"La prima cosa che vorrei dire è che Cristian Chivu non è una scommessa azzardata. Dopo il suo ingaggio da parte dell’Inter ho spesso letto e ascoltato questa definizione, che non mi trova completamente d’accordo. Una scommessa comporta un inevitabile rischio, e allora tutti gli allenatori sono scommesse, mica soltanto Chivu. Chi può sapere come andrà la stagione? Soltanto un mago. Credo, invece, che i dirigenti nerazzurri abbiano scelto Chivu ragionando sui pro e sui contro che questa decisione comportava (e comporta)". Così Arrigo Sacchi oggi sulla Gazzetta dello Sport.

"È vero che ha avuto una sola esperienza su una panchina di Serie A, nello scorso campionato, al Parma: tredici partite in tutto. Ma è altrettanto vero che se uno non viene testato non si potrà mai dire se funziona oppure no - spiega Sacchi -. A me sembra che Chivu, dato quello che ha mostrato a Parma dove ha salvato la squadra dando un’identità precisa di gioco e un’organizzazione in pochissimo tempo, sia pronto per il grande salto".

"Adesso, però, il ruolo più difficile non ce l’ha Chivu, ma la società. Mi spiego: al tecnico serve il sostegno dei dirigenti che devono aiutarlo nei momenti di difficoltà, proteggendolo dalle inevitabili polemiche, e devono costruirgli la squadra che lui ha in mente, andando a reperire sul mercato quegli elementi che ancora mancano. Non commetta, l’Inter, l’errore di non ascoltare le richieste dell’allenatore, cosa che fanno quasi tutte le società: lui sa bene chi serve e chi non serve, e compatibilmente con le possibilità economiche del club i dirigenti hanno il dovere di accontentarlo", aggiunge l'ex ct azzurro.
 

Sezione: Copertina / Data: Sab 02 agosto 2025 alle 11:45 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print