero è la graduatoria finale.

Questo per dire che nonostante gli ultimi determinanti errori arbitrali contro l’Inter, vedi il rigore non concesso contro la Roma per un fallo evidente su Bisseck, che presumibilmente avrebbe regalato l’1-1 (poi certo, i nerazzurri avrebbero anche potuto fallire il tiro dal dischetto, la controprova non ci sarà mai) o i falli laterali battuti a propria scelta dal Bologna (cito solo gli ultimi episodi, non torno, tanto per dire, al penalty gigante non fischiato nel derby su Thuram), oramai quel che è fatto, è fatto.

Il diktat presidenziale, da sempre, è quello di non lamentarsi e di non cercare alibi. E pazienza se intorno all’Inter, almeno in Serie A, si è creato un clima ostile, da parte delle tifoserie avversarie e di qualche addetto ai lavori che ci marcia su, per presunti favoritismi regolari e continuativi in realtà mai accaduti per davvero, almeno nell’accezione e nella narrativa generale di questi tempi.

Nel frattempo la squadra ha raggiunto la finalissima di Champions, ad oggi il vero obiettivo dei nerazzurri, semplicemente perché lo scudetto non dipende più da Lautaro e compagni. Sono sicuro che se il Napoli dovesse laurearsi campione d’Italia, arriveranno i complimenti dell’Inter. Certo, ai nerazzurri farebbe malissimo e brucerebbe non poco, perché sarebbe il secondo campionato in pochi anni perso o non vinto – scegliete voi la semantica più adatta - per un nonnulla.

Ma dall’altra sarebbe anche giusto e sportivo fare i complimenti ai vincitori, cosa che ovviamente varrebbe anche a parti invertite. Alla fine tutti noi avremo un’opinione specifica, ma come il verde è giudice ultimo della partita, la somma dei punti decreta chi merita di cucirsi lo scudetto sul petto.

Domenica Inter-Lazio non sarà sicuramente una gara semplice, ma neppure Parma-Napoli per Lukaku e compagni sarà una passeggiata. Conte e la sua squadra dovranno combattere anche con lo spettro eventuale degli zero titoli e del fallimento stagionale nonostante non si tratterebbe mai di fallimento, ma di un semplice secondo posto dopo aver giocato una sola competizione al massimo. E pazienza per le ingenti spese nel calciomercato estivo, oggi ormai dimenticate da tutti, ma non da De Laurentiis.

La verità è che comunque finisca la stagione dei partenopei, sarà un’annata importante. Anche se si è voluta far volutamente passare una squadra molto forte, che solo due annate fa con gran parte degli stessi protagonisti aveva vinto a febbraio il titolo, se non prima, come un team di ragazzini spaventati guidati da un condottiero impavido pronto a vincere mille battaglie e poi la guerra. Fateci caso, siamo arrivati al punto in cui qualsiasi impresa straordinaria, calcistica o meno, dovesse rendere omaggio al campionato del Napoli di Antonio Conte.

Ecco, così anche no. Ci vuole rispetto per gli avversari e per se stessi. Sempre. Nel bene e nel male. Senza esagerazioni. E che cultura della vittoria e della sconfitta possano essere recepite nel verso giusto. Non a convenienza.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 16 maggio 2025 alle 00:00
Autore: Simone Togna
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