"Avere uno staff attento porta dei punti in più, ma una stima non è facile. Quest’anno siamo riusciti a sistemare tante situazioni e a contenere il rischio degli infortuni. Ma attenzione: gli scienziati lavorano e vivono nelle università e negli ospedali". Piero Volpi racconta così al Corriere dela Sera il suo lavoro da medico sociale dell'Inter

Volpi spiega come si agisce per provare a prevenire gli infortuni. "La prima cosa è la conoscenza dettagliata di tutti i giocatori per la prevenzione secondaria, cioè sui punti deboli: tendini, muscoli, articolazioni. Il secondo aspetto è post infortunio: il recupero deve essere più preciso possibile e le tecnologie ci aiutano molto. Ma la differenza la fa lo staff, sempre più ampio completo e qualificato. I giocatori sentono di vivere in un ambiente che si prende cura di loro a 360 gradi. C’è uno scambio continuo di informazioni, mediche e fisiche, per fargli svolgere in assoluta sicurezza il proprio lavoro. Anche in questo settore la tecnologia è molto migliorata, pensiamo ai Gps e ai dati che forniscono: una volta si andava un po’ alla cieca, come una macchina senza navigatore. I cinque cambi? Quindici anni fa presentai il progetto all’Aic e alla Uefa, per armonizzare il minutaggio e salvaguardare l’aspetto medico. Alla fine c’è voluto il Covid per togliere questa idea dal cassetto".

Nell'intervista Volpi fa un passo indietro ai casi più importanti di cui si è dovuto occupare. "Non si pensava che un giocatore del livello di Kanu, reduce da una finale olimpica, potesse avere una patologia di quel tipo. Ma fu eclatante anche il trattamento chirurgico al cuore a cui fu sottoposto: un miracolo della medicina sportiva. Il caso Ronaldo nel 2024 forse con la moderna chirurgia del ginocchio verrebbe affrontato in maniera più spedita. Eriksen è un caso più recente: a fare la differenza è stata la grande capacità organizzativa e di soccorso dell’ambiente".

Guardando avanti, secondo Volpi, "il futuro è interfacciare dati innumerevoli per far sì che il giocatore possa avere il rendimento migliore. Ma ci sono anche dati che non si vedono: lo star bene in gruppo, come nell’Inter quest’anno, non è scontato e fa la differenza, perché si abbassa lo stress psicofisico, aumentato anche dai calendari. La strada è trovare un equilibrio nel minutaggio dei giocatori di tutta la rosa. Si può far male chi gioca troppo, ma anche chi gioca troppo poco".

Sezione: Copertina / Data: Gio 30 maggio 2024 alle 09:38
Autore: Redazione FcInterNews.it
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